Questo libro vorrebbe essere un Suq. Nella prima riga della prefazione risuona la sensazione del metter piede nel Porto Antico di Genova durante le giornate del festival che da venticinque anni si affaccia sul mar Mediterraneo. ‘Le voci del Suq. Dal 1999 l’intercultura in scena’ curato da Giulia Alonzo e Oliviero Ponte di Pino, sguardo critico scientifico, e da Alberto Lasso e Carla Peirolero, direzione artistica del festival, ha questa vocazione: restituire il clima di festa, di spazio di incontro, di public art su “un’idea di socialità che crea convivenza”.
È questo oggetto-luogo che su carta, nell’edizione di Collana Storie di Altreconomia, vuole raccontare l’impresa culturale, politica, economica, di incontro che è stata ed è il festival. E lo fa costruendo un dizionario scritto da chi il festival lo ha vissuto in questi anni, in una mescolanza di lingue e suoni: dalla A alla Z si passa così dalla parola Ndaje/Incontro di Mohamed Ba a Città di mare di Goffredo Fofi, da Drammaturgia di Andrea Porcheddu a Poesia di Pippo Del Bono che fa risuonare Mahmoud Darwish, da Memoria di Amir Issaa a Esistenza di Don Andrea Gallo. Tra sguardi laterali sul contemporaneo, parole in farsi, lingala, arabo, portoghese, bambara, cinese, genovese, tra ricette del Maghreb e dei Balcani, si arriva alla sezione delle immagini tra corpi, scenari, botteghe e danze.
L’ultima parte del libro è un racconto del progetto politico e culturale del Festival, della sua genesi e storia – che affianca la dimensione artistica a quella sociale e educativa – fino alle produzioni della Compagnia del Suq. Chiudendo il libro, sulla copertina, l’attrice Akhoyanta Joy in “Madri Clandestine” continua a guardare avanti, decisa, sorpresa, meravigliata.