Presentiamo il cartellone di Gradus in scena, quattro spettacoli originali nati da una serie di residenze nel 2024 ideate e sostenute dal Reggio Parma Festival, dal 3 ottobre al 9 novembre Articolo in media partnership.

“Nessun uomo è un’isola” scriveva John Donne: il verso tratto dalla Meditazione 17 che parla di fratellanza e cooperazione, di questi tempi vorremmo risuonasse a più livelli, in diverse occasioni impreviste, per continuare a citare l’opera del poeta. Ma, se certamente questa esortazione ci spinge a guardare alla situazione geopolitica internazionale, d’altro canto si può ben applicare a quelle buone pratiche che mettono insieme forze ed energie per un risultato che non sia solo somma, ma anche creazione articolata, non figlia di un pensiero unico ma parte di azioni stratificate negli anni. È con questo spirito che si può leggere il progetto Gradus in scena, figlio del percorso Arcipelaghi che è nato nel 2024 come espressione dei venti e più anni di vita del Reggio Parma Festival (assieme a quest’azione, a maggio è stato presentato un Convegno dedicato all’opera lirica contemporanea in italia, sono state commissionate due opere e dal 30 ottobre al 1 novembre ritornano le Giornate d’autore, sulla drammaturgia contemporanea internazionale).
Creatura dalle cinque braccia, quest’ultima, che vede oltre al Comune di Parma e al Comune di Reggio Emilia, tra i soci fondatori anche tre istituzioni culturali come la Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, hub unico in Italia dedicato alle varie declinazioni delle arti performative (concertistica, opera, prosa, danza, intersezioni con altre arti e tecnologie), la Fondazione Teatro Due di Parma che da quarant’anni produce e presenta spettacoli di rilevante interesse culturale e infine il Teatro Regio di Parma, tra i più importanti teatri d’opera italiani.

Ritornando al progetto Gradus in scena, dal 3 ottobre al 9 novembre prossimi, nei Festival dei soggetti coinvolti, ovvero Festival Verdi, Teatro Festival Parma e Festival Aperto, verranno presentati i quattro spettacoli esito del percorso Gradus. Passaggi per il nuovo, che sono stati selezionati tramite chiamata pubblica nella primavera del 2024 e che poi sono stati accompagnati nella creazione attraverso una serie di residenze e incontri di affiancamento con vari professionisti tra giugno, settembre e dicembre scorsi contando le presenze di eccezione quali Romeo Castellucci, Marcos Morau, Peter Stein, Gabriella Caruso, il regista cinematografico Volker Schlöndorff, il compositore Francesco Filidei e la scenografa Margherita Palli. La call era rivolta ad artiste/i e team entro il 35° anno di età provenienti da tutto il mondo per “favorire e stimolare un passaggio/scambio intergenerazionale di sapere e che sia d’impulso alla consapevolezza creativa delle nuove leve dello spettacolo dal vivo” che ora ha portato i quattro gruppi a delle creazioni originali che inserite nei cartelloni e sostenute attraverso gli standard produttivi dei Festival ospitanti.

Arriva dunque Ouverture (il 3 ottobre al Teatro Ariosto di Reggio Emilia e il 5 al Farnese di Parma), definita opera-performance, che intreccia canto a cappella e pratica sportiva: la regia di Gaetano Palermo e Michele Petrosino e la direzione musicale di Laure Deval metteranno in scena lo slancio preparativo, la tensione che precede l’atto tra realtà e finzione, una serie di riflessioni metaforiche a partire dal senso di attesa e preparazione attraverso un “doppio quintetto”, composto da cinque cantanti lirici e cinque tapis roulant, usati come veri e propri elementi dell’orchestra. Segue poi un’altra commistione tra mondo musicale, teatro e romanzo, al Teatro Due, dal 9 al 12 ottobre, con L’ultimo amore del Principe Genji, progetto di Marilena Katranidou (direzione coro e preparazione vocale di Dimitra Kandia), a partire dal romanzo omonimo di Marguerite Yourcenar e ispirato al classico giapponese dell’XI secolo I racconti di Genji. La regista greca, che ha voluto cimentarsi con un progetto che la mettesse realmente alla prova e che coinvolgerà oltre a dei musicisti dal vivo, dei cantanti, dei performer e la presenza di alcuni video, ha dichiarato l’importanza del coro e dei cantanti, definiti come “intermediari di un racconto” basato sull’equilibrio tra il ricordo e la dimenticanza, tra desiderio e l’oblio, tra tradizione e avanguardia, cosicché dalla narrazione di molti possa nascere un mito.

Prosegue il 17 ottobre, sempre al Farnese, un’opera contemporanea il cui tema cardine è il cambiamento climatico. 89 Seconds to Midnight, di Maria Vincenza Cabizza, Lisa Capaccioli, Daisy Ransom Phillips, Francesca Sgariboldi, è un “rituale, un viaggio verso la morte intrapreso da una madre e un figlio” che sembra recuperare eredità drammaturgiche shakespeariane (il conflitto tra i due, la presenza di un coro di streghe, la tragedia innescata dagli stessi personaggi, il chiamare in causa gli spettatori, accolti nello spazio scenico e avvolti da un sistema di ottofonia), laddove le voci musicali e strumentali contribuiscono alla costruzione di un paesaggio sonoro immersivo. Chiude questa stagione diffusa il 9 novembre al Teatro Municipale Valli di Reggio Emilia, un’altra opera polifonica: Il sole s’era levato al suo colmo, a cura di Mihai Codrea, Sânziana Dobrovicescu, Lars Tuchel, Ioana Nitulescu, Alexandra Budianu, Daniel Gavrila con l’Ensemble Icarus. L’opera è liberamente ispirata al romanzo The waves di Virginia Woolf e concepita come uno spazio circolare al cui interno ogni elemento, ogni gesto, ogni suono diventa parte di un’azione collettiva e piena di ritmi diversi.

Il progetto intero, dichiara il presidente del Reggio Parma Festival Luigi Ferrari, è orientato verso “un’assunzione di responsabilità verso il mondo dello spettacolo dal vivo e nel contempo un approccio consapevole – e in qualche misura visionario – al presente e al futuro delle nostre arti, con l’audace (ma non temerario) proposito di contribuire alla costruzione di nuovi, possibili orizzonti per il tempo che viviamo”. Ognuna di queste opere sta trovando un proprio modo di fare spettacolo attraverso l’incontro tra generi musicali, danza, teatro e performance, sperimentando le potenzialità di diverse tecniche, spazi scenici e modalità di racconto, per non rimanere isola, ma considerarsi arcipelago.
Redazione
info e programma: https://reggioparmafestival.it/arcipelaghi-2025/













