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The Globe degli Instabili Vaganti. Uno spazio performativo nella natura

Parliamo del nuovo innovativo spazio di creazione, The Globe, un progetto della compagnia Instabili Vaganti, che vedrà la sua apertura il prossimo 30 agosto in località Savigno, nel verde dell’Appennino Bolognese.  Articolo in media partnership.

«Un “globo” che richiama il mondo, il viaggio, ma anche il teatro elisabettiano e la dimensione universale delle arti performative». Nasce The Globe – Performing Space, grazie al sostegno della Regione Emilia-Romagna, attraverso il bando FESR. La cupola geodetica ecosostenibile, nuovo spazio di residenze degli Instabili vaganti, verrà inaugurata il prossimo 30 agosto (qui i dettagli della serata); ne abbiamo parlato con i fondatori della compagnia, Anna Dora Dorno e Nicola Pianzola, in un dialogo che guarda al presente e alle azioni future di questo spazio performativo che si trova nel comune di Valsamoggia, presso la località Savigno. 

La compagnia, che ha fatto del peregrinare una delle cifre del proprio teatro, credendo con forza nella possibilità di incontrare il diverso, esplorando i teatri del mondo e raccogliendo suggestioni per nuove visioni, ora si trova in una nuova fase di raccolta. «Il Globe sarà la nostra “casa estiva”, un luogo in cui tornare ogni anno per sperimentare e condividere processi artistici. Rimarrà attivo durante la bella stagione, dai mesi primaverili a quelli autunnali, quando la natura circostante diventa parte integrante delle attività. Ci piace definirla “casa” perché vogliamo risponda a criteri di accoglienza e stabilità nonostante si tratti di una struttura temporanea». Del resto, questa nuova avventura è nata anche in seguito alla spiacevole perdita dello spazio che per 15 anni era stato loro affidato dal Comune di Bologna, il quale nel 2024 decideva di cambiarne destinazione d’uso. Ma gli Instabili Vaganti non si arrendono e decidono di creare qualcosa di loro (la cupola nasce nel terreno della loro abitazione), facendo anche un passo in avanti in termini di ecosostenibilità e innovazione tecnologica, scegliendo una struttura «leggera, resistente, in armonia con il paesaggio, ma allo stesso tempo futuristica, capace di evocare un “altrove”».

Il progetto del Globe nasce dunque nella volontà di creare un laboratorio permanente di ricerca e creazione artistica a tutto tondo. «Qui svilupperemo residenze creative, spettacoli site-specific, workshop e momenti di confronto internazionale, con l’obiettivo di far dialogare la dimensione locale con quella globale». Di nuovo ritorna l’importanza di aprirsi al mondo, in un processo costante di condivisione: «Per noi le residenze artistiche internazionali sono fondamentali: ad esempio, quest’anno ospitiamo un gruppo di giovani under 35 provenienti da Argentina, Cile, Uruguay, Perù e Brasile, all’interno del progetto Utopie migranti, che mette al centro il tema del viaggio, del movimento e dell’incontro tra culture al fine di creare una produzione ad hoc per PerfomAzioni (Festival internazionale  diretto da Dorno e promosso dall’Associazione Culturale Panicarte che da anni ospita compagnie provenienti da Europa e america Latina), che sarà presentata in anteprima sul territorio della Valsamoggia e poi debutterà a Bologna il 10 settembre all’Oratorio San Filippo Neri». 

L’apertura del Globe sarà anche il momento centrale e simbolico del Festival che «da anni rappresenta la nostra piattaforma di incontro e di ricerca. Quest’anno il festival ruoterà attorno a tre concezioni di spazio — memoria, natura e virtuale — che troveranno nel Globe e nel territorio circostante la loro espressione naturale. Il programma (consultabile al link) vedrà coinvolti artisti italiani e internazionali, con performance site-specific, spettacoli, workshop e residenze. L’inaugurazione sarà un vero rito collettivo: una serata che unirà linguaggi diversi, dal teatro alla danza, dalla musica alla multimedialità, in dialogo con la cupola e con il paesaggio. È solo il primo appuntamento di una programmazione diffusa che attraverserà Bologna e la Valsamoggia, con artisti ospiti che porteranno visioni e poetiche da vari paesi del mondo.

In futuro, il Globe ospiterà una parte sempre più importante del festival, senza però abbandonare la città di Bologna: immaginiamo un festival “espanso”, che crea un ponte tra i luoghi urbani e quelli naturali, tra memoria e futuro, tra città e Appennino. Non pensiamo a una stagione “tradizionale”, ma a cicli di eventi legati ai temi che ci stanno a cuore: natura, memoria, virtuale». Questa cupola immersa nelle colline della Valsamoggia, che sarà capace di «coinvolgere cittadini, scuole, associazioni, giovani artisti e spettatori di tutte le età, sarà un generatore di nuove visioni: un luogo in cui la creazione contemporanea si radica nella natura e, allo stesso tempo, dialoga con il mondo».

Redazione

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