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TRITTICO (George Balanchine e Jerome Robbins)

Questa recensione fa parte di Cordelia di novembre 24

Un trittico bislenco e inefficace, anche datatissimo, con Balanchine e Robbins alla Scala di Milano: resta solo l’idea di ‘come non prendersi cura dei classici’. Si inizia con un Balanchine molto poco Balanchine: Theme and Variations (1947) sul movimento finale della terza Suite orchestrale di Tchaikovsky, neutralizzato, normalizzato, fatto così, oggi, è anche irragionevole. Pure a tratti irriconoscibile, se non in rari momenti soprattutto nelle parti soliste, grazie a Maria Celeste Losa e Navrin Turnbull (e a Manuel Legris, che le ha supervisionate). Ciò che si rifà alla tradizione russa (sempre leggi imperiale) del balletto classico in Balanchine, è sempre pieno e sommerso e sovrastato da un mood nostalgico, ma in senso affermativo, e generativo. Qui invece, in un décor incredibilmente brutto e accessorio, tanta mestizia è trattata come mercanzia, e produce così soltanto un effetto retrò, impositiva come una irreale norma, secondo l’idea astratta di una memoria passata, quella di Petipa, e di una estetica incapace di presente, che è probabilmente del Balanchine Trust (qui la supervisione è stata di Patricia Neary). Se l’idea di Mr. B. era quella di retrodatare lo stile dei suoi balletti, lo faceva intensificando la coreografia, l’esecuzione complessa che non dava spazio a personalismi ed esotiche esibizioni. Semplicemente toglieva loro lo spazio. Dance at the Gathering di Jerome Robbins è balletto del 1969, e ancora funziona: molto lungo e di bassa complessità, molto reazionario nel suo concept (a pensare tutto il nuovo che accadeva in quegli anni) ma è lavoro ricco di bella musica (Chopin), e di continue parti soliste: qui emergono con forza e decisione Linda Giubelli (Green) e Claudio Coviello (Brown). The Concert (1956) sempre di Robbins è titolo ormai inguardabile, per molti tratti misogino, e ancora più spesso di una comicità così consunta e logora che non perdoneremmo oggi a nessuno. Non è un titolo da vantare nel repertorio scaligero, e bisognerebbe forse iniziare a parlarne. (Stefano Tomassini)

Visto al Teatro Alla Scala. Crediti:

Theme and Variations
Nuova produzione Teatro alla Scala

George Balanchine © The George Balanchine Trust, coreografia
Patricia Neary, supervisione coreografica
Manuel Legris, collaborazione sui ruoli principali
Pëtr Il’ič Čajkovskij, musica
Luisa Spinatelli, scene e costumi
Monia Torchia, collaboratore scenografo e costumista
Andrea Giretti, luci

The performance of THEME AND VARIATIONS, a Ballet, is presented by arrangement with The George Balanchine Trust and has been produced in accordance with the Balanchine Style® and Balanchine Technique® Service standards established and provided by the Trust.

Dances at a Gathering
Nuova produzione Teatro alla Scala

Jerome Robbins, coreografia
Performed by permission of The Robbins Rights Trust
Ben Huys, supervisione coreografica
Fryderyk Chopin, musica
Leonardo Pierdomenico, pianoforte
Joe Eula, costumi
Luci Jennifer Tipton, riprese da Perry Silvey

The Concert
Allestimento del Teatro dell’Opera di Roma
Nuova produzione Teatro alla Scala

Jerome Robbins, coreografia
Performed by permission of The Robbins Rights Trust
Jean-Pierre Frohlich, supervisione coreografica
Fryderyk Chopin, musica
Clare Grundman, orchestrazione
Leonardo Pierdomenico, pianoforte
Saul Steinberg, scene
Irene Sharaff, costumi
Luci Jennifer Tipton, riprese da Perry Silvey

Cordelia, novembre 2024

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Stefano Tomassini
Stefano Tomassini
Insegna studi di danza e coreografici presso l’Università Iuav di Venezia. Nel 2008-2009 è stato Fulbright-Schuman Research Scholar (NYC); nel 2010 Scholar-in-Residence presso l’Archivio del Jacob’s Pillow Dance Festival (Lee, Mass.) e nel 2011, Associate Research Scholar presso l’Italian Academy for Advanced Studies in America, Columbia University (NYC). Dal 2021 è membro onorario dell’Associazione Danzare Cecchetti ANCEC Italia. Nel 2018 ha pubblicato la monografia Tempo fermo. Danza e performance alla prova dell’impossibile (Scalpendi) e, più di recente, con lo stesso editore, Tempo perso. Danza e coreografia dello stare fermi.

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