HomeMedia partnershipUp To You: un festival sempre giovane per sconfinare il presente

Up To You: un festival sempre giovane per sconfinare il presente

Dal 18 al 25 maggio 2024 torna a Bergamo, Brusaporto e Scanzorosciate Up To You, festival-laboratorio di arti performative contemporanee a cura della Direzione Artistica Partecipata under 30, un progetto ideato e accompagnato dalla compagnia Qui e Ora Residenza Teatrale. Articolo in mediapartnership.

Un Seul Souffle – Foto Petru Cojocaru

C’è in Lombardia un festival che da sei anni si interroga radicalmente sul ruolo della curatela, sui confini tra le generazioni e sul rapporto tra arte e territorio. Un progetto che fa dell’apertura un principio motore e creativo per riconoscere ai giovani il ruolo di soggetti culturali attivi, capaci di visione e responsabilità. Opera in profondità, andando a scavare il tessuto culturale, per estrarne nuove radici, costruire comunità.

È questo il tratto distintivo di Up To You, la manifestazione teatrale che, giunta alla sua sesta edizione, continua a collocarsi come spazio per la riflessione, fondato su una radicale pratica di partecipazione giovanile. Il suo cuore pulsante è difatti la Direzione Artistica Partecipata: un collettivo di trenta ragazze e ragazzi under 30 – provenienti da tutta Italia – che lavorano fianco a fianco con Qui e Ora Residenza Teatrale, in un percorso che intreccia formazione, visione critica e dialogo con la scena contemporanea.

Ma cosa è cambiato rispetto agli inizi? Se il mondo in questi ultimi anni si è radicalmente trasformato, attraversando pandemie, conflitti e crisi umanitarie, vacillando di fronte alla stessa ascesa di regimi autoritari, gli apparati culturali sopravvivono nel tentativo di rileggere questi eventi ponendosi in ascolto delle creatività emergenti, ereditandone il vigore, la novità delle spinte: «Il festival Up To You – racconta Qui e Ora Residenza Teatrale – nasce dal desiderio di condividere questo sguardo attento sul presente con chi è più giovane di noi, nella speranza di costruire, se pur con fatica, spazi di pensiero critico. Non decidiamo mai a priori che cosa racconterà il festival, cerchiamo di definirlo piuttosto passo dopo passo, insieme alla direzione artistica partecipata under 30. Ci poniamo in ascolto del fermento artistico che arriva attraverso la call rivolta alle artiste e agli artisti under 35. Poi, con una costante e attenta ricerca, mettiamo in dialogo gli spettacoli selezionati dalla direzione artistica partecipata con quelli scelti da noi».

Foto Mauro Val

Se ci fermiamo a riflettere su quest’alleanza orizzontale giovanile, appare naturale chiedersi da dove essa si origini, da dove prenda spunto, dove voglia posizionarsi e soprattutto rispetto a chi. «Risuona in noi la necessità di confrontarsi con gli schemi del passato – dichiarano le giovani curatrici e curatori – e, in questo tentativo di sovversione, di cercare nuovi alleati, chi, come noi, è alla ricerca di sé, a chi non smette mai di dubitare, a chi si accorge dell’altro, a chi sogna un’esperienza comune».
Per farlo però, questa generazione ci parla di orizzonti che devono essere re-immaginati, di limiti che possono essere smussati per ritrovare non solo un proprio spazio di azione, ma anche un linguaggio che possa ridefinirli, al passo con i mutamenti socioculturali che investono il mondo di oggi. Proseguono: «Un confine è uno spazio di negoziazione, all’interno del quale si mette alla prova un’identità. Il teatro è il luogo per eccellenza di questa continua transizione; per noi è lo strumento che manifesta i desideri di trasformazione che rivendichiamo come generazione». Eppure, se questo termine importantissimo che utilizzano, rivendicare, richiama da un lato la voglia di appropriamento – di spazi, di iniziative, ma anche solo di possibilità nel dispotico mondo lavorativo attuale – dunque un movimento verso sé, dall’altro esso include necessariamente anche un ripensamento del rapporto con l’altro che passa attraverso una risemantizzazione della relazione con ciò che ci circonda. Non appare casuale, dunque, il tema scelto per questa nuova edizione: “Sconfinare?”, formulato con un punto interrogativo che è una domanda a tutti gli effetti, o meglio, una call to action che non va a chiamare in causa solo i luoghi ma anche e soprattutto gli stessi linguaggi.

