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PROSPERO | Aprile 2024

Schede e segnalazioni di volumi che guardano e parlano al teatro e alla danza, raccontano e analizzano la scena. Per questa nuova rubrica ci siamo lasciati ispirare da un altro personaggio shakespeariano: Prospero, nobile naufrago, esperto di arti magiche e avido lettore. Prospero che ha una “biblioteca grande abbastanza quanto un ducato”

In questo numero

FOCUS - TEATRO NUCLEO

  • Contra Gigantes. Narrazione per attore solo e spettatori complici, di Horacio Czertok, Seb27 (2023)
  • Libertà vo' cercando. Il lavoro di Teatro Nucleo nel carcere di Ferrara, a cura di Horacio Czertok, Seb27 (2022)

SAGGISTICA

  • Incontro al futuro. I teatri delle residenze in Italia: un'inchiesta, a cura di Fabio Biondi e Lorenzo Donati, L'Arboreto Edizioni (2023)
  • Le voci del Suq. Dal 1999 l'intercultura in scena, di Giulia Alonzo, Oliviero Ponte di Pino, Alberto Lasso e Carla Peirolero, Altreconomia (2023)
  • Sarà l'avventura. Una vita per il teatro, di Carlo Fontana, Il Saggiatore (2023)
  • Edoardo Fadini. Scritti sul teatro, a cura di Armando Petrini e Giuliana Pititu, Cue Press (2023)
  • Storia della recitazione teatrale, di Claudio Vicentini, Marsilio (2023)
  • Dialogo sopra il massimo sistema. Appunti su Stanislavskij e altri scritti, di Gerardo Guerrieri, Bulzoni Editore (2023)
  • The Last Lamentation, di Valentina Medda, a cura di Maria Paola Zedda, Kunstverein Publishing (2024)

TEATRO TRA LE RIGHE

  • Top Girls, di Caryl Churchill, Cue Press (2023)
  • Kepler, lacasadargilla, Matilde Vigna: nel 2023 tre nuovi titoli per il progetto LINEA di ERT

Tutti gli articoli

FOCUS - TEATRO NUCLEO

CONTRA GIGANTES e LIBERTÀ VO’ CERCANDO, due pubblicazioni per i 50 anni di Teatro Nucleo (Seb27, 2022 e 2023)

