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Il festival, la città e la coscienza politica. A Bergamo, Up To You

Da Bergamo cronaca e riflessione sul festival Up To You organizzato da Qui Ora Residenza Teatrale con un direttivo di operatrici e operatori under 25.

Ph Alice Giacomelli e Matteo Gibellini

Cosa significa fare direzione artistica oggi? Come far sì che l’intervento del teatro venga accolto nella vita culturale cittadina? Quali scelte artistiche, come gestire la logistica, come individuare gli spazi più adatti e quali strategie comunicative adottare per entrare in dialogo con un nuovo pubblico? Come ri-creare comunità culturali?
Domande che a Bergamo, all’interno del festival Up To You, ci si pone incrociando due spinte, quella dell’esperienza della compagnia Qui e Ora Residenza Teatrale – attiva nell’area bergamasca ormai da anni con la vocazione di portare atti culturali tra centri e periferie, puntando su un “capitale relazionale” con la provincia e con le realtà aggregative del territorio – e quella di un direttivo artistico Under 25, con la vocazione innata a un passaggio di competenze e una condivisione di ruoli. Ciò che colpisce positivamente in questo primo fine settimana di festival (la seconda parte si svolgerà il 4 e il 5 giugno) è l’incontro di pensiero e visione tra generazioni diverse e, soprattutto, la voglia di continuare a farsi alcune domande, di parlare del senso di ciò che stiamo facendo, di provare a riprendere insieme la parola politica.

Ph Alice Giacomelli e Matteo Gibellini

Up to you è infatti, prima di tutto, un percorso di formazione per giovani spettatrici e spettatori attivi. Promosso dall’Assessorato alla Cultura di Bergamo in collaborazione con il Comune di Scanzorosciate e, tra gli altri, con l’esperienza di Dominio Pubblico, è iniziato a novembre del 2020 tramite un confronto a distanza, causa pandemia, per poi incontrarsi e incontrare la città con una rassegna di teatro contemporaneo creata da giovani per giovani.
Parallelamente alla direzione artistica di Francesca Albanese, Silvia Baldini e Laura Valli (Qui e Ora), una trentina di ragazze e ragazzi hanno partecipato alla creazione del festival e selezionato due spettacoli: Un onesto e parziale discorso sopra i massimi sistemi, di Pietro Angelini, e L’amore ist nicht une chose for everybody di Collettivo Treppenwitz, accompagnati nel primo fine settimana da un gioiello di provocazione pubblica: Questo lavoro sull’arancia di Marco Augusto Chenevier.
Le strade e le piazze di Bergamo e Scanzorosciate, l’Auditorium, il centro aggregativo per giovani Spazio Polaresco, la palestra Lotto, così come gli spazi teatrali, stanno ospitando le magliette gialle degli Under 25 che confidano a tutte/i il loro segreto per creare comunità: esserci – così come proclamato da Valeria Tacchi (una delle giovani attiviste) durante uno dei Meet up. “Noi ci siamo!”, è stampato anche sui flyer, sui manifesti, sulle bandiere sventolate in questo vento post-pandemico durante la Non silent disco in Piazzale Lodovico Gosis e la Critical Mass fino a Teatro San Sisto. Esserci in città, a teatro, prima e dopo.
Così Questo lavoro sull’arancia è preceduto dall’incontro nello Spazio Polaresco con Tiziano Panici di Dominio Pubblico e Matteo Polimanti della Rete Risonanze, occasione per riflettere su come in Italia nei primi anni dieci del millennio si sia mossa in diverse città italiane una spinta verso progetti che coinvolgessero gli under25, di come l’audience development sia evoluto in community engagement fino alla nascita di una rete di direzioni under25 in Italia, la rete «Risonanze» appunto (qui tutte le realtà coinvolte), della quale Up To You fa parte. Tale rete, riconosciuta da poco come soggetto giuridico, presenta un percorso produttivo, Cantiere Risonanze e Generazione Risonanze, un dossier di spettacoli Under35 selezionati dalle direzioni artistiche.

Ph Alice Giacomelli e Matteo Gibellini

Il Meetup successivo, What’s up? Storie di sopravvivenza culturale, è l’occasione per confrontarsi sulle politiche artistiche e culturali, curato da Laura Valli, della compagnia Qui e Ora Residenza Teatrale, con Giacomo A. Gilaberte e Pina Rocco della direzione under25. Francesca D’Ippolito (C.Re.S.Co.) riparte proprio dalla costruzione di un “noi”, raccontando di un anno passato anche a studiare, perché per rispondere a normative e dispositivi sono necessarie conoscenze precise, c’è bisogno di lessico, di autoformazione. Nicolas Ceruti (Associazione Etre) invita a ri-formarsi, riformare un sistema legislativo e al tempo stesso ri-formarci come categoria, perché questa pandemia ci ha fatto riscoprire come titolari di diritti. Insieme a loro Dimitri Prepio (Ink Club) con il racconto di come, in quanto realtà culturale di Bergamo, siano passati dall’avere la vocazione di assembrare persone a quella di pensare a come raggiungerle intercettando anche i bisogni pratici. Per Viviana Magoni (Teatro Caverna) il teatro risponde all’Altro, e se quando si fa spettacolo l’Altro si chiama pubblico, durante una pandemia il pubblico è anche quello della distribuzione di generi alimentari diventata così “pane e poesia”.

Ph Alice Giacomelli e Matteo Gibellini

È Giacomo A. Gilaberte della direzione under25 a riassumere con forza il  senso di questa partecipazione: «Se c’è una cosa che sto riscoprendo è la politica dentro ciò che facciamo. E riscoprirlo nella mia città, e non solo a Roma o a Milano, per me è un valore aggiunto».
Quel valore politico della relazione tra comunità artistica e pubblico che la sera, durante la performance di Marco Augusto Chenevier e Alessia Pinto, ci permette di riconoscerci nei nostri corpi, insieme alla domanda di quanto si possa essere più o meno consapevoli delle proprie azioni di fronte a una comunità.
Intanto, mentre lanciamo arance, ci indigniamo o ridiamo, nella testa si rimescolano le parole lasciateci dagli interventi alla chiusura dell’incontro, prima di rientrare in teatro. Universalismo, senso del tempo, ascolto, dignità, attenzione alla prossimità e agli spazi culturali che abbiamo vicino, una cieca determinazione, far sì che la rabbia ceda il passo alla determinazione, la capacità di trasformarsi, il continuare a imparare – come abbiamo fatto in quest’anno, la forza, gli incontri, la lotta, la presenza delicata e il cambiamento. Un festival teatrale, insomma, per – come dice Laura Valli in chiusura – continuare a coltivare una coscienza politica.

Luca Lotano

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Luca Lòtano
Luca Lòtano
Luca Lòtano è giornalista pubblicista e laureato in giurisprudenza con tesi sul giornalismo e sul diritto d’autore nel digitale. Si avvicina al teatro come attore e autore, concedendosi poi la costruzione di uno sguardo critico sulla scena contemporanea. Insegnante di italiano per stranieri (Università per Stranieri di Siena e di Perugia), lavora come docente di italiano L2 in centri di accoglienza per richiedenti asilo politico, all'interno dei quali sviluppa il progetto di sguardo critico e cittadinanza Spettatori Migranti/Attori Sociali; è impegnato in progetti di formazione e creazione scenica per migranti. Dal 2015 fa parte del progetto Radio Ghetto e sempre dal 2015 è redattore presso la testata online Teatro e Critica.

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