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LANDLESS (ideazione e coreografia di Christos Papadopoulos)

Questa recensione fa parte di Cordelia di luglio-agosto 25
Landless di Christos Papadopoulos è un intenso assolo nel corpo di Georgios Kotsifakis. È diviso in due parti assai dissimili: nella prima, il performer a terra ci osserva con sguardo obliquo poi riceve nel corpo i colpi a ripetizione di una traccia ritmica; il micro-movimento è tutto un procedere a scatti, in una lenta cadenza motoria senza quasi variazioni; dal suolo in piedi nella distesa di una incomponibile frammentazione. Nella seconda il performer manipola una luce che lo tiene sempre in controluce (e ti aspetti che parta, da un momento all’altro, Heroes di Bowie), tutto sempre in una calcolata e ostentata semplicità. Al debutto, questo assolo ha ricevuto immediati consensi: da qui l’attesa. L’ho visto in prima italiana al Festival Operaestate di Bassano, e penso sia lavoro regressivo e generativo insieme. Regressivo perché retrocede la performance a un atto di (alto e apprezzabilissimo) virtuosismo comunque fine a se stesso, per di più dominato nel sincrono da una musica elettronica esausta, essenzialmente ritmica e molto didattica, elementare, presto fastidiosa (responsabile Jeph Vanger). Generativo perché è performance tutta consegnata alle doti dello straordinario interprete, che qui viene portato al limite leggibile del suo sforzo, ed è impossibile non solidarizzare con questo corpo mitragliato dai colpi di una monotonica drum-machine. È un corpo che resta sempre in gioco in questo (involuto) massacro che in fondo, soprattutto ai nostri occhi, lo esalta. Poi tanto buio e tanto fumo per intensificare l’invisibile di una presenza in realtà trasparentissima, e per questo godibilissima. Di certo è lavoro a bassa, bassissima densità coreografica: ha una sola idea di movimento e la porta nel corpo del solista per l’intero tempo della sua performance, senza alcuna trasformazione sviluppo o drammaturgia oltre la sola resistenza dell’interprete. È lavoro figlio di questi tempi, senza dunque vocabolario, senza complessità, incapace di immaginazione e di mondo oltre la soglia della prestazione. Per dovere di cronaca volentieri segnalo che a Bassano il lavoro ha riscosso un vero e pressoché unanime consenso da parte di un pubblico folto e plaudente. (Stefano Tomassini)

Visto al Teatro Remondini, Operaestate Festival, ideazione e coreografia Christos Papadopoulos, Georgios Kotsifakis danzatore Georgios Kotsifakis musica Jeph Vanger luci Eliza Alexandropoulou produzione LAC Lugano Arte e Cultura

Cordelia, luglio-agosto 2025

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Stefano Tomassini
Stefano Tomassini
Insegna studi di danza e coreografici presso l’Università Iuav di Venezia. Nel 2008-2009 è stato Fulbright-Schuman Research Scholar (NYC); nel 2010 Scholar-in-Residence presso l’Archivio del Jacob’s Pillow Dance Festival (Lee, Mass.) e nel 2011, Associate Research Scholar presso l’Italian Academy for Advanced Studies in America, Columbia University (NYC). Dal 2021 è membro onorario dell’Associazione Danzare Cecchetti ANCEC Italia. Nel 2018 ha pubblicato la monografia Tempo fermo. Danza e performance alla prova dell’impossibile (Scalpendi) e, più di recente, con lo stesso editore, Tempo perso. Danza e coreografia dello stare fermi.

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