Questa recensione fa parte di Cordelia di ottobre 25

C’è un’immagine bellissima nei primi momenti, la guardo affascinato: all’apertura del sipario un corpo nudo di schiena, capelli lunghi, legato a un paracadute che ancora gonfio di vento scalpita in direzione opposta. Guardo l’umano venuto da un altro mondo, nelle luci di penombra di Oscilla, dalla platea dell’Argentina per il debutto del gruppo italo-spagnolo Kor’sia a Ref. Simulacro, diretto da Mattia Russo e Antonio de Rosa, vorrebbe riflettere sulla società digitale, e interrogare “il senso della nostra epoca tra iper-connessione e distorsione della realtà.” Ecco allora uno schermo in mezzo al palco in cui si agiteranno filmati di boschi, natura in fiamme, bianchi cavalli al galoppo. Ho sempre diversi dubbi quando il video viene utilizzato con questa modalità a la Blob: distoglie lo sguardo dai performer, rischia di farci andar bene qualsiasi immagine. Incessante il tappeto sonoro iniziale, mentre una fitta nebbiolina addensa la visione, l’audio è un fruscio elettrico. Tutti sono avvolti in tute nere futuristiche, uno di loro porta in scena una bicicletta e il tappeto sonoro viene interrotto da un pezzo romantico della metà del Novecento che poi tornerà verso la fine dello spettacolo. Dove siamo? In un mondo distopico in guerra perenne (uso di fucili e combattimenti vengono mimati nella danza) oppure in un videogame? Di nuovo sferragliare metallico, lotte e tempeste di proiettili: guardo l’orologio, mancano ancora 20 minuti. Kor’sia si perde nell’illusione che gli effetti speciali (come il reticolato a la Matrix sulla platea dell’Argentina) possano bastare al racconto, ma è la drammaturgia a mancare di solidità (e della capacità di mettere insieme alcune buone idee) e l’effetto luna park è dietro l’angolo; come d’altronde all’apparato coreografico manca mordente, comunicatività e capacità di sorprendere. Suggestiva l’atmosfera dei minuti finali, forse siamo di fonte a un’umanità rinata, o a un passato glorioso: in una strada ragazzi e ragazze del secolo scorso, il paesaggio è ambiguo, lynchiano.
Visto al Teatro Argentina. Romaeuropa Festival 2025. Idea e Regia: Mattia Russo e Antonio de Rosa Coreografia: Mattia Russo e Antonio de Rosa in collaborazione con gli interpreti Drammaturgia: Agnès López-RíoScenografia: Amber Vandenhoeck in collaborazione con Mattia Russo e Antonio de Rosa/Kor’sia Musica Originale: Alejandro Da Rocha Costumi: Progettazione e direzione creativa di Luca Guarini Luci: Oscilla Foto di Aitor Laspiur
Cast: Samuel Van der Veer, Helena Olmedo Duynslaeger, Samuel Dilkes, Edoardo Brovardi, Martina Anniciello, Benoît Couchot













