TRUE COPY (Berlin)

Questa recensione fa parte di Cordelia di ottobre 25

True Copy, andato in scena al Teatro Vascello per Romaeuropa, è una conversazione con Geert Jan Jansen, uno dei falsari di opere d’arte più abili mai esistiti; una lezione sulle competenze necessarie per poter rendere credibile un falso; ma lo spettacolo di Berlin, alla cui ideazione, regia e interpretazione figura anche il nome del pittore olandese, è anche e soprattutto occasione per lo smascheramento dell’ipocrisia del mondo dell’arte. Del resto, quanto accade in scena – come spesso succede negli spettacoli della compagnia belga – parte da una prospettiva documentaria; in questo caso, ancora più che in altri loro spettacoli, non si mette in dubbio la veridicità dei fatti, proprio perché il fuoco tra vero/falso è al centro della narrazione più che del dispositivo di lettura. Le vicende ripercorrono i primi azzardi, il successo costellato dall’ironico e cinico stupore nel vedersi riconoscere le proprie versioni da artisti, critici blasonati, polizia stessa (al suo arresto – per un errore ortografico – fece seguito un rilascio in pochi mesi perché tra le tele sequestrate c’erano anche quadri originali e nessuno riusciva a distinguerli), fino alla scelta di firmare opere originali con il proprio nome (“ma le vendo a molto meno”). Sul palco il pittore, in una prima fase in dialogo con Yves Degryse, alle spalle un telo per proiezioni circondato da cornici vuote, che mostrano poi la riproduzione del proprio studio al cui interno sparisce più volte, rimanendo voce acusmatica e dando impressione che quanto si veda sia prosecuzione di quanto è stato prima. Anche qui, vero e fittizio sono termini che vengono continuamente messi in discussione. Sta accadendo sul serio o quello che ci è impossibile vedere direttamente se non per tramite del filtro video, è accaduto in altro tempo? E dunque, se quell’idea di “originale” viene manomessa, si può dire vera, falsa o addirittura contemporaneamente vera e falsa? Accettiamo il patto, così come accettiamo che quello in scena possa essere o non essere realmente il Jansen, perché in fondo veniamo trascinati nella storia, nello svelamento dell’ipocrisia e del lucro di un business tra i più redditizi. (Viviana Raciti)
Visto al Teatro Vascello. Romaeuropa Festival. Ideazione e regia: BERLIN / Bart Baele e Yves Degryse con Geert Jan Jansen e [alternativamente] Yves Degryse e Fien Leysen |Assistenti: Geert Jan Jansen, Luk Sponselee |Video: BERLIN, Geert De Vleesschauwer, Jessica Ridderhof e Dirk Bosmans |Montaggio video: BERLIN, Geert De Vleesschauwer e Fien Leysen |Scenografia: Manu Siebens, Ina Peeters e BERLIN |Disegno luci: Barbara De Wit |Composizione musicale e missaggio: Peter Van Laerhoven [crediti completi]

Cordelia, ottobre 2025

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Viviana Raciti
Viviana Raciti
Viviana Raciti è studiosa e critica di arti performative. Dopo la laurea magistrale in Sapienza, consegue il Ph.D presso l'Università di Roma Tor Vergata sull'archivio di Franco Scaldati, ora da lei ordinato presso la Fondazione G. Cinismo di Venezia. Fa parte del comitato scientifico nuovoteatromadeinitaly.com ed è tra i curatori del Laterale Film Festival. Ha pubblicato saggi per Alma DL, Mimesi, Solfanelli, Titivillus, è cocuratrice per Masilio assieme a V. Valentini delle opere per il teatro di Scaldati. Dal 2012 è membro della rivista Teatro e Critica, scrivendo di danza e teatro, curando inoltre laboratori di visione in collaborazione con Festival e università. Dal 2021 è docente di Discipline Audiovisive presso la scuola secondaria di II grado.

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