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SEAWALL (di Fabrizio Lombardo)

Questa recensione fa parte di Cordelia di aprile 25

Seawall è una storia. Inizia in uno spazio che non c’è, lì presente, ma prende vita dalle parole di un attore che la narra al pubblico. Ma poi, che ci sia il pubblico è tutto un po’ da vedere. Perché si tratta di una di quelle storie private, raccontate più come un discorso a sé stessi piuttosto che davvero a qualcuno. La scena, come si dice, è spoglia, ma spoglia è pure un po’ la storia, perché si avvia lungo un canale in apparenza banale, mette in fila avvenimenti privi di uno spessore drammaturgico, finché poi avviene qualcosa che cambia tutto, che rimescola emozioni impreviste, disattese. Seawall è un testo scritto da Simon Stephens – rappresentato in tutto il mondo dopo il debutto al Bush Theatre di Londra nel 2008 – che Fabrizio Lombardo ha portato sul palco dello Spazio Diamante, ricavando un’interpretazione che resta sul confine tra il racconto della vita com’è e il dubbio esistenziale sulla vita come a volte non è, mantenendo insieme la dolcezza e lo smarrimento di un segreto dirompente che urla e cui nessuna rivelazione concede ristoro. Ma Seawall è prima di tutto un argine al mare, una struttura eretta per proteggere le aree costiere dall’erosione del mare. Sarà mai possibile? Si può fermare, l’erosione del mare? Il protagonista della storia è Alex, narra in prima persona della sua relazione felice con Helen e del rapporto discendente, come ne fosse figlio, con il padre di lei, Arthur, un uomo nobile a cui si sente legato. Nella villa di quest’ultimo la famiglia – che vive si presume in Inghilterra – passa le vacanze d’estate, in Francia, dove la piccola Lucy sperimenta le occasioni offerte dal mare. Una vita tranquilla, quella di Alex e dei suoi, ma nel suo tono confidente via via appare ciò che rivelerà la frattura sconvolgente, l’evento che romperà l’idillio e darà inizio alla tragedia. Il mare, protagonista silente ma non meno violento, non rispetta i confini della costa, la sua erosione mangia la spiaggia e anche la vita, senza che alcun argine possa porvi rimedio. (Simone Nebbia)

Visto allo Spazio Diamante. Crediti: testo di Simon Stephens; di e con Fabrizio Lombardo; produzione Alchemico tre.

Cordelia, aprile 2025

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Simone Nebbia
Simone Nebbia
Professore di scuola media e scrittore. Animatore di Teatro e Critica fin dai primi mesi, collabora con Radio Onda Rossa e ha fatto parte parte della redazione de "I Quaderni del Teatro di Roma", periodico mensile diretto da Attilio Scarpellini. Nel 2013 è co-autore del volume "Il declino del teatro di regia" (Editoria & Spettacolo, di Franco Cordelli, a cura di Andrea Cortellessa); ha collaborato con il programma di "Rai Scuola Terza Pagina". Uscito a dicembre 2013 per l'editore Titivillus il volume "Teatro Studio Krypton. Trent'anni di solitudine". Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e raccolte saggistiche. È, quando può, un cantautore. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo Rosso Antico (Giulio Perrone Editore)

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