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Quanto costa andare a teatro in Italia?

Un’analisi del costo dei biglietti nei teatri pubblici, focalizzando lo sguardo soprattutto su quelli che ministerialmente rientrano nella categoria dei Teatri Nazionali, con alcune eccezioni sui Teatri delle Città (ex Tric).

Qualche giorno fa in un breve post pubblicato sulle mie pagine social riflettevo sulla questione relativa ai prezzi dei biglietti teatrali. È un tema poco (o forse dovremmo dire mai) frequentato dalla critica teatrale, forse perché ritenuto secondario ma anche perché la critica è spesso lontana dalla dinamiche dei prezzi, dato che l’unico privilegio ormai intatto sta proprio nella gratuità dell’ingresso (che poi è lo strumento minimo di una professione mutata negli ultimi decenni in modo importante, come analizzavo in questo articolo); nel post spiegavo dunque di voler utilizzare questo piccolo privilegio per aprire un dibattito.

Ripartiamo dal costo di uno spettacolo di punta: nel post facevo riferimento a Valentina di Caroline NGuieme, programmato da Romaeuropa Festival e realizzato in collaborazione con il Teatro di Roma. Il costo platea è di 44 euro (40 + 4 di prevendita) e il costo più basso è riscontrabile nei biglietti di III e IV ordine alla cifra, tutt’altro che modica (se pensiamo che sono i posti più lontani e talvolta scomodi), di 27,5 euro. Si risparmia 4 euro se lo stesso spettacolo lo si compra nelle serate di Romaeuropa (i due teatri si dividono lo sbigliettamento) perché in questo caso non c’è il costo commissione, la piattaforma invece è sempre la stessa, Vivaticket.

Teatro di Roma e Romaeuropa sono due fondazioni finanziate dai contributi pubblici, sia nazionali che locali, e attuano delle politiche di prezzo che prevedono una certa scontistica. Il teatro nazionale della città ad esempio offre una riduzione del 20% per gli over 65 e gli under 35: altre riduzioni, pure molto sensibili, sono destinate agli studenti universitari e agli operatori, ma i biglietti con queste tariffe non sono acquistabili online (basterebbe un codice sconto). Anche Romaeuropa ha nel proprio carnet una scontistica dedicata ai più giovani e agli spettatori anziani e un meccanismo legato ai cosiddetti Coin, ovvero abbonamenti di diverse taglie che permettono un risparmio a patto di acquistare più biglietti contemporaneamente. Ciò che manca in entrambi i casi è una scontistica per i redditi più bassi e che impedisca l’invenduto, sono presenti offerte mordi e fuggi destinate però a chi è iscritto alle newsletter o a chi segue i social di queste istituzioni.
Per gli spettatori e le spettatrici con disabilità il TdR riserva una riduzione (il cui prezzo non è segnalato sul sito, bisogna chiamare) e la gratuità per l’accompagnatore o l’accompagnatrice; Romaeuropa rimanda alla biglietteria telefonica vista la diversità degli spettacoli e degli spazi proposti. Al Tdr per gli operatori e le operatrici dello spettacolo viene segnalata la possibilità di riduzione per tutte le sale, ma online i prezzi sono presenti solo per India e Torlonia e non per l’Argentina.

Come si comportano i teatri delle altre città? Rimaniamo sul piano più rappresentativo per questo discorso: quello relativo alla spettacolarità ad alto budget dei teatri pubblici. Naturalmente il teatro non è solo questo, e fortunatamente è possibile vedere produzioni più piccole a costi molto contenuti, nello stesso programma di Romaeuropa ad esempio le sezioni Dancing Days e Anni Luce offrono spettacoli di grande interesse anche a meno di 15 euro. Come pure avviene nelle stagioni di molti teatri di piccola taglia a Roma e in altre città.
Però è innegabile quanto sia imprescindibile il confronto con il grande palco, con i nomi di richiamo della recitazione, della regia e della coreografia nazionale e internazionale. Anche perché se è vero che nei luoghi più laterali del sistema si possono incontrare vere e proprie epifanie è altrettanto vero che oggi il grande spettacolo può diventare spazio di scoperta e dibattito culturale.

