Questa recensione fa parte di Cordelia di maggio 25
Se ci si immagina una radio libera degli anni Settanta a Bologna, convenzionalmente vengono in mente più o meno le stesse cose: fumo di sigarette, un complicato strumento di trasmissione, una band surreale-rumorista, cartoni delle uova alle pareti, jeans avvitati su scarponcini alti e sgomberi della polizia. Tolte le sigarette, tutto il resto fa parte della scenografia di Pentothal. Prove di trasmissione, nuovo lavoro di Ruggero Franceschini, visto al Life Festival di Zona K. Inimmaginabile in via preventiva è, invece, lo schermo illuminato che domina lo sfondo su cui è proiettato un interfaccia molto simile a quello di Chat GPT. Franceschini, infatti, supportato da Residenze Digitali, nel 2024 ha generato un chatbot caricandovi sopra diversi testi e interventi appartenenti alla controcultura degli anni Settanta, tra cui le registrazioni di Radio Alice, storica radio libera a cui il drammaturgo e regista si ispira: durante lo spettacolo, come se fosse un ospite, il chatbot impersonifica autori e autrici esistenti, come Bifo e Shoshanna Zuboff, o personaggi fittizi, come Ugo Bastianini, protagonista di una canzone demenziale trasmessa proprio da Radio Alice. Con lui, attraverso domande dal pubblico o, più spesso, dai conduttori, si ragiona attorno al capitalismo della sorveglianza, sistema che si appropria dell’esperienza umana per trasformarla in dati, prevederla, influenzarla e sfruttarla per fini economici o politici. Occuparsi di un tema del genere proprio attraverso uno degli strumenti più utilizzati dal capitalismo della sorveglianza dà vita a una contraddizione inevitabile, che si inserisce in modo divertito all’interno di una struttura fluida, aperta e, proprio per questo, insensibile alle fratture. Poiché ogni incongruenza viene giustificata dall’atmosfera scalcinata e parodistica che avvolge la sala, questo paradosso non entra mai in crisi: emerge, allora, l’impressione che nel percorrere un’idea sperimentale arguta e complessa, si sia preferito, per prudenza, rifugiarsi in una baraonda. (Matteo Valentini)
Visto alla Fabbrica del Vapore, Life 2025: concept, regia e drammaturgia Ruggero Franceschini, con Angelo Callegarin, Paula Carrara, Ruggero Franceschini, live music I Fidanzati della Morte (Giacomo Benvenuto e Marco Papparotto), set design Kinga Kolaczko, visuals Tommaso Girardi, creative developer Michele Cremaschi, tutor Marcello Cualbu e Anna Maria Monteverdi, produzione SlowMachine, M.A.L.T.E., co-produzione Residenze Digitali – Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt), C.U.R.A. Centro Umbro Residenze Artistiche, AMAT, Centro di Residenza Emilia-Romagna (L’arboreto-Teatro Dimora / La Corte Ospitale), Piemonte Dal Vivo, Fuorimargine Sardegna, Associazione 4704, ZONA K Milano, con il supporto di DAS Bologna, Sineglossa, Kaliscopio, Binario1 Treviso, Reclaim the Tech, un ringraziamento speciale a Bifo e Frank Precotto foto Carlo Sgarzi