HomeCordelia - le RecensioniIL VALORE AFFETTIVO DEL PESCE (di K. Di Porto regia D. Aureli)

IL VALORE AFFETTIVO DEL PESCE (di K. Di Porto regia D. Aureli)

Questa recensione fa parte di Cordelia di maggio 25

Troppo spesso, quando ci si occupa di disabilità psichica o anche solo di disturbi che rendono complicato il confronto con gli altri, si ricorre a opere un tantino lugubri, su cui l’ombra della malattia aleggia in modo pressoché totale. Mentre più raro è trovare opere che vogliano affrontare certi argomenti con la leggerezza di un racconto semplice, alimentato da bisogni quotidiani e confronti anche ironici sia con la disabilità che con le persone attorno. È questo il caso di uno spettacolo scritto da Ketty Di Porto (e interpretato insieme a Enzo Saponara) che con la regia di Daniele Aureli ha visto la scena del Teatro Basilica, con per titolo Il valore affettivo del pesce. C’è un palco quasi vuoto, fatta eccezione per due piccole seggiole scolastiche da scuola materna e due neri lumi da terra a media altezza, che creano uno spazio più circoscritto entro cui il racconto prende vita. I personaggi che si avvicendano – una donna, un amico, un padre, una psichiatra – cercano di far uscire dalla penombra il proprio bisogno che la società comprime, attraverso l’incontro con l’altro mille volte visto e mai davvero osservato. Pian piano che le storie avanzano l’una nell’altra aumentano le lampade, come steli di fiore che sbocciano luce, lasciando che le parole attraversando la leggerezza conservino anche il cuore piagato dei personaggi, il peso della loro anima ferita. È una regia delicata quella di Aureli, come spesso ha abituato il suo pubblico in opere precedenti, lavora in sottrazione, cercando una misura minuta sia attraverso la drammaturgia musicale che sospinge la storia lentamente, sia attraverso una cura della luce che si affida ai piccoli lumi stilizzati in scena, come fossero candele, che un’illuminazione più diffusa, perimetrale, non invade e non tradisce. Resta da sciogliere, in tale delicato meccanismo, il nodo interpretativo che rischia di restare sul palco e non raggiungere pienamente la platea, così da sviluppare una competenza attorale con maggiore consapevolezza espressiva. (Simone Nebbia)

Visto al Teatro Basilica. Crediti: con Ketty Di Porto e Enzo Saponara; drammaturgia Ketty Di Porto; adattamento scenico Daniele Aureli, Ketty Di Porto, Enzo Saponara; regia Daniele Aureli; produzione Il Gigante.

Cordelia, maggio 2025

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Simone Nebbia
Simone Nebbia
Professore di scuola media e scrittore. Animatore di Teatro e Critica fin dai primi mesi, collabora con Radio Onda Rossa e ha fatto parte parte della redazione de "I Quaderni del Teatro di Roma", periodico mensile diretto da Attilio Scarpellini. Nel 2013 è co-autore del volume "Il declino del teatro di regia" (Editoria & Spettacolo, di Franco Cordelli, a cura di Andrea Cortellessa); ha collaborato con il programma di "Rai Scuola Terza Pagina". Uscito a dicembre 2013 per l'editore Titivillus il volume "Teatro Studio Krypton. Trent'anni di solitudine". Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e raccolte saggistiche. È, quando può, un cantautore. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo Rosso Antico (Giulio Perrone Editore)

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