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Teatro portoghese #2. Dagli anni ’80 a oggi

Teatro portoghese #2 è la seconda puntata di un excursus nella recente storia teatrale del Portogallo

 

teatro portoghese Os juramentos indiscretos, di Marivaux
Os juramentos indiscretos, di Marivaux, dir. José Peixoto, Teatro dos Aloés (Carla Chambel, Sara Cipriano e Nuno Nunes), fot. João Tuna.

Abbiamo il piacere e il privilegio di ospitare sulle nostre pagine uno studioso, critico e drammaturgo, Rui Pina Coelho *, al quale abbiamo chiesto di realizzare una piccola panoramica sull’evoluzione del teatro contemporaneo in Portogallo. Pubblichiamo questo ricco approfondimento in due puntate, con una scansione cronologica. Sperando di invogliare tutti i nostri lettori ad andare a visitare di persona questo paese a noi vicino, dove il fermento non sembra mancare. Buona lettura!

[leggi la prima puntata]

In tutto il paese, diverse compagnie hanno ereditato quel vibrante movimento di teatro amatoriale che era fiorito negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta. I cosiddetti «gruppi decentralizzati» come, tra molti altri, Grupo de Campolide/Companhia de Teatro de Almada (1971/1983), il Centro Cultural de Évora/CENDREV (1975/1990), GICC/Teatro das Beiras (Covilhã, 1976/1994), Teatro de Portalegre (1979), Trigo Limpo Teatro ACERT (Tondela, 1979), Cena/Companhia Teatral de Braga (1980/1988), Teatro da Rainha (Caldas da Rainha, 1985), Teatro Regional da Serra de Montemuro (1990), Escola da Noite (Coimbra, 1992), l’ACTA – A Companhia de Teatro do Algarve (Faro, 1995). Anche se ciascuno di questi collettivi possiede una propria speciale e specifica cifra di lavoro, comune è lo scopo di divulgazione dei repertori classici (nazionali e internazionali), la promozione della cultura, l’intervento locale e la creazione di nuovi pubblici. Durante tutti gli anni Ottanta, quando le compagnie teatrali più o meno affermate non erano aperte a nuovi elementi, i giovani attori hanno cominciato ad incontrare grandi difficoltà nel trovare posto per sviluppare la propria arte. Di conseguenza, sono comparsi molti progetti indipendenti, caratterizzati da diverse e occasionali collaborazioni tra diversi artisti. Le nuove generazioni – altamente formate – si sarebbero interessate anche a nuove forme di recitazione, includendo formati più vicini al mezzo cinematografico e televisivo, senza alcun pregiudizio. Questo avrebbe potenziato la modernizzazione di un teatro portoghese sempre più universale e cosmopolita.

teatro portoghese Velocidade máxima, di Mickael de Oliveira
Velocidade máxima, di Mickael de Oliveira, dir. John Romão, Colectivo 84, 2009 (John Romão e André, Leandro ou Luís), fot. Susana Paiva / Citemor.

Tale modernizzazione è proseguita durante gli anni Novanta. Anche se, in mancanza di spazi adatti in cui lavorare, artisti come Lúcia Sigalho (Sensurround) e Mónica Calle (Casa Conveniente) – le più importanti icone degli sforzi di rinnovamento in quel decennio – avrebbero cercato spazi alternativi (fabbriche abbandonate o vecchi teatri di cabaret e strip-tease), cosa che riflette anche la natura provvisoria, istintuale, viscerale e autobiografica dei loro primi lavori. Ma l’istituzione decisiva per incoraggiare un effettivo cambio di paradigma del teatro portoghese è stato l’Acarte Festival (dal 1987), promosso dalla prestigiosa Fundação Calouste Gulbenkian. Tramite questo canale sono sbarcati in Portogallo i più importanti artisti europei, permettendo uno scambio e un ricambio di esperienza che avrebbe plasmato in maniera indelebile la forma del teatro portoghese. Questa situazione sarebbe stata estremamente importante per la danza, ma avrebbe anche favorito lo sviluppo di nuovi linguaggi, incroci stilistici e nuove architetture narrative in tutte le arti performative. Ma gli anni Novanta hanno anche testimoniato la nascita di alcune compagnie che avrebbero acquisito un posto rilevante nella scena portoghese. È il caso del Teatro da Garagem (1989), formatosi attorno alla drammaturgia ellittica, onirica e immaginifica di Carlos J. Pessoa (un singolare caso di “stage writer” che ha scritto e diretto quasi tutte le produzioni del Garagem); ma anche del Teatro Meridional (diretto da Miguel Seabra e Natália Luiza dal ’92) – nel 2011 insignito del Premio Europeo per le Nuove Realtà Teatrali – un gruppo che si basa sull’uso di testi non drammatici; performance visive spesso senza l’ausilio di parole; o la messinscena di classici internazionali e drammaturgia contemporanea. Ma è anche il caso della Escola de Mulheres (diretta da Fernanda Lapa dal 1995), che si confronta principalmente con un repertorio di dibattito sulle questioni di genere e temi polici; e del Teatro dos Aloés (diretto da José Peixoto dal 1996), che lavora in gran parte su autori come Goldoni, Marivaux, ma anche Athol Fugard o Tankred Dorst, con un lignaggio dichiaratamente brechtiano.

teatro portoghese Já passaram quantos anos, perguntou ele, di Rui Pina Coelho
Já passaram quantos anos, perguntou ele, di Rui Pina Coelho, dir. Gonçalo Amorim, Teatro Experimental do Porto (Carlos Marques, Joana de Verona, Luís Araújo e Raquel Castro), fot. José Martins.

