Presentiamo l’edizione 2025 di Attraversamenti Multipli, lo storico festival di arti performative che si svolge negli spazi urbani. Articolo in media partnership.
Cosa vuol dire immaginare e realizzare spettacoli nella natura e nello spazio urbano? Bisogna essere disponibili alla trasformazione, perché lo spazio si modificherà intimamente – che sia visibile o meno – ogni giorno, per ogni momento in cui sia stato pensata una compresenza tra l’arte e lo spazio, ossia tra esseri umani, i loro pensieri, desideri, le loro intenzioni, e dall’altra parte il contesto in cui tale manifestazione di sé prende forma, diventa corpo. Non a caso allora, da ben venticinque edizioni con la direzione artistica di Alessandra Ferraro e Pako Graziani di Margine Operativo, il festival che più di tutti a Roma interpreta questa limpida scelta artistica prende il nome di Attraversamenti Multipli, tenendo nel nome proprio la definizione di cosa stia a significare questa relazione fluttuante, inafferrabile. E per questo necessaria. Nel tempo l’idea di fondo di occupazione dello spazio urbano e della natura ha portato esperienze varie di artiste e artisti a misurarsi con questa caratteristica site specific, saperla accogliere all’interno delle proprie creazioni e così dare nuova vita a piazze, mercati, stazioni metro, strade, parchi pubblici, angoli di città che troppo spesso sono percepiti come paesaggio immobile e che invece tengono in sé il seme di un tumulto che l’arte può e deve far esplodere.
L’edizione di quest’anno di Attraversamenti Multipli si terrà dal 18 al 28 settembre (8 giorni complessivi da giovedì a domenica), nella natura urbana del Parco di Torre del Fiscale (Roma), con una coda il 4 e 5 ottobre a Toffia, in provincia di Rieti, dedicata a un pubblico di nuove generazioni. La parola chiave, titolo dell’edizione, che accompagna gli “attraversamenti” è ugualmente ricca di profondità ed è Coesistenza, parola che in questo mondo contemporaneo ha il pregio della necessità e il difetto della mancanza: la crisi geopolitica, il dissesto climatico, il razzismo diffuso e ancora crescente, l’odio che alimenta altro odio, sembra proprio che la coesistenza, la capacità di accogliere l’altro da sé nel proprio sguardo e nel proprio ambiente, sia una sfida impossibile, ma proprio per questo l’arte non può non considerarla l’unica vera sfida, il più sensibile obiettivo del proprio processo creativo.
Numerosi gli artisti coinvolti in questa edizione del festival multidisciplinare dedicato alle arti performative contemporanee: 25 compagnie per 38 performance / spettacoli / site specific, con nove prime nazionali e quattro formati performativi creati per il festival. La scelta ecologica che resta un forte connotato del festival spinge la direzione a proporre spettacoli in orari inconsueti per sfruttare la luce naturale, principalmente, fino ad eventi capaci di relazionarsi anche con il tramonto e la sera. Questa scelta, se già di per sé è stimabile per ovvi motivi pratici, è importante anche sul piano intellettuale perché rende concreta l’idea di “coesistenza” del tema diffuso, una coabitazione in habitat condivisi e inclusivi che spinge anche il pubblico a partecipare agli eventi con una più responsabile disposizione.
Il festival – nel mezzo tra le voci di artiste e artisti come Roberto Latini, lacasadargilla, Delogu-Sirna – si svilupperà in tre diverse sezioni, che prendono il nome di “traiettorie”: l’una contempla il panorama internazionale, espresso attraverso la giovane danza d’autore in relazione con i paesaggi, con le creazioni dei due coreografi libanesi Samer Zaher e Christopher Al Haber e dello spagnolo Arnau Pérez; un’altra traiettoria, un po’ il cuore del festival, prevede l’attenzione al dialogo con la natura urbana in ottica ecosostenibile e site specific, ospitando qui lavori di Nicola Galli, Caterina Palazzi e Francesco Bucci, Michele Scappa, Ateliersì, Ultimi Fuochi Teatro, Cornelia e Campsirago; terza e ultima delle traiettorie è quella che mette in discussione lo spazio e la performance in sé, cercando di portare attenzione al tema della sostenibilità immaginando formati performativi particolari, come sarà il caso di Uno stato eternamente nascente di MK.
Coesistenza, è vero. Ma colta all’interno di una più generale cura verso la “fragilità”, altra parola chiave che ha attraversato le precedenti edizioni e non ancora ha perso la sua necessità, in dialogo oppositivo con la manifestazione di potenza che il mondo sta vivendo proprio in questo momento storico. “È necessario – spiega la stessa Alessandra Ferraro – in una società che va verso delle modalità molto codificate di essere, di governare la bellezza, dare spazio alla fragilità dell’essere come postura per osservare il mondo che ci circonda”. È necessario, in un momento in cui la retorica si azzera e l’evidenza della tragedia si imprime nello sguardo, richiamare quanto di noi stessi è in relazione alla totalità, quanto del mondo ci rappresenta, ci interessa, ci riguarda intimamente.
Redazione
info e programma: https://www.attraversamentimultipli.it













