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HomeCordelia - le RecensioniIL LINGUAGGIO DEGLI OGGETTI (Ateliersi)

IL LINGUAGGIO DEGLI OGGETTI (Ateliersi)

Questa recensione fa parte di Cordelia, luglio 2023

Foto Mirko Matera

A volte l’occasione teatrale può far convergere attorno a un palcoscenico memorie, suggestioni, energie potenti. Il 19 luglio (nella commovente coincidenza della scomparsa del giornalista Andrea Purgatori), è andato in scena a Bologna lo spettacolo di Ateliersi dedicato a Daniele del Giudice, fortemente voluto dall’Associazione Parenti delle Vittime della strage di Ustica nell’ambito della rassegna dal titolo “Ustica non si dimentica”. Il palcoscenico allestito all’aperto sfrutta come fondale una parete del Museo per la Memoria di Ustica. Ciò implica che la scenografia supposta sia un oggetto reale che, benché nascosto, riverbera della sua tragica immanenza: la carcassa dell’aereo DC9 di Itavia precipitato il 27 giugno del 1980 a causa di un decretato scontro militare internazionale sul quale le autorità non hanno mai fatto luce. Il dispositivo messo in piedi da Ateliersi, che sulla strage ha lavorato in passato più volte, consiste in una evocazione declamatoria della parola di Del Giudice attorno alla vita degli oggetti, alla nostra relazione con essi, alla durata e alla memoria che custodiscono. L’illuminante pensiero dello scrittore è qui proposto in una sorta di ping pong tra Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi ai due lati del proscenio, mentre la scena è occupata da quattro grandi poltrone bianche (quelle di un aereo, o da gamer), quattro grandi pietre e da altrettanti giovani performer. La loro relazione con la parola passa tutta per un lavoro di sguardi accompagnati dalle potenti suggestioni sonore curate da Vincenzo Scorza. L’idea è quella di condurre un percorso esplorativo tramite il gesto, mentre scorrono e si inseguono visioni di un futuro in cui, da fruitori passeggeri degli oggetti che ci sopravvivono, sempre più diventiamo consumatori di prodotti non tangibili e obsolescenti. L’immaginazione è chiamata in causa quale unica custode della carica biologica delle cose, garante di quell’indistinguibilità tra osservatore e oggetto osservato, come l’immagine di quell’aereo nascosto da una parete sottile continua a ricordarci. (Sabrina Fasanella)

Visto al Museo per la Memoria di Ustica di Bologna. Di e con Fiorenza Menni e Andrea Mochi Sismondi E con Marco Mochi Sismondi, Anna Orsini, Sarah Saïdi e Wali Sidibé. Progetto sonoro Fiorenza Menni e Vincenzo Scorza (elaborazione ed esecuzione musicale). Comunicazione e progettualità Tihana Maravic. Promozione e distribuzione Antonella Babbone. Amministrazione Greta Fuzzi. Direzione tecnica Giovanni Brunetto e Vincenzo Scorza. Assistenza tecnica Alessandro Iannetti e Moussa Messelem. Una produzione di Ateliersi in collaborazione con Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica, Sup de Sub/LFKs e Masque Teatro con il sostegno di Ministero della Cultura, Regione Emilia-Romagna e Comune di Bologna

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