A Cracovia, sulla collina di Wawel si impone la costruzione dell’omonimo castello e della Cattedrale di Santa Maria; il centro dei poteri terreni e celesti della Polonia è l’enorme teatro all’interno del quale gli spiriti slavi si levano. Ed effettivamente di spiriti, anzi di simulacri (tra statue, pitture e ricami), che il dramma si anima. Gli uomini, a cui i cori fantasmagorici si rivolgono, non devono far altro che assistere e lasciarsi sopraffare dall’imponente esuberanza di immagini che Stanisław Wyspiański compone nell’esortare alla nascita di una nuova nazionalità polacca tra il 1903 e il 1904. I quattro atti (il risveglio delle statue dei sepolcri, la vigilia del fatale duello di Ettore, la storia di Giacobbe ed Esaù, e la salmodia del re Davide) si esauriscono nella Grande Notte di Resurrezione compiendo movimenti tra l’interno e l’esterno della Cattedrale in una parabola ascensionale dello spirito nazionale: dall’abbandono gioioso e vitale delle mortifere vestigia, al fedele sentimento patriotico, alla fondazione di una nuova nazione nella concordia e nell’amore. La nuova Polonia ha le sue radici nella cultura classica e giudaica (nelle cui geografie si confonde e si sovrappone), oltre che in una reminiscenza di paganesimo slavo, esattamente come qualunque Nazione libera d’Europa. Le acque del fiume Vistola, che sfiorano la collina di Wawel, trascinano lontano i ghiacci, e la gioia della rinascita esplode nell’inno che canta con eguale esaltazione gli amori carnali e l’entusiasmo inteso come elevazione verso il Sole.
HomeArticoli di ProsperoTeatro tra le righeAkropolis, di Stanisław Wyspiański, a cura di Andrea Ceccherelli e Katarzyna Woźniak,...
Akropolis, di Stanisław Wyspiański, a cura di Andrea Ceccherelli e Katarzyna Woźniak, Cue Press (2021)
di Redazione
1 min.
ARGOMENTI SIMILI
ULTIMI ARTICOLI
Medea’s Children di Milo Rau. Il sesto atto della tragedia
Recensione. Milo Rau alla Biennale Teatro 2024 ha portato in prima nazionale l'ultimo capitolo di un ciclo in cui i fatti di cronaca dialogano...