Questa recensione fa parte di Cordelia di luglio-agosto 25
Tra i fili argentati di un caschetto posticcio e plasticoso che non aspira ad essere una chioma verosimile, sbuca il volto di Ermelinda Nasuto, che si muove sulle note di Instant Crush dei Daft Punk mentre parla del carcinoma al seno che le è stato diagnosticato l’anno scorso, poco prima del suo quarantesimo compleanno. Sfruttando il momento liminale in cui le luci si stanno spegnendo e lo spettacolo sta cominciando come metafora, Ermelinda descrive così lo sdoppiamento che ha sperimentato nel momento in cui le è stata rivelata la diagnosi, tra la buona salute apparente di cui godeva prima di quelle fatidiche parole e la consapevolezza di essere affetta da una malattia. Da lì, l’inizio di una presa di coscienza che l’ha portata a condurre uno stile di vita salutista e a unirsi a gruppi di supporto, fino alla decisione di fare della sua esperienza uno spettacolo, manifestando il desiderio di essere accompagnata da un’attrice più in là con gli anni. Questo spiega la presenza di Olga Durano sul palcoscenico, che in seguito a un incontro con Ermelinda ha accettato di prendere parte al progetto. Un ritorno al teatro, dunque, lo stesso che lei aveva ritenuto responsabile della sua malattia, al fianco di Olga che, come una finestra sul futuro, vuole essere memento e speranza. In quella che è dichiaratamente una prima tappa di un lavoro che dovrebbe vedere il debutto sulle scene nel gennaio del 2026, l’obiettivo conclamato attraverso il racconto è condurre lo spettatore in una “passeggiata dolce” che gli permetta di riconoscere la bellezza della vita. Su note elettroniche, Ermelinda tesse le lodi ai farmaci, agli aghi, agli ospedali. Ogni visita è programmata nel minimo dettaglio, così come lo sono le cure. Non c’è evento della nostra vita che non presenti una calendarizzazione specifica. Eppure, restiamo in balia di una volontà a noi estranea, che può scombinare le carte in tavola in qualsiasi momento. “Tutto è pianificato” dunque, ma Ermelinda aggiunge astutamente, “se Dio vuole”. Già, se Dio vuole. (Letizia Chiarlone)
Visto a Terreni Creativi testo di Francesco Alberici, Ermelinda Nasuto con Olga Durano, Ermelinda Nasuto regia F. Alberici dramaturg Nicola Borghesi, Enrico Baraldi (Kepler 452) disegno luci Enrico Baraldi produzione La Corte Ospitale, Associazione Gli Scarti, Cranpi. Foto Luca Del Pia