Questa recensione fa parte di Cordelia di luglio-agosto 25

Prendersi cura degli anziani, nella nostra società attuale, è tema di particolare urgenza. Con l’innalzamento dell’età media e i progressi della medicina, unito al crollo delle nascite, l’invecchiamento del paese è una condizione ormai ineludibile che ha bisogno di regole, nuove strutture sociali, ma soprattutto di tanta umanità. Quando non è possibile ricorrere a centri di accoglienza o all’aiuto privato e dedicato di una persona che accompagni ogni passaggio della fase senile, tocca a qualcun* di famiglia caricarsi il peso emotivo, psicologico e fisico della cura. È da qui che prende spunto La cara dei vecchi, testo di Elvira Buonocore vincitore del bando di produzione NdN per la nuova drammaturgia, in scena sul palco del Kilowatt Festival, a firma Progetto Nichel, con in scena la sola Anna Carla Broegg, diretta da Pino Carbone. C’è un doppio piano di narrazione per il monologo: con un banco-regia e un microfono l’attrice è al lato della scena, sullo schermo l’interno casalingo con cui è in dialogo, in cui letteralmente entra con i gesti e la voce. All’interno dell’immagine i due nonni di cui si prende cura, affrontando i disagi e le inadeguatezze del caso; i due anziani hanno malattie diverse, lei via via diventa pratica nella gestione delle loro giornate, ma sempre in agguato è l’errore, oppure l’imprevisto che cambia tutto e produce l’inevitabile crisi. La precarietà della situazione emerge in modo sempre più pressante, al punto che la giovane rischia di impazzire seguendo le necessità dei vecchi; ecco un tema svolto con efficacia dal testo che ha una certa freschezza e originalità, soprattutto integrando una serie di modi di dire “da vecchi”, proverbiali, nelle espressioni della ragazza e usando con acutezza il linguaggio surreale, ma che si perde in una serie di incongruenze e linee espressive meno funzionali alla coerenza generale, da focalizzare meglio. Nel tempo uguale, i vecchi diventano paesaggio, la casa di mobili polverosi il loro habitat. La giovane coltiva amore e odio, dedizione e cinismo, cercando di non annegare in quella sorta di acquario immobile che è la vita degli anziani. (Simone Nebbia)
Visto all’ Auditorium Santa Chiara. Kilowatt Festival. Drammaturgia Elvira Buonocore; regia Pino Carbone; con Anna Carla Broegg; in video Alfonso D’Auria, Darioush Forooghi; scene Giuliano la Spina; musiche Antonio Maiuri, Marco Messina; coproduzione Teatro Libero Palermo, Fondazione Luzzati/Teatro della Tosse, Network Drammaturgia Nuova; color e montaggio Rossella Frezza; prod. esecutivo video Marcos Vacalebre Spaghetti Film; edizione Francesca De Nicolais