Chi sono i gigantes contro cui Don Chisciotte combatte? Certamente, i mulini a vento. Ma nella visione di Horacio Czertok, fondatore e regista del Teatro Nucleo di Ferrara, che sull’opera di Miguel De Cervantes lavora da più di trent’anni, il primo gigante che Don Alonso incontra sulla sua strada è proprio se stesso: la sua pigrizia mentale e fisica, il suo essersi consegnato a una vita confortevole fatta di aria salubre e romanzi. Finché, dice Horacio: «prende coscienza, come diremmo con linguaggio un po’ “sessantottardo”, dei mali del mondo e prende la decisione straordinaria di diventare lui stesso paladino. Non che un atto di eroismo possa cambiare le cose, Don Alonso lo sa: contro i giganti l’eroismo non basta, è necessario un impegno collettivo».  Contra Gigantes. Narrazione per attore solo e complici spettatori, pubblicato nel 2023 da Seb27, nasce dall’esperienza del gruppo sullo spettacolo Quijote, grandiosa produzione viaggiante del 1993 che ha girato oltre 400 piazze in tutto il mondo, e che immagina il Don riprendere vita e scorrazzare per le vie delle città, tra un combattimento e l’altro. Contra Gigantes è un testo teatrale per quando lo spettacolo e il teatro non si possono fare: è pensato per le librerie, i caffè, le scuole, come un invito alla lettura dell’immortale opera letteraria, da tutti conosciuta ma da pochi realmente letta. L’indifferenza, la tirannide… questi alcuni degli avversari del Don, mai del tutto perdente o vincente nella versione di Czertok (“a chi interesserebbero le sue vicende, altrimenti?”). Ce n’è un altro, di gigante, che lega tra loro le narrazioni: è il carcere, le alte mura penitenziarie. Quelle sivigliane tra cui Don Miguel scrive il suo romanzo, quelle argentine da cui la Comuna Nucleo scappa alla fine degli anni ‘70 per rifugiarsi in Italia. Quelle della Casa Circondariale di Ferrara, tra le quali l’ora Teatro Nucleo sarà capace di fare breccia, e di attuare un progetto di incontro, scrittura e rigenerazione più che ventennale. Libertà vo’ cercando, libricino pubblicato sempre dall'editore torinese nel 2022, ripercorre questi vent’anni attraverso una scrittura polifonica che riesce a mettere insieme tutte le voci del progetto teatro-carcere realizzato nella struttura ferrarese. L’idea del libro, mi spiega Horacio, nasce in realtà dallo scritto di Fulvio Marchini, ex detenuto partecipante ai percorsi laboratoriali che, con grande lucidità e sincerità, tenta di raccontare in prima persona il percorso di comprensione ed emancipazione attraverso la pratica teatrale. Intorno a questo scritto ruotano i testi di Czertok e Marco Luciano, coordinatori e registi del progetto, delle educatrici del carcere, degli assessori, delle insegnanti delle scuole, nella sintesi impressionistica di una tra le numerose, longeve esperienze di teatro-carcere in Italia: «non si tratta di una novità: per fortuna in Italia l’attività teatrale nelle carceri rappresenta, in un certo senso, un’eccellenza. Non è facile trovare esperienze di questo tipo in Europa», mi spiega Horacio. Esperienze che, almeno quelle della regione emiliano-romagnola, hanno potuto incontrarsi tramite il progetto Coordinamento Regionale Teatro Carcere promosso, appunto, dal gruppo ferrarese nel 2009. Il libro, grazie alla sua coralità, ha uno stile più vicino al quaderno di bordo che al saggio, restituisce una visione complessa del lavoro teatrale in carcere, e ne sottolinea, con testimonianze vivide e appassionate, la capacità di creare benessere, consapevolezza, apertura mentale non soltanto nei detenuti che partecipano in prima persona, bensì in tutte quelle parti sociali (dagli agenti, agli educatori, agli spettatori esterni e agli studenti delle scuole) che vengono coinvolte in un processo complesso di incontro e avvicinamento all’istituzione penitenziaria e ai suoi abitanti.  Quest’anno il Teatro Nucleo compie cinquant’anni. Festeggerà con “Rabicano”, festival di teatro negli spazi aperti con compagnie da tutto il mondo, dal 3 al 12 maggio. E, soprattutto, con il riallestimento dell’ormai storico Quijote!. Una festa, un omaggio anche per la sua regista, Cora Herrendorf, co-fondatrice del gruppo e compagna di vita di Czertok, scomparsa l’anno scorso. Una grande festa per il teatro delle piazze, della gente, dei matti e dei paladini.

Titoli consigliati

Don Chisciotte della Mancia

(Einaudi, 2015) "Don Chisciotte è la scommessa di un genio, con due personaggi cosí complessi e tuttavia cosí liberi da non sapere fino alla fine dove son diretti, dove li porterà il loro confuso itinerario e soprattutto il gioco dei loro rapporti". Vittorio Bodini

Teatro in esilio. La pedagogia teatrale del teatro nucleo

(di Horacio Czertok, Editoria&Spettacolo, 2009) Una nuova veste, una nuova edizione, riveduta e aggiornata, di un libro che per anni è stato un punto di riferimento per molti teatranti e studiosi di teatro. Accanto all’avvincente racconto del percorso che ha portato il Teatro Nucleo al proprio metodo attuale di lavoro, Horacio Czertok inserisce stimolanti riflessioni sul teatro, fra antropologia e “metodo”.

SAGGISTICA

INCONTRO AL FUTURO. I teatri delle residenze in Italia: un’inchiesta, a cura di Fabio Biondi e Lorenzo Donati, L’Arboreto Edizioni (2023)

