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In-Box 2020. Un ritorno al futuro

Intervista in media partnership a Francesco Perrone, tra gli ideatori del progetto In-Box che ogni anno mette in palio delle repliche pagate all’interno di una rete nazionale di partner (quest’anno 55 per In-Box e 45 per In-Box Verde). Il 23 maggio verranno proclamati i vincitori della sezione classica e di quella dedicata ai ragazzi.

Dal 18 al 23 maggio si sarebbe tenuta la fase finale della selezione degli spettacoli, in cui le dodici compagnie (sei per la sezione canonica e sei per la sezione ragazzi, In-Box verde) avrebbero presentato il proprio spettacolo di fronte al pubblico e agli operatori della rete. Come avete ovviato alle restrizioni del particolare momento storico che stiamo vivendo, e quindi come presenterete, in questa versione di In-Box da camera, gli spettacoli finali?

Per questa edizione abbiamo scelto di non trovare delle formule sostitutive alla parte dal vivo, nonostante sia un momento fondamentale di incontro tutti insieme a Siena, di vetrina per le compagnie, anche al di là del premio. Senza questo momento, tuttavia, In-box può comunque continuare a vivere, senza la distribuzione delle repliche no, per cui – sia da parte di noi di Straligut come capofila ma anche con l’accordo di tutti gli altri partner – abbiamo preferito salvaguardare il cuore del progetto, ovvero trovare e selezionare una rosa di spettacoli di qualità e assegnare loro delle tournée di repliche pagate a cachet nei teatri della rete.

Non la percepiamo quindi come una mancanza ma come  un “ritorno al futuro”, poiché fino al 2013 In-box ha funzionato così.

Tuttavia, già da qualche settimana stiamo raccontando sui i nostri canali social come In-Box stia andando avanti, e difatti, il 23 maggio faremo una proclamazione pubblica in live streaming. Un’altra cosa che abbiamo fatto quest’anno è stata chiedere alle compagnie di raccontare il loro percorso e il loro spettacolo in un video che pubblicheremo a breve.

 

Futuro Anteriore, di Ferrara Off. Foto su www.inboxproject.it

Nelle fasi precedenti di ricerca e selezione è cambiato qualcosa per voi in questo periodo?

Nella sfortuna e nel momento drammatico che stiamo vivendo non ci siamo trovati impreparati. Come dicevo, il cuore di In-box non è la parte dal vivo, sebbene sia il momento cruciale di incontro, di valutazione degli spettacoli finalisti, di incontro con il pubblico e con la stampa, ma sta nella distribuzione delle repliche che sono in palio, obiettivo che è stato salvaguardato. In-box esiste dal 2009 e per i primi 4 anni funzionava già online, senza l’ultima fase dal vivo, arrivata nel 2014. Noi ci eravamo dotati, quasi da subito, di strumenti digitali che permettessero di agevolare sia le compagnie che i giurati nel caricare e visionare i materiali. Da questa esperienza è nata la piattaforma Sonar che, oltre a essere uno strumento di lavoro interno, ha poi iniziato a vivere di vita propria: ospita anche altri bandi e ha anche altre funzionalità rivolte agli artisti e agli operatori teatrali che esulano da In-box. Tra l’altro, è anche possibile per chiunque, addetti ai lavori in primis, iscriversi alla piattaforma per poter vedere gli spettacoli (oltre ad alcuni materiali, visibili senza iscrizione) il nostro auspicio è di poter tornare a vedere gli spettacoli dal vivo!

I giurati e i partner continuano a lavorare online a stretto contatto anche se a distanza e, fino all’individuazione dei sei finalisti per ciascuna categoria, abbiamo lavorato in maniera collettiva a partire dai 469 spettacoli arrivati quest’anno. Individuati come rete quelli per noi più interessanti, poi ciascun partner individualmente sceglie quale spettacolo andare a programmare nel proprio spazio. Non c’è un pacchetto predefinito e può accadere anche che uno spettacolo possa pure non essere programmato; di solito, tuttavia, per i finalisti, c’è almeno la replica di In-box dal vivo, che purtroppo quest’anno è saltata.

Che forma hanno le nuvole, di Elea Teatro. Foto su www.inboxproject.it

Ancora non sappiamo bene quando e come potremo rientrare a teatro. Cosa cambierà per le compagnie vincitrici delle repliche all’interno della rete? Avete pensato a delle manovre di sostegno speciali, a delle tempistiche allargate?

Ci siamo posti tutta una serie di domande e di problematiche riguardo alla pandemia e al momento storico che stiamo vivendo, difatti i partner avranno 24 mesi di tempo per programmare gli spettacoli, proprio per non far saltare nessuna replica e tenere tutto; avere a disposizione più tempo significa avere più probabilità di programmare con tranquillità.

