HomeArticoliAgrigento e oltre. Dal centro alla periferia, e viceversa

Agrigento e oltre. Dal centro alla periferia, e viceversa

Francesco Bellomo, direttore del Teatro Pirandello di Agrigento, si dimette nel pieno dell’anno di Agrigento Capitale. Un commento sulla condizione di salute del teatro pubblico nelle periferie più remote, nel quadro del dibattito relativo alle ultime vicende ministeriali

https://fondazioneteatropirandello.it/2022/03/intervista-con-il-direttore-artistico-del-teatro-pirandello-francesco-bellomo/

Torniamo ad Agrigento Capitale, dove il direttore “artistico” del Teatro Pirandello, Francesco Bellomo, ha recentemente rassegnato le proprie dimissioni. Bellomo è ora iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Roma, per l’ipotesi del reato di sostituzione di persona a danno dell’attore Roberto Iannone, come ricostruito dal Fatto Quotidiano. Ricordiamo le parole del collega Fabio Russello (La Sicilia) intorno alla relazione di questi con Calogero Pisano, FdI, di cui il primo sarebbe “espressione” dentro il Teatro.

Todo Modo, regia di Fabrizio Catalano. https://fondazioneteatropirandello.it/2023/10/todo-modo-inaugura-la-stagione-al-teatro-pirandello-un-successo-anche-tra-i-giovani-spettatori/

Noi ora entriamo nel merito della questione artistica. Soffermiamoci sul curriculum di Bellomo, dove sono elencati, citiamo testualmente, tra «un centinaio di spettacoli, alcuni dei quali, entrati a buon diritto nell’olimpo del teatro»: Pretty story, Il Natale di Martin, Il giardino degli ulivi, Anni 60… quasi 70, Le canzoni dell’amore, Una spina nel cuore. Molto divertente, se non fosse che stiamo parlando del direttore artistico di un teatro pubblico finanziato anche dal ministero. Abbiamo avuto il piacere di assistere a una di queste produzioni, sentendoci per tutto il tempo come Alex de Large durante la cura Ludovico. Un Todo Modo, da Leonardo Sciascia, di Fabrizio Catalano, nipote dello scrittore: regia inesistente, cast impreparato e addirittura incapace di avvalersi adeguatamente dello strumento vocale, aderenza letterale al testo, declamato con risibile pathos, scene e movimenti che non ne stiamo a parlare. Ma qui i letterati siciliani non sono affatto rischiosi: il loro nome garantisce successo di pubblico a prescindere. Per nostra fortuna, il Pirandello dispone dall’aprile del 2024 di un “Responsabile e Coordinatore delle produzioni culturali innovative”, Marco Savatteri. Ne abbiamo parlato, ma repetita iuvant: tale figura doveva garantire “visite teatralizzate” all’edificio nonché l’apertura di una scuola, l’Officina del Teatro Pirandello, prevista per il settembre 2024. Di questa non c’è ombra; intanto le visite teatralizzate ci sono state, tenute dalla compagnia della Casa del Musical, la scuola di cui lo stesso Savatteri è direttore. Aspetto, quest’ultimo, che lo pone in evidente conflitto di interessi rispetto all’apertura della scuola del Pirandello. Abbiamo nuovamente chiesto se tale attribuzione sia stata regolata da un bando pubblico o se si tratti di una nomina ad personam, se è a titolo oneroso, entro quanto tempo si prevede l’apertura dell’Officina. Continuiamo a non avere risposta.*

https://fondazioneteatropirandello.it

Comprendiamo che per lettori e lettrici questi nomi e dettagli possano sembrare solo colorita cronaca locale, ma la questione è molto seria. Perché parlarne? Perché le recenti dichiarazioni di Massimiliano Civica intorno all’eliminazione del “rischio artistico” costringono a una riflessione che interessi anche queste periferie sommerse. Ribadiamo e sottoscriviamo con forza l’illuminata domanda che già si poneva Cr.E.S.Co in merito alle conseguenze del DM: cosa succederà alle sale di provincia, a tutti gli spazi lontani dai grandi centri? Ma aggiungiamo anche: cosa ne è stato finora? Palermo e Catania presentano scenari interessanti, validi, stimolanti, inseriti all’interno di un dibattito che, con tutte le sue difficoltà specifiche e non specifiche, esiste resiste e monitora, reclama attenzione e avanza proposte, pretende formazione, crede e difende una certa idea di qualità, guarda all’esterno. Con i suoi limiti e i suoi punti di forza. Ma ci sono aree della Sicilia decisamente più problematiche, nelle quali il criterio delle sole economie viene applicato da decenni, impunemente e con successo, a danno delle meritevoli realtà professionali pure presenti sul territorio e, come isole nell’isola, distanti dai centri nevralgici.

