Vestiti della nostra pelle. Bando 2025

Un cantiere di messinscena a cura di Andrea Cosentino. Factory creativa per giovani gruppi con un progetto artistico autonomo.Da settembre a dicembre, con restituzione pubblica al TeatroBasilica a dicembre 2025. il bando scade il 31 maggio 2025

Un cantiere di messinscena a cura di Andrea Cosentino
Factory creativa per giovani gruppi con un progetto artistico autonomo
Da settembre a dicembre, con restituzione pubblica al TeatroBasilica a dicembre 2025
La residenza si inserisce nel «Progetto per un teatro necessario» legato alla didattica del Dipartimento SARAS (insegnamento di Storia della Regia) ed è inquadrato nelle attività di Terza Missione della Sapienza Università di Roma

Candidature da inviare entro il 31 maggio

Vestiti della vostra pelle non è un laboratorio dove si trasmettono tecniche o metodi da applicare, ma un luogo di incontro e di scambio in cui, in funzione dei progetti presentati dai partecipanti, si sperimentano specifici percorsi per la creazione di un corto teatrale. I partecipanti saranno chiamati a condividere un doppio percorso di sperimentazione: da un lato, la ricerca per trovare le forme più adatte alla realizzazione del proprio progetto; dall’altro, la collaborazione con i tutor alla definizione di un processo didattico aperto, utile a formalizzare la terza edizione del progetto di residenza didattica nel quadro più generale della Terza Missione universitaria nel settore dello spettacolo dal vivo.

La quarta edizione del progetto è promossa in collaborazione con il TeatroBasilica. Inoltre, dallo scorso anno e grazie alla partnership con Carrozzerie n.o.t.Cranpi e Argot ProduzioniVestiti della vostra pelle, accanto al tutoraggio artistico di Andrea Cosentino, apre un ulteriore spazio di formazione dove confrontarsi con le questioni legate alla produzione e alla distribuzione.

“Il punto di partenza è la creazione di un contesto nel quale chi partecipa non è considerato un allievo da istruire, ma qualcuno che si allena ad affrontare il vuoto che ognuno deve attraversare per ridefinire ogni volta cos’è il teatro, per poter costruire il proprio. I promotori di Vestiti della vostra pelle sono convinti che il dovere di chi fa teatro oggi è quello di reinventare continuamente non solo il senso dello stare in scena, ma anche quello dello stare in platea. L’intento è di dare vita a una sorta di atelier creativo, motivo per cui saranno selezionati gruppi con un progetto artistico autonomo. Il punto su cui bisogna concentrarsi quando si lavora a un nuovo spettacolo non è il come, ma il perché. La forza va trovata dentro questa domanda: perché e per chi mi metto a lavorare? È lì che si nasconde qualcosa di prezioso. Il resto ne consegue: ed è pensiero, artigianato e determinazione. La residenza condotta da Andrea Cosentino si inserisce nel «Progetto per un teatro necessario» legato alla didattica del Dipartimento SARAS (insegnamento di Storia della Regia) ed è inquadrato nelle attività di Terza Missione della Sapienza Università di Roma come momento di scambio e di incontro tra il dentro e il fuori l’università; in quest’ottica il bando è rivolto sia a studentesse e studenti universitari che abbiano progetti teatrali, sia a giovani in formazione non iscritti a un corso di laurea”.

Guido Di Palma, Noemi Massari

“Io non sono un didatta, non so come si diventi attore, né regista, né drammaturgo. Per pretendere di formare qualcuno, devi supporre di conoscere un mestiere, e per conoscere un mestiere, devi presupporre un linguaggio. Io credo che il teatro sia una cosa molto precisa, che quando accade si riconosce, ma i cui codici sono continuamente da reinventare. Quello che c’è da fare è crearsi il proprio teatro, ognuno il suo. Io metto a disposizione la mia esperienza, i partecipanti le loro domande. Perché si formino delle domande interessanti, bisogna che ci siano progetti. Non mi puoi domandare: come si fa il teatro? Il mio dovere è sottrarmi come maestro, far sì che i partecipanti prendano confidenza con la condizione abituale dell’artista, che si allenino ad affrontare il vuoto che ognuno deve attraversare per ridefinire ogni volta cos’è il teatro”.

Note di Andrea Cosentino

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