Ciò non toglie che non possano nascere anche altre forme di sostegno, parallele, che possano aiutare le compagnie, così come riguardo a Sonar, non è detto che non si possa pensare anche a un agevolamento dei contenuti per il pubblico.

Opera Minima, di Can Bagnato. Foto su www.inboxproject.it

In un articolo del 2017 su ateatro, Fabrizio Trisciani, direttore artistico di Straligut e coordinatore insieme a te del progetto In-Box, presentava le due facce della medaglia, per cui oltre questo indotto, poneva come problematica la componente effimera della resistenza delle compagnie vincitrici al di là delle repliche generate direttamente dai due premi, pensando a delle soluzioni da svilupparsi anche nel medio- lungo periodo; come vi state muovendo in questa direzione?

A monte c’è una domanda annosa. Che cosa vuol dire emergente? Di anno in anno ci ragioniamo per migliorare la nostra operazione. Per noi indica un lavoro di qualità, valido, che però non ha l’adeguata visibilità presso critica, operatori e pubblico. Sarebbe da parte nostra presuntuoso pensare di salvare il teatro emergente solo con la nostra azione, noi li accompagniamo per un pezzo di strada, poi sta agli artisti proseguire, e non è semplice. Fortunatamente, negli anni non sono poche le compagnie che hanno continuato a lavorare e ad accrescere la loro dimensione artistica, professionale. Penso a Caroline Baglioni o Leonardo Manzan che hanno vinto nel 2016 o 2018 e che ora sono stati selezionati dalla Biennale, a Fabiana Iacozzilli che, con La classe, ha vinto diversi riconoscimenti importanti; o ancora a Controcanto Collettivo che “dal nulla” nel 2017 ha vinto 27 repliche e poi è cresciuto sempre di più arrivando a ottenere altri premi e riconoscimenti. Noi come Straligut continuiamo a seguire alcune compagnie, ne scegliamo un paio a cui diamo dei periodi di residenza (non soltanto al vincitore) e gli chiediamo poi di presentare il loro lavoro nella fase dal vivo l’anno successivo. Questi strumenti ci sono e servono a seguirli nella media distanza.

Inoltre, molto spesso capita che, al di là delle repliche vinte direttamente con il bando ci sia un indotto di altre repliche, poiché ogni spettacolo viene visto da tantissimi operatori della rete ed esterni, che spesso li scelgono fidandosi del nostro “marchio qualità”; ad esempio, nel 2019 abbiamo conteggiato che complessivamente sono state più di 200 repliche tra bando e indotto.

Polvere, di Compagnia Teatrale Cesare Giulio Viola. Foto su www.inboxproject.it

Per quanto riguarda la selezione artistica, invece, che tipo di tendenze avete ritrovato quest’anno come tra le più interessanti?

È un momento delicato, per cui vorrei essere più discreto possibile. Siamo molto soddisfatti di chi è arrivato fin qui.  Quello che hanno come caratteristica comune è la potenzialità di parlare a tutti, dall’appassionato allo spettatore occasionale, in modalità molto diverse sia per la cifra stilistica di drammaturgia che di messinscena, ma senza che ne venga compromessa la qualità artistica in favore solo della accessibilità. Si tratta di temi – tra virgolette – scottanti, di cui c’è bisogno di parlare: dall’llva (Polvere), alle questioni legate all’immigrazione affrontate con un taglio eccentrico (Stay Hungry indagine di un affamato), dal lavoro nato a partire dalle problematiche legate al mondo degli ultrà e in particolare alla morte di Ciro Esposito (Non plus ultras), alla ricerca delle radici identitarie a partire dall’esperienza reale dell’interprete (Lybia. Back home); Dal complesso e necessario confronto con ciò che saremo, col mondo della terza età (Futuro Anteriore) alle riflessioni su quanto possa essere precario ed effimero il nostro lavoro (Tropicana).

premE In-box Verde?

Anche di questa sezione siamo molto contenti: è nata nel 2016 ma in 5 anni ha quasi raggiunto la rete madre, ci sono tanti partner storici del teatro ragazzi assieme anche a partner più recenti. La selezione è molto bella e variegata: tra danza, musica, opera lirica, teatro di narrazione, i sei spettacoli sono un intreccio di queste forme. Anche in questo caso vengono affrontate delle questioni importanti, dalla volontà di scardinare i pregiudizi verso l’altro (Che forma hanno le nuvole?) o nei confronti di argomenti considerati “difficili” da spiegare ai bambini, come la dislessia (Dislessi-che!?); in una dimensione di scoperta e avvicinamento si gioca con l’universo dei libri (Volumi) o con il mondo della lirica (Opera minima); tra favola e attualità, si immaginano mondi distopici in cui baci e abbracci vadano comprati (La fabbrica dei baci) o si prova a raccontare chi si è speso per la salvaguardia della fauna e dei lupi in particolare (Paolo dei Lupi).

 

 

Qui tutte le info sugli spettacoli finalisti di In-box 2020

 

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