Cominciamo da Milano. Il più importante e finanziato teatro d’Italia infatti attua una differenziazione notevole dei prezzi a partire dalla provenienza dello spettacolo: gli spettacoli ospitati in cartellone hanno un prezzo massimo di 33 euro (11 euro in meno se lo si confronta con il totale dell’Argentina) e 40 per gli spettacoli prodotti dallo stabile milanese. Intanto bisogna però chiarire che qui una volta cliccato sul tasto acquista del teatro atterriamo su una piattaforma proprietaria, il Piccolo non usa altri gestori, e questo gli dà la possibilità di risparmiare quel 10% incontrato col Teatro di Roma. Inoltre già nella scheda spettacolo del sito vengono segnalate le repliche in promozione: durante la settimana è infatti possibile trovare degli sconti che permettono di acquistare biglietti di platea a 24 euro. Accade per tutte e tre le sale (Strehler, Grassi e Melato), così da ridurre la possibilità di posti invenduti. Per quello che riguarda le riduzioni il teatro diretto da Claudio Longhi attua le più classiche (giovani e senior) aggiungendone una dedicata alla fascia 2-12 anni; per le persone con disabilità la riduzione è del 50% con la gratuità per l’accompagnatore. Non mancano poi delle riduzioni ad hoc attuate con abbonamenti specifici (abbonati Atm, Feltrinelli, ecc.). Sono inoltre molto convenienti gli abbonamenti, basti pensare a quello da 8 spettacoli a 148 euro.

Rimaniamo al Nord spostandoci allo Stabile di  Torino, la platea nella sala più grande, il Carignano, costa 38 euro + 1,29 euro di commissioni Vivaticket, ma è nella scontistica che i piemontesi si differenziano: oltre alle classiche riduzioni troviamo infatti una carta fedeltà a punti, chiamata semplicemente Carta Stabile, con la quale si ottiene un biglietto regalo ogni 20. Inoltre il teatro diretto da Filippo Fonsatti è l’unico nazionale a prevedere un intervento legato espressamente ai bassi redditi: 1000 abbonamenti gratuiti (certo per soli tre spettacoli ma è già un inizio) a chi presenta un Isee inferiore a 12800 per nucleo familiare e la possibilità di acquistare ridottissimi di platea a 14 euro (avendo come parametro sempre il Carignano). Le persone con disabilità oltre all’accompagnatore gratuito hanno a disposizione un biglietto scontato – ma in effetti non bassissimo se confrontato con altri teatri –  a 31 euro per la platea. Numerose anche le possibilità di abbonamento.

Al Teatro Nazionale di Genova ci sono due macro possibilità, il settore da 25 e quello da 40, interessante l’idea di far acquistare per le prime la formula tandem, ovvero 2 biglietti (però a posto unico) con 40 euro. Qui anche le classiche riduzioni sono legate al concetto di posto unico, ovvero stesso costo per entrambi i settori. Inoltre è possibile acquistare direttamente dal sito del teatro, tramite registrazione, per abbattere i costi di commissione. Nulla, invece, appare online per quello che riguarda altre riduzioni come i biglietti per gli operatori dello spettacolo o per le persone con disabilità. Interessanti gli abbonamenti per varietà e costi.

Anche lo Stabile del Veneto ha la possibilità di acquistare i biglietti sul proprio sito senza l’aggiunta di commissioni. Il posto più caro è quello in platea da 39 euro (a 31 per chi possiede la tessera Venezia Unica), la riduzione giovani è a 18 euro per gli under 26. Le persone con disabilità usufruiscono dello stesso prezzo degli under 26 e hanno la gratuità per chi le accompagna.