Il dibattito attorno alle residenze si è manifestato in questi anni come il terreno più fertile da un lato per comprendere il teatro che si fa, dall’altro per mettere in evidenza il teatro che invece, purtroppo, non si riesce a fare, ponendone in luce i motivi e forse proporre in base a questo delle auspicabili soluzioni. Incontro al futuro. I teatri delle residenze in Italia: un’inchiesta, è il titolo del volume curato da Fabio Biondi e Lorenzo Donati per L’Arboreto Edizioni, non a caso edito all’interno di uno dei luoghi simbolo per la trasformazione delle residenze artistiche, che segue il precedente nucleo di indagine dal titolo Nobiltà e miseria (2013-2015). Nato in seno al Seminario europeo sulla qualità delle residenze nel contesto del progetto Stronger Peripheries (2020-2024), Biondi (direttore de L’Arboreto – Teatro Dimora di Mondaino) e Donati (critico e saggista) offrono una fotografia ampia e approfondita sulla situazione nazionale, ospitando contributi storici e tematici di esperti e protagonisti del settore produttivo (Argano, D’Ippolito, Ferraresi, Guccini, Toppi e altri) ma anche una mappatura informativa, attraverso un formcompilativo, sulle residenze italiane, così come testimonianze di artisti e operatori che concretamente si trovano a misurarsi con i territori e le pratiche di un comparto in continuo divenire, ma che, come dice Donati nella sua introduzione, proprio qui deve saper legare la “funzione sociale” e la “funzione critica” del fare arte come atto profondamente politico.

LE VOCI DEL SUQ. Dal 1999 l’intercultura in scena, di Giulia Alonzo, Oliviero Ponte di Pino, Alberto Lasso e Carla Peirolero, Altreconomia (2023)

Questo libro vorrebbe essere un Suq. Nella prima riga della prefazione risuona la sensazione del metter piede nel Porto Antico di Genova durante le giornate del festival che da venticinque anni si affaccia sul mar Mediterraneo. ‘Le voci del Suq. Dal 1999 l’intercultura in scena’ curato da Giulia Alonzo e Oliviero Ponte di Pino, sguardo critico scientifico, e da Alberto Lasso e Carla Peirolero, direzione artistica del festival, ha questa vocazione: restituire il clima di festa, di spazio di incontro, di public art su “un’idea di socialità che crea convivenza”.  È questo oggetto-luogo che su carta, nell’edizione di Collana Storie di Altreconomia, vuole raccontare l’impresa culturale, politica, economica, di incontro che è stata ed è il festival. E lo fa costruendo un dizionario scritto da chi il festival lo ha vissuto in questi anni, in una mescolanza di lingue e suoni: dalla A alla Z si passa così dalla parola Ndaje/Incontro di Mohamed Ba a Città di mare di Goffredo Fofi, da Drammaturgia di Andrea Porcheddu a Poesia di Pippo Del Bono che fa risuonare Mahmoud Darwish, da Memoria di Amir Issaa a Esistenza di Don Andrea Gallo. Tra sguardi laterali sul contemporaneo, parole in farsi, lingala, arabo, portoghese, bambara, cinese, genovese, tra ricette del Maghreb e dei Balcani, si arriva alla sezione delle immagini tra corpi, scenari, botteghe e danze.  L’ultima parte del libro è un racconto del progetto politico e culturale del Festival, della sua genesi e storia – che affianca la dimensione artistica a quella sociale e educativa - fino alle produzioni della Compagnia del Suq. Chiudendo il libro, sulla copertina, l’attrice Akhoyanta Joy in “Madri Clandestine” continua a guardare avanti, decisa, sorpresa, meravigliata.

SARÀ L’AVVENTURA. UNA VITA PER IL TEATRO, di Carlo Fontana, Il Saggiatore (2023)

