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UN AMICO – OMAGGIO AL MONDO DELLA MUSICA DI EZIO BOSSO (di Mario Brunello e Virgilio Sieni)

Questa recensione fa parte di Cordelia di luglio 24

Appena entrato, non ci pensa nemmeno un attimo, come Mario Brunello attacca col suo archetto così fa Virgilio Sieni, discosto al pianoforte (sul quale vigila solerte Maria Semeraro), e sembra voler stare in ombra, dimesso, invece è già in ascolto: prima le mani poi braccia spalle gambe piedi e poi busto in torsione a prendere per spirali lo spazio tutto, e subito a mille, senza esitazione preparazione progressione, no. C’è qualcosa che non può attendere. L’avvio di questo concerto di danze letteralmente scoppia. Due anzianotte alle mie spalle saltano sulla sedia, sorprese e travolte: «Non sapevamo che c’era anche la danza!, siamo qui per Brunello [che è di Castelfranco Veneto…], ma che magnifica sorpresa…» (e infatti, al termine, già con il primo buio, via con applausi infiniti e sentiti e mille sgolati bravo bravo). Questa serata, Un amico – Omaggio al mondo della musica di Ezio Bosso, vista a Operaestate (programma che sta registrando un vero successo di pubblico), è nata come un omaggio all’amicizia tra i tre, anche raccontata al microfono (con sobrietà e distacco) in avvio di performance da Brunello, e comprende gli ascolti comuni, non negoziabili, sempre discussi perché sempre troppo amati. Arvo Pärt, Messiaen e Bach, soprattutto, ma anche Cage. Per chiudere con il brano in due parti di Bosso, The Roots, sonata n° 1 per violoncello e pianoforte. Lunga e faticosa: una scrittura musicale iperespressiva, già intensamente determinata nella scrittura per i due strumenti. Qui Sieni tiene opportunamente il gruppo a contrasto. Sono Jari Boldrini, Maurizio Giunti, Andrea Palumbo, Valentina Squarzoni, e Linda Vinattieri, impeccabili, fin dall’inizio della serata, con entrate alterne sempre in forte consonanza con le partiture. Ora invece i gesti non seguono mai la musica, ma sono guidati da una loro ricezione “molecolare” (come piace ripetere spesso al coreografo). Ossia il gesto non segue la struttura e la partizione della partitura ma la sua più immediata possibilità di rendere materiali i suoni. L’ultima figura è toccante: due amici di spalle se ne escono in una stretta piena di leggerezza, con loro le utopie di un’intera epoca. (Stefano Tomassini)

Teatro al Castello “Tito Gobbi”, Operaestate Festival, Coreografia e spazio Virgilio Sieni, Violoncello Mario Brunello, Pianoforte Maria Semeraro, Compagnia Virgilio Sieni Jari Boldrini, Maurizio Giunti, Andrea Palumbo, Valentina Squarzoni, Linda Vinattieri, Musiche Pärt, Cage, Bach, Messiaen, Bosso, Luci Andrea Narese, Costumi Marysol Maria Gabriel, Produzione: Centro Nazionale di produzione della danza Virgilio Sieni, Ravenna Festival, Opera Estate Festival Veneto, Settimane musicali di Stresa, Festival Internazionale. Con la collaborazione di Antiruggine srl

Cordelia, luglio 2024

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Stefano Tomassini
Stefano Tomassini
Insegna studi di danza e coreografici presso l’Università Iuav di Venezia. Nel 2008-2009 è stato Fulbright-Schuman Research Scholar (NYC); nel 2010 Scholar-in-Residence presso l’Archivio del Jacob’s Pillow Dance Festival (Lee, Mass.) e nel 2011, Associate Research Scholar presso l’Italian Academy for Advanced Studies in America, Columbia University (NYC). Dal 2021 è membro onorario dell’Associazione Danzare Cecchetti ANCEC Italia. Nel 2018 ha pubblicato la monografia Tempo fermo. Danza e performance alla prova dell’impossibile (Scalpendi) e, più di recente, con lo stesso editore, Tempo perso. Danza e coreografia dello stare fermi.

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