Vetrina XL Foto Dario Bonazza

Gesti della soglia – quelli che esistono nel limine tra intimità e coralità, tra gesto e pensiero, tra individuo e collettività – corpi che ascoltano, voci che reclamano spazi, desideri che si trasformano in pratiche condivise parlano di un festival che interroga il nostro tempo. Domenica 18, Susannah Iheme chiama a raccolta corpi disposti a questionare su se stessi e su ciò che li circonda attraverso un laboratorio lontano da estetiche formali e selettive – aperto a tutte e tutti – accogliendo la diversità dei movimenti e proponendo un’esplorazione incarnata dell’incontro. Calato in una dimensione autobiografica e corale, invece, è il lavoro Abdoulaye e Mamadou non sono morti, di Teatro Periferico, diretto da Paola Manfredi, testimonianza degli allontanamenti imposti, delle morti silenziose che ci ostiniamo a ignorare. I do not fit in di Michela Di Savino si fa gesto estetico e rivendicazione identitaria riflettendo sulla visibilità e sull’autodeterminazione del sé, mentre Tecniche di lavoro di gruppo. Appunti per uno Schiuma Party di Pietro Cerchiello / Dimore Creative, vincitore del bando Cura 2024, mette in scena ironicamente un’utopica società per le nuove generazioni.

Foto Mauro Val

Mercoledì 21 è il giorno dedicato alla danza, alla sua capacità di far emergere le fratture del presente attraverso le dinamiche agite dal corpo. Qui debutta in anteprima Non ho chiesto (io) di venire al mondo di Zerogrammi, firmato da Alessandra e Roberta Indolfi e vincitore del Premio Cantiere Risonanze Network 2024, una riflessione urgente sul senso dell’esistenza e sullo scarto tra ciò che si è e ciò che si dovrebbe essere. Albatros di Pablo Ezequiel Rizzo utilizza invece i corpi in trasformazione, che diventano creature ibride, figure che sfidano la logica e che si aprono alla possibilità dell’essere-altro, in una ricerca sensoriale di identità. Giovedì 22 maggio, l’Auditorium Piazza della Libertà accoglie Pornografico Vaudeville (o Manifesto sul Nulla) di Stefano Poeta, opera vincitrice del premio dello European Young Theatre Group Competition che analizza la figura dell’uomo incel, tra patetismo e violenza, tra vittimismo e rancore nei confronti del femminile, generando una riflessione sulle derive del potere, ma soprattutto sulla sua costruzione sociale. A seguire, l’incontro moderato da Greta Tosoni apre uno spazio di dialogo sul tema. Venerdì 23, l’Auditorium ospita CA-NI-CI-NI-CA di Greta Tommesani e Federico Cicinelli, che indaga lo sfruttamento nelle filiere agroalimentari e la sua percezione sociale attraverso diversi livelli di pratica e a seguire le note musicali del rito sonoro di GHOST TRACK. Techno-racconti da una provincia fantasma. Sabato Giulia Scotti presenta il suo, Quello che non c’è, Premio Tuttoteatro 2023, per parlare dell’eredità di quel dolore che è la perdita, di come si intrecci ai ricordi che ci affidano gli altri per comprenderla.

Un Seul Souffle

Accanto al cartellone artistico, progetti speciali e formati ibridi danno profondità alla struttura del festival: tra questi, Come Together, dispositivo interculturale che da quattro anni accompagna Up To You con incontri, pratiche, narrazioni multilingue con RE.M – Redazione Multilingue, a cura di Luca Lòtano e Silvia Baldini, laboratorio di scrittura e documentazione artistica che trasforma il festival in una “seconda scena” redazionale interrogando il linguaggio come forma di cura e attraversamento; DECA+, un laboratorio promosso da NEXT, progetto internazionale che indaga la possibilità di un festival realmente aperto, accessibile, sostenibile; C.A.P.R.A. di Anna Ida Cortese offre consulenza gratuita a giovani artisti e artiste su pratiche e progettualità, mentre Ama i tuoi mostri di Cleo Bissong propone un atto poetico e iconoclasta: trasformare il disprezzo per ciò che è “fuori norma” in potenza creativa. Il festival si conclude domenica 25, con la performance itinerante Un solo respiro al Parco Goisis in cui i corpi, guidati da Alessia Pinto e Océane Delbrel danzano tra gli spazi urbani come fossero nuovi territori da ascoltare, in una camminata rituale che è riscoperta dello spazio e del tempo per restare nel presente. La città, attraversata, si offre così come palcoscenico vivo, e la danza, lì, diventa linguaggio in comune.

Redazione

info e programma: https://www.quieoraresidenzateatrale.it/up-to-you/

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