Nel volume pubblicato dal Saggiatore, Carlo Fontana ripercorre la propria esperienza da appassionato spettatore bambino a sovrintendente, dal 1990 al 2005, del Teatro alla Scala. Con agilità, un linguaggio semplice e familiare, ci accompagna per gli ambienti del Piccolo Teatro, di una Milano attraversata e scossa dai fermenti degli anni ‘70 e ‘80, per le sale della biennale veneziana, del Comunale di Bologna e della Scala, per le sedi di partito. Ci racconta di una relazione - già allora e forse più che oggi - inevitabile tra la politica e quei luoghi della cultura che diventano simbolo di una città, ospitano gli scontri tra classi sociali, tra partiti, tra lavoratori e dirigenti. Dinamiche che l’autore affronta con pacifico realismo, e nell’intrico delle quali riesce a ritagliare uno spazio privilegiato per progettualità complesse e grandi sforzi economici, organizzativi, comunicativi, illuminati dai grandi nomi del panorama lirico-sinfonico del secondo Novecento, da Luigi Nono a Riccardo Muti. Grande protagonista del racconto di Fontana è, come un faro, Paolo Grassi: concreto, puntiglioso, paterno, un organizzatore lungimirante, testardo nell’incontro-scontro, perso, con l’artista Strehler per il Piccolo. Una narrazione in prima persona, talvolta visibilmente parziale, che alle difficoltà reali della gestione preferisce anteporre i successi, le sfide, le intuizioni; ma che riesce a gettare una luce sul ruolo manageriale e, insieme, di grande passione e consapevolezza dell’arte e dei meccanismi della produzione artistica che dovrebbe, forse, caratterizzare la figura del sovrintendente. E non soltanto in un settore, quello lirico-sinfonico, che spesso ci appare distante dalle dinamiche più quotidiane, ridotte, della produzione teatrale, ma che può darci interessanti spunti per la riflessione sulle modalità di gestione del bene culturale nella sua necessaria e ostinata indipendenza intellettuale nel mondo del profitto a tutti i costi.

EDOARDO FADINI. SCRITTI SU TEATRO, a cura di Armando Petrini e Giuliana Pititu, Cue Press (2023)

«Uno sguardo fortemente politico ma mai piegato a ragioni semplicemente ideologiche, segnato in profondità dal metodo dialettico eppure molto netto nel giudizio. Un punto di vista che  si sviluppa compiutamente all’interno delle dinamiche, delle tensione e delle contraddizioni del tempo che attraversa e per questo ancora più interessante per noi lettori ormai inevitabilmente distanti da quelle temperie», così Armando Petrini e Giuliana Pititu, i due curatori del volume edito da Cue Press, fotografano, nell’introduzione, lo sguardo di Edoardo Fadini, critico teatrale, importante osservatore del nostro teatro tra gli anni ‘60 e ‘70. La raccolta di scritti (interventi, recensioni e saggi) si concentra sul decennio 1965-75, quello in cui pubblicava sull’Unità, poi su rinascita, il Contemporaneo e Sipario. Il libro comincia con un resoconto di un Recital di Valeria Moriconi e Glauco Mauri, era il 28 settembre 1965 e l’articolo è preceduto da qualche riga con cui l’Unità salutava il passaggio di testimone dal precedente critico Giorgio De Maria. E poi il Carignano esaurito per O’Neill diretto da Squarzina; i cinquant’anni di teatro di Renzo Ricci; del ‘66 la recensione a Mysteries and Smaller Pieces del Living, “mutilata” per ragioni di spazio con tanto di risposta il giorno successivo in cui il critico rivolgendosi al direttore del giornale precisava la sua posizione nei confronti dell’opera. Sotto gli occhi di Fadini passano le generazioni del teatro italiano, ma anche problemi e questioni di politica culturale, con uno sguardo privilegiato sul Teatro Stabile della sua Torino.

STORIA DELLA RECITAZIONE TEATRALE, di Claudio Vicentini, Marsilio (2023)

Negli studi teatrali Claudio Vicentini non ha bisogno di presentazioni, gli studenti universitari lo ricorderanno soprattutto per essere stato il curatore della mitica Storia del teatro di Oscar G. Brockett. E questo nuovo volume pubblicato da Marsilio ci fa pensare proprio al manuale scritto dallo studioso americano. La parentela non sta solo nel ragguardevole numero di pagine, 816, ma anche nella dimensione enciclopedica, il percorso storico che si dipana dal mondo antico fino al Novecento, con una propaggine sugli anni 2000 e con una finestra sui modelli storici orientali (dall’Opera di Pechino, alle danze indiane, fino ai classici giapponesi del dramma nō e del Kabuki). Il filo rosso però in questo caso è la recitazione e non è un caso dunque che Vicentini nella sua introduzione cominci proprio da uno dei prìncipi, vero e proprio mito della recitazione moderna, Edmund Kean. Ma bastano poche pagine per arrivare a una questione centrale per l'autore, ovvero lo sguardo orizzontale sulle diverse e numerose possibilità della recitazione, intesa come atto non solo drammatico: «La tendenza più o meno nascosta a riconoscere la recitazione drammatica come “più recitazione” delle altre, tenendole però presenti tutte quante almeno in linea di diritto, orientava ottimi studi di storia della recitazione apparsi negli ultimi decenni. Quando in queste nuove opere si arrivava alle vicende del Novecento emergeva una fola di “performer e “attività performative” di genere differente già ben presenti nei secoli passati e inspiegabilmente trascurati dallo studioso fino a quel momento».