Per il teatro nazionale emiliano romagnolo, Fondazione Emila Romagna Teatro, bisogna recarsi sui siti dei singoli teatri. Prendiamo ad esempio la sala grande dell’Arena del Sole di Bologna, intitolata a Leo De Berardinis: qui abbiamo intanto una platea più economica già come prezzo di partenza, senza riduzioni, 30 euro, ma basta essere soci Coop, Conad o rientrare in altre convenzioni per vedere la spesa scendere a 21. Ragazzi e ragazze under 29, studenti universitari e lavoratori in pensione usufruiscono del ridotto a 12 euro. Peccato che a fronte di questi prezzi bassi poi l’utente si ritrovi ad acquistare su Vivaticket e vedersi addebitare 3,66 euro in più sul biglietto di platea. Diverse le opzioni per spettatrici e spettatori con disabilità, con ridotto e omaggio per accompagnatrice o accompagnatore.

Prima di scendere al Sud passiamo per la Toscana con uno sguardo all’ex teatro nazionale, la Fondazione Teatro della Toscana, e il Teatro Metastasio, entrambi classificati come Teatri della città dal punto di vista dei finanziamenti ministeriali. Nel caso dell’ente diretto da Stefano Massini nonostante l’utilizzo di Vivaticket i 37 euro della platea sono già comprensivi di commissione, alla Pergola il biglietto meno caro è quello della galleria a 21 euro. Numerose le convenzioni che fanno scendere i prezzi di acquisto (da Unicoop Firenze a Palazzo Strozzi) e si segnala una card per i giovani che permette di acquistare anche in platea a 14 euro (comprando almeno 3 biglietti). Le persone con disabilità hanno diritto al biglietto ridotto in platea e all’ omaggio per chi accompagna.
Tra i teatri pubblici presi in esame inseriamo anche l’ex tric, ora Teatro della Città, Metastasio per utilizzarlo come metro di paragone per rapporto qualità prezzo. Quello di Prato, infatti, propone la platea a 28 euro e soprattutto segnaliamo la presenza di una riduzione per chi acquista i biglietti con largo anticipo che permette di prendere posti in platea a 18 euro (all’Argentina non ci si compra manco il palco di IV ordine). Inoltre l’acquisto avviene sul sito del teatro dunque niente brutte sorprese in commissioni. Tra le varie convenzioni si evidenzia quella che permette ai titolari della Carta europea della disabilità di avere un biglietto al prezzo simbolico di 2 euro.

Come per il costo della vita, anche i prezzi dei biglietti teatrali iniziano a scendere sotto Roma, l’unico Nazionale del Sud, Il Teatro Stabile di Napoli propone la sua platea più costosa, quella del Mercadante, a 22 euro durante la settimana e 25 nei weekend (interessante la differenziazione per sollecitare il riempimento delle sale anche nei giorni più difficili); purtroppo anche qui poi si atterra su Vivaticket con aggravio del costo. Impressionante la riduzione per gli studenti: 10 euro in platea. Sul sito invece nulla appare su eventuali sconti alle persone con disabilità.

I teatri delle città, ex Tric, comprendono sia palcoscenici pubblici che privati (per questi ultimi varrebbe la pena fare un discorso a parte), prendiamo dunque in considerazione solo alcuni spazi pubblici emblematici di questa categoria, l’analisi di tutto il comparto farebbe lievitare l’articolo notevolmente senza portare a risultati molto diversi. Rispetto ai Nazionali questi teatri hanno un costo biglietto nettamente minore, come abbiamo visto per il Metastasio (e potremmo considerare anche gli esempi di Fondazione Tpe o Teatro Stabile di Bolzano che non superano i 25 euro).
Chiudiamo in questo senso con un salto in Sicilia. Al Teatro Biondo di Palermo a fronte di un biglietto di platea non altissimo, 27 euro, si viene catapultati subito su Vivaticket dove alla fine si spenderà 3,38 euro di commissione, ovvero un assurdo 12,5% in più. Davvero poco chiara inoltre la questione riduzioni, sul sito del teatro non si trovano informazioni e Vivaticket chiede un codice sconto che però non si sa dove reperire, alla biglietteria spiegano che i ridotti possono essere acquistati solo in teatro. Allo Stabile di Catania, invece, attualmente non è proprio possibile acquistare ticket online. La platea ha un prezzo che potrebbe invogliare, 25 euro, e sul sito del teatro si fa riferimento a Ticketone per gli acquisti via web, ma sulla piattaforma non si trova nulla che abbia a che fare con le sale dello stabile catanese. Abbiamo chiamato il botteghino il quale ci ha risposto che i biglietti per il primo spettacolo saranno disponibili online il 7 novembre, ovvero dal giorno del debutto: quando si dice giocare d’anticipo insomma.

