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L’AVVENIRE (Silvia Rampelli/Habillé d’eau)

Questa recensione fa parte di Cordelia di luglio-agosto 25

Al festival Inequilibrio 2025 di Castiglioncello si conferma, pur se da più parti messa in discussione, la buona salute invece della danza italiana di ricerca, da Silvia Rampelli a Elisa Sbaragli, a Elena Giannotti e Daniele Ninarello.
Come pensare l’avvenire? Come una roccia sulla quale resistere, lo scoglio senza riva che salva e condanna. O come un transito, un radar, che rileva e segnala, senza nulla fermare. L’avvenire è sempre un esercizio di attesa, piú che di compimento: per Silvia Rampelli/Habillé d’eau, che sta lavorando attorno a questo mot clé, quel che alla fine appare e resta, si fa riconoscibile perché atteso in tutto il suo potenziale. È lo splendore dell’inatteso, che è tale perché già sempre qui. Di fronte a noi, eppure così pieno di dubbi, di questionamenti. In tanto domandare (che è anche richiedere) poi qualcosa accade, sempre, senza ricatti. Nel materiale, nel corpo. Senza vertigini di profondità. Senza messaggi pubblicitari. Dunque, senza falsità. Si tratta di L’avvenire portato in scena da Rampelli nei corpi di Alessandra Cristiani, Eleonora Chiocchini, Valerio Sirna e Stefania Tansini. L’avvio è dei corpi, immobili come statue esibite, e il pubblico che entra dal palco per un teatro di spettatori invisibili: è l’assenza della platea che poi ci inghiottirà. Quattro presenze sedute a specchio, le mani in grembo poi sulle gambe, si cercano come per consegnarsi nella tensione all’attesa. Non è un esorcismo, ma una lenta pulizia delle posture, dei corpi. Seguono quattro assoli incastonati in una drammaturgia di sguardi e di intese che provano, in una successione di rimozione e di vuoto, un tempo qualitativo: quindi Cristiani si incurva, scende a terra e succede in sedimentate torsioni; Chiocchini lavora sulla distanza sotto la lunga chioma che sembra contorcere il tempo; Tansini è invece piena di slanci, in una anatomia quasi dissolta, senza centro, per linee spezzate e vibrate in una attenzione che abbaglia, in una precisione che risplende. Poi Sirna, che costruisce figure in posa dietro cui sparire, per sottrazione, per dissoluzione (il lavoro compiuto debutterà a Short Theatre). Un festival quando propone lavori di questo tipo, centra in pieno la sua funzione. A Inequilibrio 2025, storica rassegna della nuova scena che si svolge a Castiglioncello, la danza è curata con vero ardore da Angela Fumarola. La sua fedeltà all’opera di Rampelli in fondo ci insegna come, pur tra mille difficoltà, la più vera curatela è questa fiducia e fedeltà negli artisti. (Stefano Tomassini)

Visto al Teatro Nardini di Rosignano. Ideazione e regia Silvia Rampelli danza Alessandra Cristiani, Eleonora Chiocchini, Valerio Sirna, Stefania Tansini luce Gianni Staropoli suono Tiago Felicetti produzione Tir Danza con il sostegno di Fondazione Armunia / Festival Inequilibrio residenza artistica nell’ambito del progetto residenze coreografiche Lavanderia a Vapore / Fondazione Piemonte dal Vivo residenza artistica spazioK.Kinkaleri – Centro di Residenza Regionale ringraziamenti Societas Teatro Comandini

Cordelia, luglio-agosto 2025

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Stefano Tomassini
Stefano Tomassini
Insegna studi di danza e coreografici presso l’Università Iuav di Venezia. Nel 2008-2009 è stato Fulbright-Schuman Research Scholar (NYC); nel 2010 Scholar-in-Residence presso l’Archivio del Jacob’s Pillow Dance Festival (Lee, Mass.) e nel 2011, Associate Research Scholar presso l’Italian Academy for Advanced Studies in America, Columbia University (NYC). Dal 2021 è membro onorario dell’Associazione Danzare Cecchetti ANCEC Italia. Nel 2018 ha pubblicato la monografia Tempo fermo. Danza e performance alla prova dell’impossibile (Scalpendi) e, più di recente, con lo stesso editore, Tempo perso. Danza e coreografia dello stare fermi.

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