Questa recensione fa parte di Cordelia di luglio-agosto 25
Nello studio di DK RADIO ( titolo dello spettacolo prodotto da Tony Clifton Circus con con Iacopo Fulgi, Enzo Palazzoni, Werner Waas) DJ Groucho Marx si appresta a inaugurare la sessione di jam serale. Dall’alto della sua postazione radiofonica, eretta di fronte al palcoscenico, il DJ armeggia con la sua console. Il sottofondo sonoro culla lo spettatore nell’illusione di star ascoltando la radio durante una guida notturna, solo la voce dello speaker a fare compagnia nel percorrere la strada deserta. Siamo all’aperto, e la notte, con il suo manto stellato, splende con quel luccichio giocoso sul pubblico, curioso di scoprire chi si cela all’interno del maggiolino parcheggiato nello spiazzo adibito a palcoscenico. Ne escono due individui peculiari, dall’identità non ben definita, tanto più che questa varia di continuo: un momento prima sono Vladimiro ed Estragone, elegante citazione ad Aspettando Godot di Samuel Beckett, un attimo dopo sono la renna Adolf e Babbo Natale, quello successivo Karl Marx e Friedrich Engels e così via, in un gioco di continue agnizioni. L’elemento che li accomuna è che tutti loro sono in attesa di qualcosa: aspettano la morte. Nel mentre, ingannano il tempo, ascoltando la radio, che è sintonizzata sulla stazione DK RADIO, o improvvisando una grigliata a base di würstel. Per un momento fugace pare che la stasi si infranga e che i personaggi, persi nel nulla, sappiano finalmente che direzione prendere per sfuggire all’indolenza della loro attuale condizione. Ma è un’impressione illusoria: come avviano la macchina, ecco che il cofano e il bagagliaio si aprono e due sky dancer si gonfiano, ergendosi sopra le teste degli spettatori, per poi afflosciarsi, come i protagonisti, svuotati dell’impeto iniziale. Non ci resta, dunque, di fronte al fallimento della possibilità di dare una direzione alla nostra vita, che attendere la morte, in compagnia di buona musica. Diventa così un funeral party, un party pre-funerale. Fogli di carta appesi a un filo sventolano nell’ora ultima della notte, disperdendo nel vento le ultime parole degli spettatori. Sopra il beat pulsante, ci si può ancora illudere di avere tutto il tempo del mondo. (Letizia Chiarlone)
Visto a Terreni Creativi di e con Iacopo Fulgi, Enzo Palazzoni, Werner Waas una produzione Tony Clifton Circus e SCARTI Centro di Produzione Teatrale d’Innovazione con il sostegno di Casa-Teatro Vallegaudia (PU) / Teatri Mobili (VT). Foto Luca Del Pia