Questa recensione fa parte di Cordelia di maggio 25
In un momento di chiamate alle urne per il referendum del 7 e 8 giugno, e di contemporanei suggerimenti vacanzieri, è suggestivo assistere a uno spettacolo come Fight Night, che la compagnia belga Ontroerend Goed mette in scena dal 2013. Munito di un telecomando a cinque canali, ogni spettatore è invitato da una moderatrice a esprimere le proprie preferenze rispetto, innanzitutto, a cinque candidati di diversa età, genere ed etnia, e poi a diverse altre caratteristiche, volte a individuare, tra quei cinque, il candidato più rappresentativo della maggioranza. In quale fascia di reddito ci si inserisca; se si sia pagato o meno il biglietto; se da un leader si desideri essere rispettati, ispirati, guidati o protetti; se il sistema sia da considerare equo, abbastanza equo, neutro, abbastanza iniquo o iniquo: ogni scelta corrisponde a un arretramento di un candidato o a un suo avanzamento, fino all’eliminazione o al trionfo, tra proclami elettorali e dibattiti all’americana che avvengono su un minimale palchetto rialzato. Non sono in gioco particolari questioni etiche, la drammaturgia non intende concentrarsi sui grandi temi del nostro tempo. All’interno di un meccanismo elettorale di cui sia il fine, sia i meccanismi di raccolta e conteggio dei voti sono imperscrutabili, la riflessione si appunta piuttosto sull’atto stesso del voto, che si riduce al pigiare un pulsante in un brevissimo arco temporale, saltando quei passaggi che dovrebbero idealmente sostanziare una democrazia, come l’informazione, il ragionamento, la discussione. Una sintesi, questa, forse un poco brutale, ma capace di restituire la condizione dell’elettore nelle democrazie contemporanee, alienato rispetto al proprio diritto di voto e pervaso dalla costante sensazione che quel segno tracciato sulla scheda comporti, al meglio, una pura formalità, al peggio, l’elezione di un soggetto sì rappresentativo, ma pericoloso. (Matteo Valentini)
Visto alla Fabbrica del Vapore, Life 2025: diretto da Alexander Devriendt, scritto da Alexander Devriendt, Angelo Tijssens, interpretato da Aurélie Lannoy, Eva Rys, Jonas Vermeulen, Michaël Pas, Prince K. Appiah, Eliza Stuyck, Bastiaan Vandendriessche, Charlotte De Bruyne, Nathan Christiaensen, Aaron J. Gordon, in scena a Milano Aurélie Lannoy, Eliza Stuyck, Bastiaan Vandendriessche, Prince K. Appiah, Eva Rys, Aaron J. Gordon, sistema di votazione Samir Veen, Nick Mattan, design Nick Mattan, costumi Valerie Le Roy, direttore di produzione Lynn Van den Bergh, tecnici Tuur Decoene, Bent Dujardin, Diederik De Cock, Ine Van Bortel, Nick De Keyser, Jakke Theyssens, software Florian Van Belleghem, Mixx, produzione Ontroerend Goed, coproduzione Perpodium, in collaborazione con NTGent, con il sostegno finanziario di Comunità fiamminga e città di Gand, con il sostegno della misura Tax Shelter del governo federale belga e di Casa Kafka, un ringraziamento speciale a UMS Ann Arbor, Charleston Gaillard Center e i co-creatori originari di The Border Project. Foto Michiel Devijver