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SdisOrè (regia di Gruppo UROR)

Questa recensione fa parte di Cordelia di ottobre 25

All’interno della sua trilogia dedicata agli Atridi, Eschilo scelse di raccontare in Coefore la vendetta di Oreste nei confronti della madre Clitennestra, colpevole di aver ucciso suo marito, Agamennone, con la complicità dell’amante, Egisto. Vendetta compiuta sotto gli occhi e i consigli di Elettra, sorella di Oreste devota alla memoria del padre. Intorno al 1991, nei suoi ultimi anni di vita, Giovanni Testori riscrisse la tragedia per Franco Branciaroli, intitolandola SdisOrè (letteralmente: “si dice Oreste”) e affidando a un grammelot di italiano, latino maccheronico e dialetto lombardo l’espressione della violenza arcaica traboccante dall’originale eschileo. Hystrio Festival il testo è messo in scena dal Gruppo UROR, con Evelina Rosselli che prende su di sé il compito di narrare la storia e di incarnare i suoi personaggi attraverso le maschere e le marionette prodotte da Caterina Rossi, capaci di esaltare gli elementi grotteschi e primitivi serpeggianti all’interno del testo. Resistono i contrasti che la tradizione tragica ci ha consegnato, ma si incardinano in volti e in corpi deformi, si sporcano con le loro pulsioni ancestrali. Così, la furia vendicatrice fa di Oreste un energumeno dagli occhi stravolti; la lunga solitudine e il disprezzo verso la madre danno ad Elettra un’attitudine da zitella morbosa; l’appetito sessuale rende Clitennestra una tiranna tanto feroce quanto impotente, ridotta a costringere per la soddisfazione del proprio piacere un Egisto prosciugato dal terrore. «Testori consente di essere grotteschi», dice Rosselli intervistata da Vittoria Caprotti, e in effetti l’abbassamento scatologico della materia tragica genera nello spettatore un’oscena ilarità e un orrore ridanciano, che si stemperano quando l’attrice si libera di tutte le sue protesi e racconta il finale testoriano della tragedia, in cui al brusio della giuria dell’Areopago e all’olimpica giustizia ateniese si sostituiscono un suono e un concetto sconosciuti alla Grecia del VI a.C: lo scampanio di una chiesa e il perdono cristiano. (Matteo Valentini)

Visto al Teatro Elfo Puccini, Hystrio Festival, settembre 25. di Giovanni Testori regia di Gruppo UROR
con Evelina Rosselli realizzazione maschere e marionette Caterina Rossi Sound design Franco Visioli Light design Camilla Piccioni produzione esecutiva PAV con uno sguardo di Antonio Latella e il sostegno di AMAT Marche e Comune di Pesaro. Il progetto ha debuttato presso il Teatro Olimpico di Vicenza nell’ambito del Festival 77° ciclo dei classici a cura del Teatro delle Albe.

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Matteo Valentini
Matteo Valentini
Matteo Valentini ha conseguito una laurea in Letterature moderne e un dottorato in Storia dell’arte contemporanea presso l’Università degli studi di Genova. È tra i fondatori dell’Oca – Osservatorio Critico Autogestito, webzine di critica teatrale, e collabora anche con Hystrio e Teatro e Critica. È docente di ruolo di Italiano e Storia presso il Convitto Nazionale Longone di Milano.

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