Teatro Vittorio Emanuele, Messina
https://it.wikipedia.org/wiki/File:Teatro_Vittorio_Emanuele_II,_in_precedenza_Teatro_Sant%27Elisabetta.jpg

Scorriamo le questioni gestionali più recenti, oltre Agrigento Capitale. Nel dicembre del 2024, Alessandra Falci viene nominata direttrice artistica del Regina Margherita di Caltanissetta, salvo poi scoprire che alcuni incarichi presenti nel suo curriculum (presso il Manzoni e Virginy Isola Trovata di Roma), non le erano mai stati conferiti dai due soggetti in questione. Le irregolarità sono state riscontrate dalle verifiche di una commissione trasparenza, sollecitata dal sindaco nisseno Walter Tesauro (FI), che già aveva nominato Falci alla direzione. Per quanto riguarda il Vittorio Emanuele di Messina, dove comunque è presente una vivace comunità teatrale, nel 2023 Cristiana Minasi (e con lei gli altri e le altre artiste e operatrici) denunciava l’assenza di trasparenza nella nomina dei direttori artistici, a lungo rimandata e in fase di stallo; lo stesso anno, l’assessora regionale Elvira Amata nominava Orazio Miloro (area ex-AN/PdL) a commissario straordinario, nel quadro del mancato rinnovo del CdA, “congelato” senza possibilità di intervento sulle scelte di indirizzo. La questione si è protratta fino all’anno successivo, per concludersi con nomine molto discusse.

https://comune.agrigento.it/luogo/la-valle-dei-templi/

Tutte le vicende elencate hanno delle precise ricadute sulla qualità della programmazione, dalla quale vengono escluse, anzi ignorate dall’incompetenza dei dirigenti, le realtà più significative – quelle rischiose, appunto. Ora, la comunità teatrale italiana paventa quanto Civica ipotizza come rischi futuribili: la formula del recital, con un personaggio famoso sul palco; quella del personaggio noto affiancato da giovani attori e attrici per i ruoli minori, conseguentemente remunerati; quella dello spettacolo che, fin dal titolo, assicuri sfrenato divertimento. Orbene, ciò che tanto preoccupa per il futuro, nelle marginalità culturali di cui adesso parliamo, è una realtà consolidata da tempo. Si dia un’occhiata ai programmi agrigentini del Pirandello e del Palacongressi (sul quale, rimandiamo ancora qui. Per comprendere il livello di cognizione artistica è sufficiente scorrere i commenti all’articolo e tastare di propria mano). Il Palacongressi afferisce all’Ente Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi; a proposito della Valle, proprio ieri è uscita una comunicazione di Kinéma, prezioso festival cinematografico diretto dal regista Leandro Picarella, ingiustamente escluso dal nuovo, tardivo decreto sulla concessione di finanziamenti per Agrigento Capitale della Cultura 2025. Negli ultimi anni il festival ha rappresentato ad Agrigento uno dei pochi varchi di accesso al cinema d’autore, portando in città personalità come Letizia Battaglia, Andrey Andreyevich Tarkowsky, Antonio Rezza e Flavia Mastrella, Franco Maresco, Paolo e Vittorio Taviani. In un anno in cui sarebbe stato cruciale il sostegno a questo genere di esperienze, nel corso delle difficoltà che il cinema d’autore sta incontrando a livello nazionale, l’Ente Parco, di concerto col Comune, ha deciso di non sostenere il Festival dopo oltre dieci anni di lavoro sul territorio.

https://fondazioneteatropirandello.it/2024/12/il-teatro-pirandello-porta-il-teatro-in-citta-una-performance-itinerante-per-celebrare-la-storia/

Sono cronache da un futuro all’indietro, insomma, un memento che riguarda la penisola a tutte le latitudini. Il DM si pone l’obiettivo strategico di «creare i presupposti per un riequilibrio territoriale dell’offerta e della domanda, anche con riferimento alle aree svantaggiate». La Sicilia, in quanto sottoposta a condizione di insularità, si può considerare tale. Le tappe di questo riconoscimento sono state varie e ancora in fieri. Qui ci limitiamo a ricordare la riforma dell’articolo 119 della Costituzione, il quale ora prevede, per la Repubblica, la considerazione delle «peculiarità delle Isole» e l’impegno a favorire «le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità». Pensiamo agli artisti e alle artiste siciliane (e immaginiamo anche sarde), già strette a tenaglia tra la difficoltà di circuitazione all’interno dell’Isola, per i motivi descritti, e all’esterno, per via dei costi, dei tempi, degli imprevisti legati a spostamenti più difficoltosi che altrove. Prevarranno ancora le narrazioni stereotipate, come sempre, le cartoline esotiche di una Sicilia in salsa pirandelliana, condita alla Camilleri. Ma adesso troveranno inappellabile giustificazione e legittimazione: vendono, e guai ad arrabbiarsi. Dunque, di grazia, come si pensa di voler attuare “le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità”, per garantire il “riequilibrio territoriale”? Favorendo ulteriormente le cause alla base del medesimo svantaggio, a quanto pare, ma su scala nazionale. Ed ecco ottenuto l’agognato riequilibrio, al ribasso. Nell’attesa, musical maestro.

Tiziana Bonsignore

* In data 25/06 ci è pervenuta la risposta dal Teatro Pirandello: “L’incarico a Marco Savatteri è stato assegnato per meriti riconosciuti e per il valore dell’offerta artistica. Non è oneroso, ma è retribuito in base alle prestazioni. La fondazione non paga Marco Savatteri, ma la sua compagnia se e quando produce spettacoli che vengono messi in scena. L’officina non è stata finanziata.”

Telegram

Iscriviti gratuitamente al nostro canale Telegram per ricevere articoli come questo

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Pubblica i tuoi comunicati

Il tuo comunicato su Teatro e Critica e sui nostri social

ULTIMI ARTICOLI

Davide Enia. Autoritratto di sangue

Davide Enia con Autoritratto va indietro nel tempo a intercettare la memoria perduta delle stragi di mafia, gli effetti sulla Palermo del tempo successivo...