Questa recensione fa parte di Cordelia di luglio-agosto 25

Daniele Ninarello nel mirabile Anfiteatro Giuliano Scabia ha presentato un breve trittico (non recente, del 2021, in risposta al Covid) che non avevo ancora intercettato, dal titolo I offer myself to you. Si compone di tre lavori, di suggestioni istruzioni e consegne a Ninarello da parte di Alessandro Sciarroni, Elena Giannotti e Cristina Donà. Preceduti da una corrente di performer addestrati nel laboratorio del pomeriggio, dal piazzale di lato al Castello Pasquini fino all’anfiteatro, un flusso di presenze incarnate ci hanno letteralmente attirato con una moltitudine di visioni. Ecco cosa può un festival: riconsegnare allo sguardo lavori altrimenti mancati; fare del suolo urbano uno spazio di presenza e accoglienza, non più solo di transito. Ninarello sul palco, in una espressione che sembra sempre rannuvolata, un po’ biascica sgranando gli occhi, un po’ ruota il collo in cerca di pieghe e feritoie nell’aria, di certo per far passare senza svelare la consegna di un segreto taciuto da parte di Sciarroni. Nel secondo brano, Giannotti invece ha consegnato istruzioni non lineari e con molte limitazioni affinché il movimento sposti volumi e colmi ogni disparità; qui la danza è bellissima, si chiude con le mani sulla parete di fondo che scivolano in una corrente che libera e dissolve. Per il terzo, Donà ha consegnato a Ninarello una lettera su «come placare il frenetico»: è una danza morbida e di riconciliazione, qui ogni distanza imposta e obbligante è cancellata e resa invisibile, tanto che nel finale il corpo lascia il palco libero alla sola voce registrata. (Stefano Tomassini)
Visto all’anfiteatro Giuliano Scabia. Coreografia e danza Daniele Ninarello scores Coreografia Cristina Donà, Elena Giannotti, Alessandro Sciarron produzione Associazione Culturale Codeduomo