Questa recensione fa parte di Cordelia di ottobre 25

Che peccato che il testo dell’australiana Suzie Miller, Prima Facie, andato in scena al Sala Umberto, si sia perso in un allestimento francamente discutibile. Eppure la firma è quella di Finzi Pasca, compagnia con quarant’anni di esperienza. In scena c’è Melissa Vettore, che a tratti, soprattutto nella seconda parte fa un buon lavoro, ma la cui recitazione è molto caratterizzata dall’accento latino americano. Drammaturgicamente lo spettacolo è problematico soprattutto nella prima parte, perché qui la storia ricostruisce il passato della protagonista, un’ avvocata in carriera a Londra, dall’inizio degli studi fino all’attuale vita lavorativa in cui si ritrova ad essere una campionessa nel difendere uomini accusati di violenza sessuale e molestie: la narrazione non stupisce e non si muove oltre immaginari già conosciuti e acquisiti (la giovane donna appartenente a una famiglia del ceto medio contro l’elite dei ricchi studenti, il successo da rincorrere…) ma anche regia e interpretazione non aiutano. Scarpette rosse e fogli appesi a mezz’aria, uno schermo in cui verranno proiettati discutibili video probabilmente generati con l’intelligenza artificiale, e poi fasci di luci che scolpiscono e squadrano lo spazio come dei raggi laser fantascientifici. E se da un certo punto in poi la drammaturgia lentamente comincia a fare il proprio lavoro e anche noi finalmente entriamo nell’universo della recitazione di Vettore lo scalino insormontabile rimane la regia giocata tutta sugli effetti, sull’esteriorità (si pensi altresì al racconto della violenza subita recitato su una sorta di altalena che si muove anche orizzontalmente). Peccato, perché nella seconda parte la donna si trova a dover difendere se stessa in quanto vittima proprio di violenza da parte di un collega, ora è lei al centro della macchina giuridica ed è lei a mettere in luce le contraddizioni dell’apparato legislativo e giudicante. Anche se qui siamo nel mondo anglosassone la questione è aperta e centrale pure nella nostra società: il consenso (negato o manipolato) e un sistema che trasforma la vittima in colpevole facendole, socialmente, terra bruciata attorno. (Andrea Pocosgnich)
Visto al Sala Umberto di SUZIE MILLER con MELISSA VETTORE traduttrice MARGHERITA MAURO costumi Giovanna Buzzi
musiche Maria Bonzanigo assistente alla regia Ilaria Cangialosi scenografie e accessori Matteo Verlicchi video designer Roberto Vitalini – bashiba.com regia e disegno luci di DANIELE FINZI PASCA produzione Compagnia Finzi Pasca