DIALOGO SOPRA IL MASSIMO SISTEMA. Appunti su Stanislavskij e altri scritti, di Gerardo Guerrieri, Bulzoni Editore (2023)

Dialogo sopra il massimo sistema. Appunti su Stanislavskij e altri scritti, con l'introduzione di Fausto Malcovati e Roberta Arcelloni, arriva nel 2023 edito da Bulzoni per la collana “Biblioteca Teatrale” e in relazione ai materiali eterogenei che il dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo della Sapienza raccoglie e cura dal 1987 nell’Archivio Gerardo Guerrieri. Il volume ricostruisce l'immane lavoro di ricerca e riflessione del regista e critico materano sull'opera del fondatore del Teatro d'Arte. Un percorso iniziato negli anni ‘20 e mai realmente concluso, un confronto minuzioso tra le opere dell’autore russo, prima nelle traduzioni inglesi e poi nelle versioni originali, il pensiero di teatranti, filosofi, psicologi, e le opere del Teatro d'Arte che, fedeli alle regie originali di Stanislavskij, ancora sono in tournée negli anni '60. Guerrieri tenta di riconferire al maestro russo un ruolo di preminenza nella riflessione contemporanea sull'attore, di ridare profondità a un metodo che “concentra l’attenzione sui processi psicofisiologici , sulla "coscienza" che guida l'attore", distinguendone le diverse fasi ed evoluzioni, e cercando di contraddire i cliché e i numerosi detrattori, "apostoli poco raccomandabili", come li definisce. Una raccolta corposa di appunti, illuminazioni, annotazioni brevissime e fulminee, divisa in 10 sezioni tematiche all'interno delle quali ogni paragrafo è dotato, per mano di Guerrieri stesso, di un ulteriore titoletto. Questa struttura rende il volume una sorta di vocabolario, consultabile un paragrafo alla volta, facilitando anche una lettura di per sé non semplice e che richiede una conoscenza pregressa almeno degli scritti di Stanislavskij per poter essere goduta a pieno. L'ultima parte del libro propone alcuni brevi scritti radiofonici e saggi editi, che mostrano, evidentemente, una struttura concisa, chiara, sintetica e che ci guidano nell'esercizio affascinante di analizzare il processo del pensiero e della macchina da scrivere dall'appunto istantaneo, l'ipotesi da verificare, al testo maturo, definitivo. 

THE LAST LAMENTATION, di Valentina Medda, a cura di Maria Paola Zedda, Kunstverein Publishing (2024)

Il catalogo della mostra che conclude il progetto performativo "The Last Lamentation" di Valentina Medda coadiuvata da Maria Paola Zedda è, materialmente, un susseguirsi di onde: ovunque è acqua, forse il Mediterraneo, forse una nuova epistemologia che si infrange sui consunti pilastri del sapere, forse un mare «come corpo vivente» evocato da Medda nella nostalgia operosa di una «vertigine abissale» che chiede ritorno, se pur fra mille correnti. Le intense immagini analitiche e i numerosi testi critici, la documentazione di un rito assai ben precisato (quello del pianto rituale, già indagato da De Martino nel 1958) e la necessità di allargarne i confini per nuovi corpi, nuove voci, nuovi suoni e respiri, formano qui una sorta di «compendio visivo e poetico» del dolore e del compianto. Ma come una forma che suscita nuove emersioni, e che si fa strada in quei «corpi d’acqua» dei quali scrive Astrida Neimanis, puntualmente evocata da Zedda. È un atlante prefigurativo di una Sardegna abitata da figure in nero (le dodici protagoniste della performance), in un lutto irredimibile perché la misura come la distanza sembra, storicamente oltreché biograficamente, colma. Eppure, The Last Lamentation è anche un atlante circondato di luce: non si tratta solo, attraverso la performance e il suo archivio, di un congedo da un mare assassino, oramai carico di morti, ma di una celebrazione (funebre) che mentre ripete, ritrova e risale a una litania (festosa) che è nuovamente ribellione e vittoria della natura. Del luogo. Del mondo dei vivi. E di chi resta.

