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Ne(x)twork. La risposta della direzione artistica

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Pubblichiamo qui la replica della direzione artistica di Ne(x)twork al documento firmato dalle compagnie Quotidiana.com e Teatrostalla. TeC

Caro direttore,
ci fa piacere spiegare pubblicamente le ragioni per le quali abbiamo deciso di non annullare la vittoria di Dionisi al bando NeXtwork.

Due premesse fondamentali.

1) L’art. 2 del regolamento di NeXtwork contiene la seguente norma: I progetti presentati devono riguardare lavori inediti.

2) La scheda di partecipazione firmata da ogni compagnia contiene questa formula di accettazione: Con la firma in calce al presente modulo di partecipazione il responsabile artistico del progetto considera insindacabili i due livelli di valutazione che verranno espressi, sia quello delle due direzioni artistiche per la scelta dei 12 finalisti, sia quello del gruppo di spettatori per la scelta dello spettacolo vincitore del sostegno produttivo.

 

La lettura al festival Luoghi Comuni ci era stata segnalata dalla compagnia Dionisi nella scheda di partecipazione al bando, con queste parole: “lo spettacolo non debutterà prima del mese di maggio (come richiesto dal bando), ma segnaliamo per correttezza che verrà eseguita una semplice lettura del testo, in una versione non definitiva, il 21 marzo 2013 all’interno del festival Luoghi Comuni di Brescia”.

La direzione artistica ha ritenuto che questo non contraddicesse le regole e lo spirito del bando.

Le “regole” perché a nostro avviso una semplice lettura pubblica non altera la sostanziale caratteristica di opera inedita; lo “spirito” perché la precisazione del nostro regolamento sui “lavori inediti” voleva escludere dalla selezione opere che hanno già debuttato: una lettura pubblica non ci è parsa un elemento sufficiente per escludere un progetto.

È evidente che si tratta di un’interpretazione del regolamento data dalla direzione artistica, ma se da un lato riconosciamo come la richiesta di “lavori inediti” proposta nel nostro bando si presti a qualche ambiguità di interpretazione (la renderemo più precisa alla prossima edizione), dall’altro lato l’insindacabilità delle decisioni della direzione artistica nella scelta dei 12 finalisti è chiaramente ribadita nei materiali che le 225 compagnie partecipanti a NeXtwork hanno firmato. Dunque – per quanto si possa discutere la nostra interpretazione di come una lettura pubblica renda o meno inedita un’opera – la partecipazione di Dionisi alla finale di NeXtwork è insindacabile.

Se dunque la direzione artistica ha valutato che quella lettura pubblica non fosse di ostacolo per l’inclusione di Dionisi tra i 12 finalisti, quella stessa lettura non può neppure essere di ostacolo alla vittoria del bando.

Se le due compagnie che adesso lamentano l’irregolarità delle procedure ritenevano la questione così prioritaria, avrebbero potuto segnalarla nel momento in cui venivano comunicati i 12 finalisti e magari anche scegliere di non partecipare alle finali di NeXtwork.

 

La questione di una prima versione di “Potevo essere io” presentata nel 2010 non era invece a nostra conoscenza.

Si può obiettare che avremmo potuto verificarla facendo delle ricerche su Internet, ma non ci siamo messi a fare verifiche su nessuno dei 12 finalisti: non siamo la Stasi dell’epoca della DDR e ci siamo fidati di quanto dichiarato da ogni artista.

Successivamente alla vittoria di Dionisi (precisazione importante: non siamo noi direttori artistici ad aver assegnato il premio a Dionisi, ma un gruppo di venti spettatori che ha seguito le tre serate finali e ha compiuto la propria scelta in totale autonomia), le due compagnie quotidiana.com e Matteo Latino ci hanno segnalato la vicenda di questo spettacolo del 2010 dal titolo “Potevo essere io”.

Abbiamo chiesto delucidazioni alla compagnia.

La compagnia ce le ha fornite dichiarando che le due opere hanno sì lo stesso titolo perché tratte dal medesimo romanzo della stessa Renata Ciaravino, ma sono due opere autonome: là c’erano due attrici (Pellegrinelli e Ciaravino), qui ce n’è una sola (Scommegna), le scritture sceniche sono totalmente diverse, diverse le parole, diversa l’impostazione registica.

Da un lato c’è un lavoro del 2010 in cui la compagnia aveva tentato un approccio scenico a determinati materiali che poi hanno dato vita a uno spettacolo, replicato poche volte e comunque abbandonato; dall’altro lato c’è un nuovo lavoro che debutterà nel 2013 che prende spunto da quegli stessi materiali che avevano animato il lavoro del 2010, ma che costituisce un progetto nuovo, che è stato registrato alla Siae con un altro numero di matricola, che avrà nei prossimi mesi un vero e proprio debutto, che insomma si presenterà al pubblico non come l’esito finale di quel percorso avviato tre anni fa e poi sospeso, ma come un’opera autonoma e originale.

Alla fine di questo esame ci è parso giusto dare fiducia all’interpretazione che ci ha fornito la compagnia Dionisi.

Abbiamo sbagliato a fare questa valutazione? Abbiamo fatto bene?

Sarebbe stato meglio penalizzare il progetto di Dionisi? O era giusto dare loro fiducia quando ci garantiscono che questo spettacolo del 2013 è un nuovo progetto di ricerca?

A noi è parso di scegliere per il meglio confermando la loro vittoria.

Di certo comprendiamo come la questione sia interpretabile e, in quanto tale, scivolosa.

Ma un’interpretazione andava data, e noi non ci siamo sottratti al nostro ruolo.

 

Ci spiace se le due compagnie in questione si sentano di non condividere né accettare il nostro punto di vista.

Speriamo almeno che riconosceranno che la nostra decisione non è stata presa né per avvantaggiare, né per svantaggiare nessuno.

Quando le due compagnie in questione usano espressioni dubitative come “è nostra opinione che” le possiamo anche seguire e discutere con loro sulla base di una comune e umanissima fallibilità di ogni decisione, quando con maggiore perentorietà affermano che quello che noi abbiamo stabilito “non può in alcun modo essere accolto e accettato” rispondiamo che noi non abbiamo la certezza di essere sempre nel giusto, ma che anche per loro sarebbe utile esercitarsi all’arte del dubbio e a quella, ancor più complessa, della comprensione del punto di vista altrui.

Per quanto ci riguarda abbiamo tentato di esaminare la situazione con obiettività e di prendere una decisione trasparente che non creasse alcun tipo di dolo nei confronti di chicchessia.

Se ci siamo o meno riusciti, non sta a noi dirlo.

 

Grazie dello spazio concessoci.

 

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