MITTELFEST 2025

Questa recensione fa parte di Cordelia di luglio-agosto 25

Mittelfest 2025 – Spettacolo Itinerante – Peripatetiche dellascolto – Fabrizio Saiu

Una forbice taglia per il lungo la parola Tabù: su questa volontà di rottura si sviluppa il programma denso e multiforme dell’edizione 2025 di Mittelfest. Oltrepassare i confini comodi e noti della nostra percezione del mondo è l’esercizio cui dovrebbe sempre esporci l’esperienza artistica, specie in momenti storici come quello presente, dove il caos spinge noi nati dalla parte fortunata del mondo ad addormentarci nell’indolenza del dato o, ancor più colpevolmente, ad assorbire interpretazioni della realtà platealmente inaccettabili. La contaminazione e il dialogo sono gli anticorpi indispensabili. Ma il rilascio è lento, l’effetto non è immediato. Per questo è fondamentale la persistenza di presidi culturali come Mittelfest, giunto quest’anno alla 34esima edizione. Lo sguardo programmatico di Giacomo Pedini, alla direzione del festival friulano dal 2020, solidifica un lavoro orientato a quella vitalità centroeuropea di cui in Italia solo in rare occasioni giungono gli echi. Cividale si fa centro di raccolta di energie e forme inedite: percorsi internazionali di ampia varietà convergono tra le strade di pietra e il verde acceso del Natisone. Durante l’ultimo weekend di festival, affollatissimo in ogni tipologia di appuntamento – la musica ha qui un ruolo cardine, con una ricca proposta di occasioni di alto livello e in forme spesso poco usuali per l’Italia – modula nella maniera più organica intrattenimento e ricerca, presente e futuro. Lo stesso pubblico si trova così davanti alla ferocia di una mascolinità in faticosa decostruzione con i giovanissimi Lidi Precari (vincitori con C19H28O2 dell’ultima edizione di Mittelyoung), per poi immergersi nei Lieder di Schumann e Schubert declinati in lingua inglese e arrangiamenti pop degli austriaci ErlKings, o ascoltare una giovane orchestra multietnica (la CEMAN ORCHESTRA, Central European Music Academies Network Orchestra) che da Mozart a Britten attraversa il tema della paura. Tutto con lo stesso attento entusiasmo e anche talvolta una certa sana e attiva distanza critica. (Sabrina Fasanella)

Recensioni

ON A LONELY ISLAND ( MAN || CO, regia di Sanne Nouws)

In un angolo inedito di sole nel pomeriggio cividalese grigio-verde, due personaggi esplorano un patchwork colorato che indoviniamo isola. Curiose, un po’ timorose, lo sguardo all’orizzonte e i piedi ben attenti a non oltrepassare i confini, intercettano i giovani sguardi seduti tutt’attorno. Il gesto coreografico riesce a raccontare, senza farsi mai del tutto didascalico, l’adrenalina dell’avventura e insieme l’incertezza del passo, gli interrogativi del viaggio, una relazione. Qualche piccola parola, per lo più suoni, accompagnano la comprensione dei più piccoli, insieme alle musiche originali di Daniel van Loenen – puntualmente evocative. Ben presto quel monte che se ne stava a un lato dell’isola-tappeto si anima. Una mano, un braccio, due occhi grandi ne vengono fuori: c’è una terza persona nel gioco. Se ne stava lì da sola e da sola comincia la sua esplorazione, sotto lo sguardo interrogativo e un po’ timoroso delle altre due. I suoi gesti sono alieni, mai visti prima. Il busto si abbassa seguito dalle braccia. Una mano decide di cambiare direzione e tutto il corpo la segue. Prima dell’isola, esplora se stessa. La sua presenza altera la relazione tra le altre due, complici fino ad allora, incuriosita una e intimorita l’altra adesso. Si studiano, si toccano, si imitano… si contagiano. Con occhi fulgidi, mimica delicata e accattivante, gesto travolgente e armonico, Lisa Feij, Vera Goetzee e Susan Hoogbergen, danzatrici del collettivo olandese di danza teatrale MAN II CO presentano per la prima volta in Italia On a Lonely Island, lavoro poetico capace di parlare all’immaginazione dei piccoli sussurrando semplici, enormi domande: cosa vuol dire stare al mondo? Come si sta al mondo con gli altri? Chi sono gli altri e chi siamo noi? Si scoprirà che il tuffo nell’ignoto (cioè la vita) è possibile solo tramite l’altro. E per riuscire a vivere bene con l’altro, bisogna prima esplorare la propria isola di solitudine. In replica a Roma a novembre nell’ambito di REF Kids 25. (S. Fasanella)

Visto all’Orto delle Orsoline di Cividale del Friuli – Mittelfest 25. Di MAN || CO, con Lisa Feij, Vera Goetzee, Susan Hoogbergen, regia Sanne Nouws, scenografia e costumi Sanne Lips, musica Daniel van Loenen, luci Wilfred Loopstra, tecnico Joris Schipper, produzione Charlot van der Meer, manager Rosanne Wielenga. Spettacolo realizzato con il sostegno di Amsterdams Fonds voor de Kunst, JanIvo Stichting, Dioraphte, Prins Bernhard Cultuurfonds, Gravin van Bylandt Stichting. Realizzato con il supporto di Performing Arts Fund NL

