Questa recensione fa parte di Cordelia di maggio 25
Possiamo meglio accogliere il titolo dell’intenso e vario programma Made in America del Tulsa Ballet presentato al Teatro Comunale di Vicenza, ascoltando direttamente le parole del direttore artistico della compagnia fin dal 1995. Marcello Angelini, in un bell’incontro pubblico, confessa che al titolo lui stesso vi aggiunge, perentorio, «By Foreigners». Lo chiama un internal jocke, condiviso dai membri della compagnia: «fatto in America ma da stranieri». Ed è un bel mònito contro le superstiziose politiche anti-stranieri, che un po’ ovunque nel mondo sovranista si stanno affacciando. La storia del balletto americano è infatti tutta diasporica, un coacervo di identità meticcie inestricabile, spesso diviso tra ospitalità e assimilazione in un paese di migranti. Tale varietà di identità è senz’altro la più importante cifra stilistica del Tulsa Ballet che del suo vasto repertorio ha mostrato qui tre differenti lavori. In tutti e tre si percepisce ineccepibile una tecnica di movimento, a base classica, che lascia trasparire cura e allenamento (della scuola, della compagnia giovane e della compagnia principale) sorvegliatissimi. Il primo, Classical Symphony (2016), è una bellissima coreografia di Yuri Possokhov, su musiche di Sergei Prokofiev (Symphony No. 1 in D major, Opus 25 “Classical”): un virtuosismo anche spesso giocato su difficili equilibri e torsioni del busto (con piroette eseguite in ginocchio!) sviluppano una fluidità del movimento continua e orizzontale, perfettamente organica. In Divenire (2022), il coreografo Nicolò Fonte elabora sulle musiche di Ludovico Einaudi (Divenire, Origine nascosta, Corale, Experience) e di Matteo Saggese e Anna Phoebe (Dancing leaves), un progetto più cotemporaneo, in perfetta consonanza con una musica ciclica e ipnotica: colpisce la figura in chiusura di una interprete sollevata ma inclinata come una revoca di ogni imposta o forzata verticalità. Mentre in Remember our song (2022), Andy Blankenbuheler, “The King of Boroadway”, realizza qui il suo primo (riuscito) lavoro per una compagnia di balletto: l’equipaggio di un sottomarino, di fronte alla morte, evoca le presenze dei propri affetti, sulle note pop di Regina Spektor. (Stefano Tomassini)
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CLASSICAL SYMPHONY
2016 – Programma Masters of Dance
coreografie Yuri Possokhov
musiche Sergei ProkofievSymphony No. 1 in D major, Opus 25 “Classical”
disegno luci originale David Finn, messo in scena da Alfonso Martin e ricreato da Michael Mazzola
disegno costumi Sandra Woodall, gentilmente forniti da Atlanta Ballet
DIVENIRE
2022 – Porgramma Creations in Studio K
coreografie Nicolo Fonte
musiche Divenire, Origine nascosta, Corale, Experience di Ludovico Einaudi, su licenza di G. Schrimer, Inc. Publisher e Copyright owner; Dancing leaves di Matteo Saggese e Anna Phoebe. Su licenza di Reservoir Media & Manners McDade Music Publishing
disegno luci Les Dickert
disegno costumi Anaya Cuellen
REMEMBER OUR SONG
2022 – Programma Signature Series
coreografie Andy Blankenbuheler
messa in scena Lauren Kias
disegno luci Les Dickert
disegno costumi Lisa Zinni
musiche The Call di Regina Spektor; Further away compost, orchestrato e arrangiato da Greg Anthony Rassen, ulteriori arrangiamenti di Enrico De Trizio; Sing, sing, sing composta da Louis Prima ed eseguita da Benny Goodman e la sua orchestra