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EAT ME (di Giorgia Lolli)

Questa recensione fa parte di Cordelia di giugno 25

Foto Hanna Kushnirenko

Un invito e una provocazione: Eat me. Questo il titolo della coreografia di Giorgia Lolli che insieme a Sophie Annen pervade la scena del Teatro India, sostenute dal sound design di Sebastian Kurtén, dai costumi di Suvi Kajas e dalle luci di Elena Vastano. Questi tre linguaggi si compenetrano armonicamente creando una dimensione attraente e ipnotica, spesso integrando elementi sottilmente disturbanti, che però continuano ad avvinghiare l’attenzione di chi guarda. Il bustino e i leggins di ciniglia morbida con fantasie animalier tra il porpora, il viola e il cipria, trasformano le gambe in tentacoli, quasi fossero, le due danzatrici, due sirene – mostruose perché inarrivabili – di cui intuiamo corpi ma ne vediamo solo parti cangianti, intente ad attrarre gli spettatori senza dar la soddisfazione che l’azione dello sguardo possa essere reciproca. La continua negazione di soddisfare il desiderio di vedere, finalmente e – con l’atto della vista – conquistare, porta lo spettatore dentro gli abissi di movimenti circoscritti a un piede, un polso, gambe sovrapposte che scivolano sull’altra, sobbalzi assoluti come assolute sono le azioni di un animale, senza indugio, molli e decise e, per questa ambiguità, inafferrabili. Il tappeto sonoro si stratifica di vocalizzazioni ed eco, sciabordii, risucchi e mordenti, senza mai arrivare a un’esplosione ma mantenendo la tensione costante; così prosegue la coreografia, più ritmicamente sostenuta e geometricamente astratta, lasciando però una sorta di sottile nostalgia per quei corpi quasi celati, capaci di trasformarsi in tutto, di evocare mondi irraggiungibili e quindi anelabili. Del resto, la matrice originaria dell’opera si richiama all’idea di “mangiare con gli occhi”, innestando un desiderio continuo che si muove attraverso molteplici sensi, abbracciando un’idea di bellezza sensuale che può essere evocata da un immaginario neoclassico – la schiena nuda distesa sulla cassa all’inizio, quasi fosse una novella Odalisca che svanisce dopo poco, trascinata via – e uno intimamente quotidiano, soprattutto nella parte finale, dove, dismessa la forza ripetitiva e ieratica delle azioni, i corpi si “sporcano” di piccoli gesti, il volto entra in luce, lo sguardo verso la platea, l’assaggio del corpo dell’altra tra tatto, gusto, olfatto. (Viviana Raciti)

Visto al Teatro India di Roma. Concept and choreography Giorgia Lolli | Co-creation and performance Sophie Annen and Giorgia Lolli | Sound design Sebastian Kurtén | Costume design Suvi Kajas | Light design Elena Vastano | Light technician Victoria De Campora |Production: Anghiari Dance Hub, Nexus Factory con il supporto di Padova Festival Internazionale La Sfera Danza, Fondazione Svizzera degli Artisti Interpreti (SIS), Boarding Pass Plus Dance (Santarcangelo Festival)​, MiC Italian Ministry of Culture, Regione Emilia-Romagna, Comune di Bologna.

Cordelia, giugno 2025

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Viviana Raciti
Viviana Raciti
Viviana Raciti è studiosa e critica di arti performative. Dopo la laurea magistrale in Sapienza, consegue il Ph.D presso l'Università di Roma Tor Vergata sull'archivio di Franco Scaldati, ora da lei ordinato presso la Fondazione G. Cinismo di Venezia. Fa parte del comitato scientifico nuovoteatromadeinitaly.com ed è tra i curatori del Laterale Film Festival. Ha pubblicato saggi per Alma DL, Mimesi, Solfanelli, Titivillus, è cocuratrice per Masilio assieme a V. Valentini delle opere per il teatro di Scaldati. Dal 2012 è membro della rivista Teatro e Critica, scrivendo di danza e teatro, curando inoltre laboratori di visione in collaborazione con Festival e università. Dal 2021 è docente di Discipline Audiovisive presso la scuola secondaria di II grado.

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