Banner workshop di critica a inDivenire
Banner workshop di critica a inDivenire
Banner workshop di critica a inDivenire

“Di me la notte sembra sapere” alle Orestiadi di Gibellina 2023. #sponsor

In prima nazionale, per la 42sima edizione delle Orestiadi di Gibellina, Enrico Stassi mette in scena cinque storie di donne – diverse fra loro per epoca, riferimenti storico-biografici, genesi letteraria – accomunate da un medesimo destino: l’offesa della incomprensione, del non riconoscimento, della discriminazione di genere, della reclusione, dell’oblio.

Il primo caso è Rosa, personaggio di fantasia, creato dalla drammaturga spagnola Diana Marta de Paco Serrano, tratto dal testo Aspettami in cielo… oppure no! (2015). Rivive, in un suo personale delirio comico grottesco, la tormentata vicenda d’amore con un uomo affetto da un grave disturbo, la cui natura si scoprirà nel corso del racconto e alla fine risulterà fatale a entrambi.     Il secondo caso è Lucia, danzatrice e scrittrice, figlia di James Joyce e amante di chi allora ne era il segretario, Samuel Beckett, la cui vita fu contrassegnata da un lungo peregrinare in diverse cliniche psichiatriche d’Europa. Maria Teresa Coraci ne rievoca la figura descrivendo il “naufragio” della sua mente.     Compare a un tratto – come in un salto di allucinazione storica – Clitennestra, il terzo caso, nella versione femminista immaginata da Dacia Maraini (I sogni di Clitennestra, 1978). Lo spettacolo ritaglia un momento di quest’opera: la figlia che fa visita alla madre internata e il dialogo impossibile che si dipana tra le due: Elettra, vestale dell’ordine patriarcale costituito, e Clitennestra, sovvertitrice di quell’ordine, che per questo consuma i suoi giorni tra le mura di un manicomio criminale.     Dall’abisso di questa contraddizione si passa alla leggerezza amara di Dorina, Dora Maar, la fotografa e pittrice francese, una delle poche amanti di Picasso a non finire suicida.     Leggerezza e ironia non riescono a salvare Camille, il quinto caso. Camille Claudel, l’allieva e amante del grande Auguste Rodin, scultrice di valore ella stessa, colei che per volere della madre venne internata a causa della sua presunta pazzia.

A dare voce e corpo sulla scena a tutti i personaggi sono le due attrici Elena Pistillo e Maria Teresa Coraci, autrice quest’ultima anche dei testi su Dora Maar e Camille Claudel.

Queste figure di donne così diverse fra loro, che si raccontano con parola di donna in questa partitura di testo a più mani, sono tenute insieme da un’unica dimensione: un sogno di settanta minuti. È come se la notte, in questo unico sogno, in uno spazio-scena tutto per sé, le accogliesse insieme, fuori da ogni sintassi logico-razionale-temporale, per dar loro parola e riconoscimento. In questo senso, le scene mutevoli e le visioni d’artista di Fabrizio Lupo concorrono a sottolineare e, si direbbe, a dichiarare l’emozione onirica dello spettacolo.

Eppure “Un giorno torneremo a essere” recita il prologo iniziale della poetessa Alejandra Pizarnik (La figlia dell’insonnia, 2015). La stessa a cui non sfugge la difficoltà del dirsi e l’inganno della parola.

 

Orestiadi di Gibellina

Gibellina, Baglio Di Stefano

30 luglio 2023, ore 21:00

https://www.fondazioneorestiadi.it/eventi/di-me-la-notte-sembra-sapere/

Questo contenuto è stato inserito da un utente attraverso il servizio I TUOI COMUNICATI. Inserisci anche tu un annuncio

Pubblica i tuoi comunicati

ULTIMI ARTICOLI

Il contemporaneo è ancora il futuro

Un viaggio nel festival dedicato alle nuove generazioni diretto da Fabrizio Pallara e programmato dal Teatro di Roma negli spazi di Torlonia e India. IL...