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Inteatro Festival, Sotterraneo: guardare alla storia e diffidare delle storie

Inteatro Festival 2022 ospita il debutto di L’angelo della storia il 17-18 giugno, nuovo lavoro del Sotterraneo dedicato all’opera di Walter Benjamin. Il gruppo, formato nel 2005, ha vinto il Premio Ubu 2018 . Articolo in Media Partnership

Foto ufficio stampa

Qual è stato lo stimolo che vi ha suggerito di occuparvi della storia?

Per qualche anno abbiamo collezionato su un quaderno aneddoti storici paradossali, circostanze in cui qualcuno si disallineava dalla realtà per seguire una narrazione che segnava la sua epoca: un soldato giapponese che dal 1945 al 1974 rimane da solo su un’isola a combattere la Seconda Guerra Mondiale; centinaia di persone in preda a un’isteria collettiva che nella Strasburgo del 1518 danzano fino a morire; un terrapiattista che nel 2020 si lancia con un razzo fatto in casa per vedere la Terra dall’alto (e poi le cose non vanno come previsto)… Arrivati a collezionare oltre 100 di questi aneddoti ci siamo detti che potevamo sceglierne alcuni e farne uno spettacolo. Più o meno nello stesso momento abbiamo incrociato due riferimenti: il primo è Walter Benjamin con le sue “costellazioni”, ovvero immagini che mettono in risonanza dialettica momenti storici e tempo presente; il secondo è lo storico israeliano Yuval Noah Harari, che definisce la Storia come il farsi e disfarsi di narrazioni a cui le comunità aderiscono. Forse per noi stare nella complessità del Terzo Millennio in questo momento significa guardare alla Storia e diffidare almeno un po’ delle storie.

Che cos’è di preciso a tenere lo sguardo dell’angelo verso il passato?

Crediamo che questo Benjamin non lo specifichi. O forse non lo sappiamo noi. O forse è implicito: l’Angelo vuole (!) guardare al passato e “ricomporre l’infranto” ma “una tempesta lo trascina inesorabilmente in avanti”. Per Benjamin questa tempesta è l’idea del progresso, l’idea che le cose tendano a migliorare, mentre la Storia è fatta anche di crolli e slittamenti. Però ecco, a noi piace anche immaginare che l’Angelo si volti e dia un’occhiata a quello che ci aspetta, qualche indizio sul futuro prossimo non ci farebbe male. Che poi, invece di aspettare un qualche allegorico Angelo, potremmo provare a dare un’occhiata da soli, con un po’ di intelligenza collettiva e progettazione razionale.

L’arte è forse l’unico modo che ha l’essere umano per fermare la storia o, almeno, avere l’illusione di farlo. Ma come scegliere il momento esatto?

La storia non si ferma mai, secondo noi. La cultura e l’arte sono più che altro strumenti utili per interpretarla e trasfigurarla. Noi abbiamo scelto momenti storici che risuonassero fra di loro e col nostro tempo, perché pensiamo che il momento esatto in cui guardare al passato sia quello in cui avevamo problemi simili al presente e abbiamo fatto la cosa sbagliata. Del resto, come dice Daniele Giglioli, “non chi non ricorda, bensì chi non capisce il passato è destinato a ripeterlo”.

Foto ufficio stampa

In quale periodo della storia avresti voluto vivere? O, meglio, a quale storia avresti voluto partecipare?

Dovremmo pensare almeno 48h a questa risposta ma visto che fra 48h debuttiamo e non abbiamo un secondo di tempo per distrarci, rispondiamo d’istinto: Rivoluzione francese. Un casino immane, ma di quelli da cui non si torna più indietro. E poi ci concediamo un po’ di ironia, che è una cifra del nostro lavoro… anche questo spettacolo parte da presupposti teorici, storiografia, filosofia, neuroscienze, ma poi diventa teatro, intreccia racconti, accumula azioni spiazzanti, props improbabili, gioca coi significati, cerca la complicità critica del pubblico e tenta di mantenersi in equilibrio fra dolore e divertimento – perciò, fedeli alla nostra linea, aggiungiamo che avremmo partecipato volentieri anche al 1968: rivolte, creatività diffusa, liberazione sessuale, psichedelia, gran musica e a fine stagione lo scudetto della Fiorentina, l’ultimo vinto, probabilmente per l’eternità.

L’angelo della storia, questo ultimo lavoro, dove e come sposta la vostra ricerca?

Non sapremo davvero cosa abbiamo combinato finché non incontriamo il pubblico. Fin qui possiamo dire che per noi è stato il progetto di ricerca più lungo di sempre – quaderni di appunti che risalgono al pre-pandemia e 9 mesi di produzione – e che abbiamo cercato di creare una centrifuga in cui mettere tutto ciò ci appartiene, arrivando a una sintesi nuova: testo non lineare, fisicità fatta di sincronismi urti salti e dinamica di spazio, ironia e malinconia, danze codificate che si smontano, improbabili oggetti da interpretare, attraversamento continuo della quarta parete, sudore, parecchi black-out e qualche urlo qua e là. Insomma, noi abbiamo provato a divertirci con tutta la ferocia che siamo riusciti a metterci. Speriamo che il pubblico si diverta e inferocisca con noi.

Redazione

L’ANGELO DELLA STORIA
concept e regia Sotterraneo
in scena Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Lorenza Guerrini, Daniele Pennati, Giulio Santolini
drammaturgia Daniele Villa

produzione Sotterraneo
coproduzione MARCHE TEATRO, CSS Teatro stabile di innovazione del FVG, Teatri di Pistoia, Teatro Nacional D. Maria II
contributo La Corte Ospitale di Rubiera
col supporto di Mic, Regione Toscana, Comune di Firenze
residenze artistiche La Corte Ospitale, CSS Udine, Armunia, Centrale Fies_art work space
Sotterraneo fa parte del progetto Fies Factory ed è residente presso Associazione Teatrale Pistoiese

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