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Per Eduardo, Lino Musella e il teatro di memoria

Recensione. Tavola, tavola, chiodo, chiodo… in queste parole l’amore per Eduardo De Filippo, di un attore, di una città, di un popolo. Ha debuttato al Piccolo Teatro di Milano, lo abbiamo visto durante le repliche al Teatro San Ferdinando di Napoli. In tournée al Teatro Vascello di Roma.

Foto Mario Spada

“Ricorda, finché ci sarà un filo d’erba sulla terra, ce ne sarà uno finto a teatro”.
Per arrivare al Teatro San Ferdinando bisogna attraversare lo splendido budello scuro di Salita Pontenuovo; le pareti di tufo sputano un’alitata gelida feroce e strafottente, non si sa mai dove mettere i piedi, bisogna stare attenti ai ragazzi in macchina che ti vengono addosso per sfidarti e per vedere se tieni paura, e sei giustificato (obbligato), incassando il collo tra le spalle, a bestemmiare ad alta voce i morti di tutti. Piazza Eduardo De Filippo è l’unico punto di luce ferma in mezzo alle traverse di Via Foria. Pare il salotto “buono”, quello sistemato, quasi elegante e chiuso prudentemente a doppio giro di chiave. Il teatro si riempie chiassosamente, in spirito di confidenza; in platea, una signora anziana dall’aspetto familiare nomina ridendo Ditegli sempre di sì. Dal retropalco risuonano colpi di martello, da richiamo infernale, anticipando l’entrata di Lino Musella, su questo palco per il debutto di Tavola tavola, chiodo chiodo…

Foto Mario Spada

Eduardo non c’è ancora, e l’attore si siede alla scrivania del drammaturgo (un gesto di commovente riguardo da parte della scenografa Paola Castrignanò). Cattura l’attenzione un modellino abbozzato del teatro, e subito, senza alcuna esitazione, si sorride per aver riconosciuto ‘o presepio. Allora Eduardo c’è. Stiamo in famiglia. Musella parla, accompagnato dalla chitarra di Marco Vidino; ancora seduto, inizia a leggere una delle lettere che il Maestro indirizzò al Ministero in seguito all’acquisto, nel ’48, del San Ferdinando. Poi si alza, ed è meraviglia: si piega sulle ginocchia, inarca la schiena, sfrega le mani e biascica per il freddo. Per un attimo è Lucariello, e la risata di conforto prende tutti.

Foto Mario Spada

Lino Musella è un uomo generoso, e con costante garbo e disponibilità si muove tra le memorie collettive. Non interpreta Eduardo: lo ricorda, come si ricorda quella persona di riguardo che è stata a casa di tutti. Non è rispetto, è affetto. Lo stesso affetto, più ruvido, che De Filippo aveva per quello sgarrupato edificio da rendere casa del Teatro Popolare, per i suoi fratelli, per i figli, per la città. A petto spalancato e voce ferma, Musella continua a ricordare il Maestro tra carteggi privati e quelli indirizzati alle Istituzioni, e intanto riempie lo spazio intorno a sé montando un’americana e quel balconcino con la ringhiera in ferro battuto. Poi stupisce riproducendo perfettamente il gesto della mano destra che sistema i capelli di lato, oppure quello della spalla e del braccio che si sollevano nelle accalorate declamazioni, e l’accenno istantaneo (una delizia!) a quella voce rauca.
A poco a poco concede spazio agli spiriti vividi di Napoli, con quel dialetto che era ancora talmente pulito, che era ancora lingua di poesia: una voce è data allo zio-padre Scarpetta, un’altra è per lo scugnizzo Viviani.

Foto Mario Spada

Un’ultima voce è quella delle voci che si conoscono troppo bene, ma che si preferisce non ascoltare, o ricordare: quelle dal Carcere di Poggioreale o dall’ex centro di rieducazione giovanile “Gaetano Filangieri”, a cui Eduardo ha prestato con dedizione orecchie e cuore (che struggimento ascoltare l’estratto dell’intervento al Senato del 1982). È una straziante dichiarazione quell’ultima lettera per un Teatro maltrattato, vilipeso, ignorato, precario, costruito faticosamente (“Tavola tavola, chiodo chiodo”, come recita la lapide eretta in memoria dello storico macchinista del San Ferdinando, Peppino Mercurio) e amato con tenacia e dolore. Si applaude con forza e a lungo, Musella s’inchina e il modellino del teatro crolla; l’attore si guarda alle spalle, si rigira verso il pubblico e dice: “Aggia rifà n’ata vota ‘o presepio!”.

Valentina V. Mancini

Novembre 2021, Teatro San Ferdinando, Napoli

Prossime date in calendario tournée 22/23

Poggibonsi, Teatro Politeama, 13 dicembre 2022
Assisi, Teatro degli Instabili, 15 dicembre 2022
Torino, Teatro Astra, 27 – 31 dicembre 2022
Sarzana, Teatro degli Impavidi, 14 e 15 gennaio 2023
Panicale, Teatro Caporali, 7 febbraio 2023
Firenze, Teatro di Rifredi, 9 – 11 febbraio 2023
Ragazzola, Teatro di Ragazzola, 19 febbraio 2023
Longiano, Teatro Petrella, 18 febbraio 2023
San Marino, Teatro Titano, 19 febbraio 2023
Roma, Teatro Vascello, 21 – 26 febbraio 2023

TAVOLA TAVOLA, CHIODO CHIODO…
tratto da appunti, articoli, corrispondenze e carteggi di Eduardo De Filippo
uno spettacolo di e con Lino Musella
un progetto di Lino Musella e Tommaso De Filippo
musiche dal vivo Marco Vidino
scene Paola Castrignanò
disegno luci Pietro Sperduti
suono Marco D’Ambrosio
ricerca storica Maria Procino
collaborazione alla drammaturgia Antonio Piccolo
assistente alla regia Melissa Di Genova
costumi Sara Marino
foto di scena Mario Spada
produzione Elledieffe, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale

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