Questa recensione fa parte di Cordelia di ottobre 25

Perché amiamo nel modo in cui amiamo? Cosa ci spinge a cercare l’Amore, quello con la A maiuscola? Quando ha avuto inizio la nostra perigliosa impresa? Historia del Amor, spettacolo prodotto dalla compagnia catalana Agrupación Señor Serrano, si pone l’obiettivo di ricostruire una storia sull’origine dell’Amore e il suo snodarsi nei secoli tra convenzioni e preconcetti. Sulla scena una sola performer (Anna Pérez Moya), che abita uno spazio invaso da sacchi della spazzatura ricolmi degli oggetti più disparati, ricordi che si accatastano a prendere polvere in un angolo della soffitta. Si susseguono cartoline che immortalano la potenza dell’Amore nelle sue forme e che sono perlopiù frutto dell’occhio della mente, titillato dal potere evocativo delle parole. I gesti della performer sono essenziali ed espressivi, il volto e le mani in primo piano, inquadrati da videocamere e proiettati sullo schermo alle sue spalle, il microscopico nel macrocosmo. Alle cartoline si accompagnano immagini di coppie iconiche del cinema che l’intelligenza artificiale deforma e fa convogliare l’una nell’altra. L’uso dell’IA non risulta eccessivo o debordante, esempio lampante di come possa essere adoperato in senso integrativo senza nulla togliere all’arte. Alle cartoline si inframmezza una narrazione che ripercorre la leggenda di El Dorado. La città ricoperta d’oro ricercata dai conquistadores diventa parallelismo del modo in cui l’Amore può renderci egoisti al punto da immolare ciò che riteniamo sacrificabile. Amare è come trovarsi in un infinito corridoio del supermercato dove bisogna soltanto scegliere il cartone di latte che fa per noi. Eppure, ci verrà spontaneo continuare a scartarli per provarne di nuovi, fino a quando, a furia di gettarlo a terra, il latte ci arriverà alle ginocchia. Nasciamo, respiriamo e viviamo nel bisogno di essere amati, e forse è così da sempre. Ma mentre la scritta “Gaza” si staglia nitida, bianca su sfondo nero, ci chiediamo quanto sia sottile il confine con l’Odio, e dove sia finito quell’Amore che muove il sole e le altre stelle. (Letizia Chiarlone)
Visto al Teatro Gustavo Modena (Teatro Nazionale di Genova) CREDITI Produzione Agrupación Señor Serrano, GREC Festival de Barcelona, CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia, TPE – Teatro Piemonte Europa / Festival delle Colline Torinesi, Teatro Nazionale di Genova, La Piccionaia s.c.s., Grand Theatre Groningen, Departament de Cultura de la Generalitat con il sostegno di Teatro Calderón Valladolid / Meet You, Nave 10 Matadero,Teatre Principal de Inca, Teatre Lliure, Fabra i Coats Fàbrica de creació de Barcelona, Culture Moves Europe (European Union e Goethe-Institut) Regia e drammaturgia Àlex Serrano e Pau Palacios Collaborazione alla drammaturgia Clara Serraù Interprete Anna Pérez Moya Voce Simone Milsdochter Scenografia Max Glaenzel Musica Roger Costa Oggetti Celina Chavat Disegno luci Víctor Longás Costumi Joan Ros Movimento Anna Pérez Moya Programmazione video David Muñiz Video Boris Ramírez Assistente alla regia e drammaturgia Cristina Cubells Assistente alla scenografia Sara Leme













