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PARLA CLITEMNESTRA (di Barletti/Waas)

Questa recensione fa parte di Cordelia di maggio 25

Nell’incertezza etimologica per l’antica origine della parola “amore”, la sola certezza è dovuta alla carica di passione viscerale che sembra coesistere in ogni radice, in contrasto con l’idea della morte come da un lato conclusione e dall’altro appagamento di quella certa pena. In questo Parla, Clitemnestra!, portato da Barletti/Waas sul palco di Spin Time, questa tensione amorosa che si perde nella consuetudine della schermaglia e nell’eternità della tragedia sembra far ricorrere simile peculiarità. Come statue classiche, cosparsi di gesso Agamennone (Gabriele Benedetti) e Clitemnestra (Lea Barletti) si fronteggiano a centro scena, nel buio solo contrastato da poche piccole torce azionate dal pubblico a proprio piacimento; raramente si guardano in volto, come se recitassero l’eternità di quelle parole che si intrufolano nel silenzio da sempre e per sempre, penetrando con la loro storia un tempo che preesiste a chi vi assiste e anche alla loro stessa lite. Il testo di Barletti, che la regia di Werner Waas accomoda sui corpi scolpiti in una scolpita oscurità, ha una simile intensità del suono, concedendosi mai banali strappi di rime che scivolano nella poesia. A muovere verso questo personaggio molto più che collaterale della tragedia greca è proprio l’inadeguatezza tra la sua consistenza effettiva e l’attenzione che oggi si direbbe “mediatica” data nel tempo, così importante e così poco raccontata, così determinante e ridotta ad appendice di tragedie ben più presenti. E allora? A chi parla questa Cltemnestra? Chi le ordina di parlare? Forse Agamennone vigliacco e un po’ pentito, forse il coro che ascolta e medita una giustizia più saggia, forse, chissà, lei stessa richiama attenzione a sé, si induce a parlare perché troppo è il tempo passato a tacere. Una donna, Clitemnestra, per tutte le donne che credono, si deludono, credono ancora, lasciano fare al tempo inaudito ciò che agli uomini è concesso, finché una donna tra le donne dice no e la tragedia, eterna, scopre in teatro la propria finitezza. (Simone Nebbia)

Visto a Spin Time. Crediti: di Lea Barletti; con Lea Barletti e Gabriele Benedetti; regia di Werner Waas; produzione Barletti/Waas GbR con il sostegno di Florian Metateatro e Consorzio Altre Produzioni Indipendenti

Cordelia, maggio 2025

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Simone Nebbia
Simone Nebbia
Professore di scuola media e scrittore. Animatore di Teatro e Critica fin dai primi mesi, collabora con Radio Onda Rossa e ha fatto parte parte della redazione de "I Quaderni del Teatro di Roma", periodico mensile diretto da Attilio Scarpellini. Nel 2013 è co-autore del volume "Il declino del teatro di regia" (Editoria & Spettacolo, di Franco Cordelli, a cura di Andrea Cortellessa); ha collaborato con il programma di "Rai Scuola Terza Pagina". Uscito a dicembre 2013 per l'editore Titivillus il volume "Teatro Studio Krypton. Trent'anni di solitudine". Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e raccolte saggistiche. È, quando può, un cantautore. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo Rosso Antico (Giulio Perrone Editore)

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