Quali considerazioni dopo una mappatura del genere? Il biglietto di ingresso nei teatri pubblici ha costi diversi che variano in base alla posizione geografica, alle scelte degli enti locali, alle politiche interne dei teatri; si creano così assurdi paradossi: stessi spettacoli ma con prezzi anche molto diversi, si veda Il gabbiano diretto da Filippo Dini a 25 euro + commissioni se acquistato a Napoli contro le 40 + commissioni di Roma, per fare solo un esempio.
Uno dei punti centrali del discorso, perché legato all’innovazione tecnologica, sta nella capacità dei teatri di affrancarsi dalle piattaforme di vendita dei biglietti. Se al Nord alcuni ci provano con successo come abbiamo visto, nel Centro (con l’eccezione dello Stabile dell’Umbria che ha un proprio sito di acquisto) e Sud le piattaforme spadroneggiano con percentuali che superano il 10%: al Piccinni di Bari (stagioni gestite da Puglia Cultura) ai 35 euro di platea si aggiungono 5,25 euro di commissioni, un record del 15%.

È troppo chiedere a teatri, comparabili ad enti pubblici, di investire parte del budget annuale finanziato dallo stato (nell’ordine dei milioni di euro) per creare piattaforme proprietarie sulle quali vendere i propri biglietti senza quelle assurde commissioni? È davvero possibile che nel 2025 i siti internet dei teatri siano, in alcune occasioni, simili per funzionalità a quelli di 10 o 15 anni fa,  nei quali è complicato reperire le informazioni e fare operazioni minime? Possibile che, come nel caso del Teatro di Napoli, talvolta sia addirittura difficile trovare le informazioni per il pubblico con disabilità? Spesso è possibile risparmiare ma bisogna destreggiarsi tra riduzioni e meccanismi poco chiari. Inoltre il sistema pubblico non è dinamico: solamente il Piccolo e il Metastasio prevedono offerte online convenienti e chiare, il primo per ridurre l’invenduto con una sorta di last minute, il secondo per invogliare l’acquisto con largo anticipo.

Chiudiamo con uno dei temi con cui abbiamo cominciato. Troppo poco si fa per le fasce della popolazione a basso reddito, solo lo Stabile di Torino ha messo in campo (grazie alla collaborazione con Crt) un progetto legato all’Isee. D’altronde anche l’ultima bozza della legge sullo spettacolo che questo governo dovrebbe varare parla di favorire “l’accesso alla fruizione delle arti della scena, intese come opportunità di sviluppo culturale per tutti i cittadini e fattore di coesione sociale, con particolare attenzione alle persone con minori possibilità e alle nuove generazioni, fin dall’infanzia” .Tutto questo ha insomma a che fare con l’idea di teatro pubblico che vogliamo avere per il presente e per il futuro: vogliamo sale mezze vuote con i posti migliori dedicati a spettatori facoltosi e biglietti che costeranno sempre di più come accade nel mondo dell’entertainment privato oppure auspichiamo che le città entrino nelle platee con le loro diversità e con un gesto sociale e culturale quotidiano?

Andrea Pocosgnich

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

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