I tardi anni Novanta hanno anche testimoniato la comparsa di una delle più significative esperienze del recente teatro portoghese. Con la creazione di opere come António, um rapaz de Lisboa – un testo scritto da Jorge Silva Melo (anche coinvolto nella fondazione del Teatro da Cornucópia, vedi puntata #1) – un giovane gruppo di attori si è unito sotto il nome di Artistas Unidos (diretto proprio da Melo) e ha dato vita a una elettrizzante serie di spettacoli corali, polifonici, elettrici e monumentali tra il ’95 e il 2000. In seguito avrebbero diretto il lavoro verso la messinscena di autori europei contemporanei. Possiamo ancora aggiungere a questa lista il lavoro di Ricardo Pais come uno dei più brillanti direttori artistici del Teatro Nazionale S. João di Oporto. Dopo il 2001, quando la seconda città più importante del Portogallo era stata Capitale Europea della Cultura, molti gruppi sono nati facendo di questo centro un posto davvero vivo. Gruppi come Assédio, As Boas Raparigas Vão para o Céu e a Más para Todo o Lado, Visões Úteis, Teatro Bruto, Lilástico, tra gli altri. Nuovi autori, alta tecnologia nelle realizzazioni, drammaturgia contemporanea, spazi alternativi, tutto questo ha contribuito a rendere la scena oportiana una tra le più attraenti. È stato proprio in Oporto che João Paulo Seara Cardoso (scomparso nel 2010) ha sviluppato la gran parte del suo lavoro con il Teatro de Marionetas do Porto, uno dei più significativi esempi della grande tradizione del teatro di figura.

teatro portoghese Repartição, di Miguel Castro Caldas
Repartição, di Miguel Castro Caldas, dir. Bruni Bravo, Primeiros Sintomas, 2008.

Non si può poi non parlare delle giovani generazioni di collettivi e artisti che hanno via via acquisito sempre maggiore ruolo nel panorama portoghese contemporaneo. Questi, formatisi a un’ottima conoscenza dei circuiti internazionali, si rivelano essere tuttora sempre più accordati ai codici contemporanei più all’avanguardia nelle arti performative. Gruppi come Teatro Praga, Mala Voadora, Primeiros Sintomas, Cão Solteiro, Projecto Teatral, KARNART, Truta, Projecto Ruínas, Colectivo 84, Teatromosca, Teatro do Vestido, il regista Gonçalo Amorim, o gli ancora più internazionali Tiago Rodrigues (Mundo Perfeito) e Patrícia Portela (Prado), sono giovani artisti che uniscono all’inventiva e alla creatività una continua ricerca sulle peculiarità del linguaggio teatrale, spesso lavorando ai margini con altre arti, mescolando diversi mezzi e approcci e navigando tra performance, narrazione, danza, video e installazione. Va sottolineato anche il lavoro di Circolando, un gruppo che ha guadagnato curiosità su scala internazionale, lavorando specialmente con il nouveau cirque per costruire potenti cosmogonie poetiche.

Come tutti gli elenchi, anche questo non è esaustivo. La volontà è di raccogliere qualche informazione a proposito del teatro portoghese di questi ultimi decenni, la storia ancora incompleta di una realtà davvero varia e plurale. Una realtà che oggi, a causa di tagli severi alle attività culturali imposti dalle misure di austerità in risposta alla crisi economica, fa i conti con la propria stessa estinzione. Molti dei gruppi e degli artisti menzionati sono costretti a interrompere o a reindirizzare il proprio lavoro, in mancanza di condizioni in grado di preservare i loro percorsi. Forse è ancora presto per dire che cosa accadrà al teatro portoghese, ma il futuro non sembra essere roseo. Eppure, se guardiamo alla nostra storia, quando mai il futuro è sembrato roseo?

Rui Pina Coelho

[traduzione dall’inglese di Sergio Lo Gatto]

[leggi la prima puntata]

* Rui Pina Coelho, classe 1975, è dottore di ricerca in Studi Teatrali insegna all’Alto Istituto di Teatro e Cinema di Amadora ed è ricercatore in teatro presso la Facoltà di Lettere all’Università di Lisbona. È autore di varie pubblicazioni, tra cui Casa da Comédia (1946-1975): Um palco para uma ideia de teatro (Lisbona: Imprensa Nacional Casa da Moeda, 2009) e Inesgotável Koltès (in ESTC/Teatro dos Aloés, 2009). È membro della redazione del giornale Sinais de cena (Lisbona, Portogallo) e consulente per il giornale online brasiliano Opercevejonline. Come critico, membro della direzione dell’Associazione Nazionale Critici Portoghesi, ha scritto per il quotidiano nazionale Público. In qualità di dramaturg, autore teatrale e traduttore ha collaborato con Teatro o Bando (Palmela), TEUC (Coimbra), Trimagisto (Évora), Teatro dos Aloés e Teatro Experimental do Porto (Vila Nova de Gaia).

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