TEATRO TRA LE RIGHE

TOP GIRLS, di Caryl Churchill, Cue Press (2023)

La produzione di Top Girls del Teatro Due di Parma ha prodotto non solo uno spettacolo che nella regia di Monica Nappo è un oggetto molto interessante e inaspettato, ma anche la pubblicazione del testo di Caryl Churchill. Opera drammaturgica del 1982 che squaderna sul palco prima un gruppo di “signore del passato” (come le chiama Luca Scarlini nel suo contributo all’edizione Cue Press con la traduzione da Margaret Rose) e poi una moderna e contraddittoria realtà lavorativa al femminile. Il primo quadro è una dissacrante, divertente e assurda cena in cui si incontrano iconiche presenze femminili della storia o della leggenda. Dalla Papessa Giovanna alla protagonista di un quadro di Bruegel, passando per una cortigiana di un imperatore giapponese del XIII secolo, fino a una ricca viaggiatrice inglese del XIX secolo. Tutte sono state convocate dalla protagonista dell’opera, Marlene, per festeggiare la sua nuova posizione lavorativa. II prosieguo è invece, per gran parte, al chiuso degli uffici, tra i colloqui dell'agenzia di collocamento di Marlene, le colleghe, la carriera e una ragazza, una nipote che potrebbe rompere gli equilibri. La questione centrale non è solo femminile, Churchill affronta anche il mondo del lavoro, le aspettative e le sofferenze subite dopo anni passati ad essere infelici. È quello che capita a Louise in uno dei colloqui più toccanti, la donna vuole cambiare lavoro e afferma: «Nessuno si accorge di me, non lo pretendo. Non attiro mai l’attenzione perché sbaglio, è scontato per tutti che il mio lavoro sia perfetto. Si accorgeranno di me quando non ci sarò più».

KEPLER, LACASADARGILLA, MATILDE VIGNA: nel 2023 tre nuovi titoli per il progetto LINEA di ERT

Da quando il progetto Linea è nato, nel 2018, decine di volumi si sono aggiunti alla collana pubblicata da Luca Sossella Editore in collaborazione con Emilia Romagna Teatri. Un panorama teatrale, quello prodotto dal teatro nazionale emiliano romagnolo, in cui brillano nomi internazionali (Tiago Rodrigues, Gianina Cărbunariu Andrew Bovell,Alejandro Tantanian,Gabriel Calderón) e alcune tra le voci più interessanti del nostro teatro, come Francesco Niccolini, Cesare Lievi, Davide Carnevali, Deflorian-Tagliarini, Fabrizio Sinisi, Emanuele Aldrovandi, PIer Lorenzo Pisano, Pietro Babina. Nel 2023 la collana curata da Sergio Lo Gatto e Debora Pietrobono ha dato vita ad altri tre importanti titoli: Sopravviverci. Due pezzi sulla perdita (di Matilde Vigna), Il Ministero della solitudine (a cura di Maddalena Parise/lacasadargilla e Fabrizio Sinisi), Il Capitale (di Kepler 452, a cura di Lorenzo Donati). Come per gran parte dei titoli di Linea anche in questo caso ci troviamo di fronte a testi rappresentativi della scrittura teatrale contemporanea: la drammaturgia di una giovane attrice e autrice come Matilde Vigna che indaga il senso e le conseguenze della perdita dei propri cari; l’affondo sul tema delle solitudini nella nostra epoca, scritto da Sinisi per quel formidabile ensemble de lacasadargilla, una scrittura che non può prescindere dai corpi delle attrici e degli attori diretti da Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni; e poi il teatro-documentario di Kepler 452 in cui la rappresentazione deve fare spazio alla vita e alla Storia per restituire il racconto straordinario del Collettivo Di Fabbrica dei lavoratori e lavoratrici Gkn di Firenze. Sono drammaturgie, ma non solo, sono documenti, testimonianze del fare teatro oggi.