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Armando Punzo e Andrea Salvadori. Raccontare ciò che non è reale

Armando Punzo e Andrea Salvadori presentano, in anteprima regionale, il 28 febbraio e 1 marzo, Il figlio della tempesta, progetto musicale-performativo in occasione dei trent’anni della Compagnia della Fortezza. Un’intervista creata in media partnership.

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Foto Nico Rossi

Lungo una storia così complessa ed estesa come quella della Compagnia della Fortezza, qual è stata la linea che avete scelto di seguire per raccontarne l’evoluzione in questo progetto musicale performativo?

Andrea Salvadori: Abbiamo analizzato la storia più recente della Compagnia della Fortezza, da Pinocchio ad Hamlice in poi, gli ultimi dodici anni che poi sono quelli della trasformazione e pian piano dell’annullamento del carcere. Sono anche gli spettacoli in cui c’è stata una più forte ossatura musicale, di cui io stesso ho iniziato ad essere compositore, che ha spostato la struttura quasi verso il melodramma.

Armando Punzo: Il progetto nasce dalla relazione tra noi due, quindi tra il teatro e la musica, un rapporto vivo, quotidiano vissuto all’interno del carcere. E poi c’è stata la volontà di trovare delle forme per rendere in un racconto poetico questa lunga storia della compagnia, mettendone a fuoco i momenti più significativi.

Come dialogano suoni e parole sul piano tecnico?

S: La mia proposta iniziale è stata quella di provare ad avere un tempo, fatto di musica, che tendesse a sospendere il pubblico e a dare l’idea di fermarsi. Così ho immaginato quelle suggestioni musicali che ci permettessero di attraversare tutti i mondi immaginati in questi anni ma contemporaneamente restituire una varietà allo spettatore. Lo stesso tipo di lavoro è stato fatto con frammenti di testo, di Armando o di altri autori, prendendo quelli che tracciassero una linea comune fino agli ultimi lavori. Una sorta di drammaturgia nella drammaturgia.

P: La scelta delle musiche, suonate dal vivo, è stata difficile per trovare un equilibrio con i testi e rintracciare quello spirito che ci ha contraddistinto in questi anni. Ma c’è da dire che ognuna delle musiche è composta a stretto contatto con il lavoro teatrale, non in uno studio lontano ma dove prende forma la creazione scenica.

“Se si vuole comprendere i segreti dell’Universo bisogna pensare in termini di Energia, Vibrazioni e Frequenze”. Qual è per voi il senso più forte di questa frase di Nikola Tesla che si legge nel vostro programma di sala?

S: Ho sempre avuto una forte attrazione verso questo scienziato, grande umanista, vissuto tra Ottocento e Novecento, considerato un po’ l’inventore del ventesimo secolo, grazie a quelle intuizioni tecnologiche forse troppo avanti per il suo tempo. La frase citata poi ha molto ha che vedere con la musica: inizialmente l’idea era quella proprio di lavorare su Tesla, poi ne è rimasta solo una traccia. Il figlio della tempesta poi nasce proprio da un suo dato biografico: sembra che alla sua nascita, durante una notte tempestosa, la donna che assisteva la madre durante il parto abbia esclamato “questo bimbo sarà il figlio della tempesta”. E lui infatti è diventato Nikola Tesla…

Cosa può un teatro?

P: Pensando a Tesla mi viene in mente che se noi guardassimo il mondo attorno a noi come fosse un quadro, ci rendiamo conto che all’interno c’è un’umanità che il teatro deve raccontare; io diversamente immagino, come spesso accade nel nostro lavoro, che all’interno di questo quadro ci siano una serie di tensioni invisibili ma estremamente vitali, non quindi l’uomo che cammina per la strada come una figura reale, ma tutte le forze in tensione di cui è fatta la sua vita.

S: In generale credo che lo spettacolo dal vivo abbia la possibilità di raccontare anche ciò che non è reale, o realistico, tuttavia ciò che si vede è profondamente vero ed è un nutrimento per lo spettatore che torna a casa con qualche dubbio.

P: Io credo che il teatro possa essere estremamente rivoluzionario, perché porta a guardare dove non guardano gli altri. Quindi ha una grande capacità di trasformazione, non cambiando rispetto al mondo reale ma a partire da se stessi, dalla propria interiorità. Immagino quindi un teatro che interroghi chi lo fa, capace di cercare una rinascita, di mettere in discussione, attraverso la pratica quotidiana, tutto ciò che sembra la verità.

28 febbraio e 1 marzo, ore 21, Teatro Biblioteca Quarticciolo, Roma

Il FIGLIO DELLA TEMPESTA. Musiche, parole e immagini dalla Fortezza
concerto spettacolo per i trent’anni della Compagnia della Fortezza
di e con Andrea Salvadori e Armando Punzo
regia Armando Punzo

produzione Studio Funambulo | Carte Blanche/Compagnia della Fortezza | con il sostegno di Idealcoop Coperativa Sociale e Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra

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