Questa recensione fa parte di Cordelia di ottobre 25

Il monologo a cui stiamo per assistere si svolge tutto su una piccola sedia nera al centro di una scena scarna e circondata dai palchetti del teatro Garibaldi. La platea è stata infatti ribaltata in direzione del foyer. Le luci di servizio rosse accese sui palchetti conferiscono all’atmosfera l’aria di una veglia, come se tra noi ci fosse la morte e non ce ne fossimo ancora resi conto.
Patrizzia è un personaggio vivo e Savì Manna è magnetico nell’interpretarla. Per campare vende il pesce al mercato ma non ha sempre fatto questo nella vita. Lei è una sensation seeker, l’adrenalina è la sua passione, ha una dipendenza dal rischio e superare il limite, a discapito della quotidianità e della vita stessa, le è essenziale per sentirsi viva. “Vivu vivu” ripete spesso nel mostrare alla clientela il pesce appena pescato e quella vitalità, la freschezza che può tramettere una cosa morta, somigliante ancora alla vita, diventa subito allegoria dell’esistenza di Patrizzia.
La trama riprende le cronache degli anni ’80 di Catania, è la storia di due ladre di banche, eccellenti e viziose il cui legame Manna racconta come intimo e indissolubile. Così scrive nelle note di regia: “Patrizzia è il difetto, l’indicibile, il lato oscuro della mia città, ciò che nessuno vuole vedere o sentire, ma di cui tutti siamo complici”. C’è un lavoro molto importante nella costruzione identitaria di questo personaggio che non si riconosce nei ruoli imposti di moglie e pescivendola, che ha un’altra storia nascosta e, per quanto sordida, anche bellissima. Una vita vera, una vita per cui vale la pena di restare vivi.
Questo spettacolo è in scena da dieci anni e Manna sceglie di riallestirlo in occasione del festival Teatro Bastardo festeggiando insieme questo anniversario importante. Agli applausi si fa fatica a uscire dall’illusione di prossimità a questa donna, poiché l’intensità interpretativa dell’artista catanese è qualcosa di eccezionale. (Silvia Maiuri)
Vista al Teatro Garibaldi, Palermo, ottobre 2025 nell’ambito del festival Teatro Bastardo. Crediti: di e con Savì Manna, scenografia e disegno luci Salvo Pappalardo.