SCONFINAMENTI (di N. Galli e R. D’Erasmo)

Mittelfest 2025 - Danza - Sconfinamenti - Rodrigo DErasmo / Nicola Galli[/caption] Nel solco di un percorso di ricerca ancorato all’ibridazione tra il corpo e il panorama circostante – sia esso naturale, musicale, umano – Nicola Galli lega la sua inquieta indagine coreografica alle note distorte e contaminate del violino eclettico di Rodrigo D’Erasmo in Sconfinamenti. Il patto è reciproco: lo spettacolo si annuncia come performance d’improvvisazione coreutica e musicale, nel quadro di luce che ne definisce gli unici confini. Uno alla volta, coni di luce a contrasto – calda per la musica ammaliante di D’Erasmo, fredda per il corpo frazionato di Galli – rivelano e nascondono il percorso. Al suo interno Galli si muove, burattino senziente: ogni sua articolazione risponde alle sferzate dell’archetto, suoni che rompono registri e sovrappongono panorami emotivi. Quello che dovrebbe essere un reciproco influenzarsi si rivela gioco di potere, dove la musica prende il comando e il corpo ne è assoggettato, sospinto, animato. Neanche per un momento il gesto di Galli si scolla dal suono, pur esplorando derive sempre nuove, disegnando geometrie impossibili, conquistando progressivamente e in ogni direzione l’ampio palcoscenico del teatro Ristori. Il danzatore raccoglie nell’equilibrio tra tensione e rilascio una sorta di ipnosi cinetica, esplorazione che si muove sul confine tra il racconto iniziatico e l’esercizio di stile. Il gesto del musicista – la cui presenza scenica è significativa – è magnetico quanto l’attrito che fa cantare le corde: l’aria ne è elettrificata e il riverbero sembra incatenare il danzatore, docilmente abbandonato al suono, di cui si fa sintesi visiva. L’incantesimo trova il suo scioglimento solo quando – chissà se per volontà o felice approdo della performance improvvisata – i due protagonisti si fanno vicini, bagnati dalla stessa luce. La traiettoria dei loro sguardi finalmente si incontra. Il rito è compiuto. (S. Fasanella)

Visto al Teatro Ristori di Cividale Del Friuli – Mittelfest 25. Con Rodrigo D'Erasmo e Nicola Galli. Produzione Fondazione Teatro Ponchielli di Cremona TIR Danza

ILLUSIONI (di I. Vyrypaev, regia V. Marchioni)

Quattro persone, un divano, un salotto eccentrico. Una sigla iniziale, con tanto di stacchetto. Due aste in proscenio. Per mettere in scena il testo verbosissimo e stratificato del drammaturgo russo Ivan Vyrypaev, Vinicio Marchioni sceglie di rifarsi ironicamente all’immaginario patinato della sit-com à la Friends e della stand up comedy americana. Si parla di relazioni, si parla d’amore, il tema borghese per eccellenza. Vyrypaev costruisce una drammaturgia coerente con il titolo fin nella forma: la parola - portata nella nostra lingua da Teodoro Bonci del Bene - è lineare, quotidiana, asciutta. Ma si affastella in ridondanze, rimbalza tra un punto di vista e l’altro, lasciando ai non detti, allo spazio tra le righe, la sua carica esplosiva. Sotto l’apparenza dei buoni sentimenti di due coppie di anziani, giunti al bilancio finale di una vita passata insieme, emergono ipocrisie, tradimenti, il sentore di una vita agra, dell’insignificanza, della solitudine. I quattro attori in scena (Ivna Bruck, Serena Ferraiuolo, Mirko Soldano, Andrea Tich della compagnia stabile del Dramma Italiano di Fiume) si prestano al personaggio, mai aderendovi ma standogli accanto. Questa posizione, negando ogni forma di rappresentazione, spinge drammaturgicamente su uno straniamento programmatico. Bonci del Bene, regista e traduttore cui si deve in gran parte l’introduzione del drammaturgo russo in Italia, racconta come in Russia, quando ancora gli era permesso di mettere in scena le sue opere, Vyrypaev era accolto come una rockstar. L’effetto di Illusioni in una società che nega ogni devianza, nasconde sotto al tappeto la corruzione di uomini e sentimenti, deve essere stato quello del tornado che scompiglia, denuda, libera. Cambiando il contesto di destinazione, la regia di Marchioni, pur costruita con coerenza d’intenti, sembra disinnescare il potenziale rivelatorio e catartico dell’opera, delegandolo completamente al testo e ad alcune trovate registiche volte ad una leggerezza che, senza il contrappeso giusto, aleggia sulla platea e velocemente evapora. (S. Fasanella)

Visto al teatro Ristori di Cividale del Friuli – Mittelfest 25. Di Ivan Vyrypaev traduzione Teodoro Bonci del Bene regia Vinicio Marchioni con Ivna Bruck, Serena Ferraiuolo, Mirko Soldano, Andrea Tich scene e costumi Ivan Botički disegno luci Ivan Bauk assistente alla regia Giuseppe Nicodemo direttore di scena Andrea Slama produzione HNK Ivan Zajc – Dramma Italiano di Fiume e Mittelfest2025

Cordelia, luglio-agosto 2025

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