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La natura in danza. FOG Triennale Milano

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FOG Triennale Milano Performing Arts presenta due soli di danza di Francesca Foscarini e Michele Rizzo inseriti nella XXII edizione dal titolo Broken Nature. Un attraversamento

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Un umanesimo delle idee abita la Triennale di Milano all’interno della costruzione razionalista del Palazzo dell’Arte, completamento architettonico al complesso monumentale del Castello Sforzesco e Parco Sempione. Il verde disciplinato dei giardini, popolato dalle opere di grandi artisti del ‘900 come Giorgio De Chirico, Gaetano Pesce, Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, accoglie per questa XXII edizione e fino al primo di settembre Broken Nature: Design Takes on Human Survival. L’esposizione curata da Paola Antonelli è volta a indagare il legame che unisce la specie umana all’ambiente naturale, attraverso un lungo percorso installativo articolato su due piani: da un lato le relazioni distruttive e irreversibili delle quali l’animale uomo è responsabile; dall’altro le prospettive di miglioramento e conservazione. «Fungendo da mediatore cognitivo, pragmatico e politico, il design può diventare uno strumento riparativo. I designer possono ispirare i cittadini ad avere un atteggiamento critico rispetto alle loro esperienze condivise e ad attivarsi per creare migliori condizioni, per tutti».

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Il design, la tecnica e la scienza si pongono in dialogo con la natura restituendone la forza riparatrice: il fruitore immerso in un percorso di apprendimento impara insegnamenti funzionali per salvaguardare il pianeta da un futuro catastrofico. Fisica, medicina, biotecnologia, economia domestica, arredamento, cosmetica, prevenzione sono gli ambiti privilegiati all’interno dei quali intervenire prima che sia troppo tardi. O è già troppo tardi? La XXII Triennale di Milano dimostra l’assunto secondo il quale l’uomo ha già distrutto, già alterato e già modificato l’ambiente in maniera irreversibile. Il presupposto è dunque scientificamente negativo ed è proprio da questa consapevolezza che nascono le opere commissionate e facenti parte di questa edizione. Alveo di pensiero in cui si insedia, quest’anno con peculiare complementarietà tematica, la seconda edizione di FOG Triennale Milano Performing Arts che, in linea con la stagione teatrale, presenta fino al 5 giugno una programmazione trasversale e «fuori formato» pensata per sondare le sinergie impreviste tra l’uomo/artista e l’ambiente circostante. Come si inserisce la ricerca, quali sono i processi che incontrano la natura e quali la politica, ribadendone la centralità d’azione e il grado zero del punto d’osservazione?

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Animale è il solo creato da Francesca Foscarini che ha debuttato all’ultima Biennale Danza, scritto per il danzatore francese Romain Guion e interpretato dalla coreografa in questa replica al Teatro Franco Parenti. “Anima” e “Animale” sono composti dalla stessa radice indoeuropea (ane ovvero “respiro”) e, partendo da questa evidenza terminologica, Foscarini dispiega una riflessione poetica, e ferina al contempo, sull’opera di Antonio Ligabue, divisa tra lo studio della natura e quello dell’autoritratto. L’immagine del sé dovrebbe riflettersi nell’unico oggetto scenico che apre il solo e tenuto in mano dall’artista mentre il pubblico prende posto: lo specchio riflette la luce che lo colpisce senza che in esso compaia alcun volto, alcuna riconoscibile fisionomia. Non vi è dunque alcun riflesso umano o animale, perché tale dualità abita poi la corporeità della danzatrice vestita solo di bermuda e t-shirt (con un non casuale pattern jungle scelto dal costumista Giuseppe Parisotto) la quale articola una partitura composta da movimenti spezzati e improvvisamente armonici, abbandoni liberati dal peso a rigide e invalidanti resistenze. Un gesto che nella sua natura di rottura e di provocazione si ritrova invece ingabbiato. Un ruggito trasformato in miagolio.

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«Che cos’ha in comune l’uomo con gli altri animali?» è una delle domande di questo lavoro, la cui risposta forse potremmo ritrovare nell’ascolto partecipato e immersivo dell’installazione The Great Animal Orchestra che chiude il percorso della mostra tematica, al secondo piano del Palazzo dell’Arte. Nelle cinquemila e più ore di registrazioni di habitat naturali realizzate dal musicista ed esperto di bioacustica Bernie Kreuse e dal collettivo inglese United Visual Artists (UVA), si esperisce quella trasposizione visiva dei linguaggi animali e la comunicazione fra di essi. Come se ritrovassimo in questa installazione contemplativa quel legame istintuale e inalienabile che ci ricorda di essere parte di un’unica grande specie animale, simile nei movimenti, sofferente nella costrizione, libera nei voli. Tornando al parallelo coreografico, nella video proiezione conclusiva (curata da Andrea Santini), che veste la nudità della danzatrice e che raffigura un unicorno, si ribadisce l’indeterminatezza e fluidità dei generi e la bellezza necessaria e politica dell’indefinizione.

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Deposition di Michele Rizzo è presentato in prima italiana, ultimo solo e terzo capitolo della trilogia dopo Higher e Spacewalk. Michele Rizzo accoglie lo spettatore seduto a terra dietro un velatino che riempie in orizzontale la sala grande del Franco Parenti. Sul fondale trasparente viene proiettata l’animazione in 3D (realizzata da Elizaveta Federmesser) che anticipa come fosse un epilogo lo studio coreografico sull’omonimo processo chimico che trasforma una sostanza volatile in materia solida. Il danzatore sembra dividere la sua ricerca sul gesto in tre livelli di indagine distinti: un primo in cui i movimenti sono osservati esternamente e dispiegati tramite una videocoreografia, il secondo sulla percezione della stasi che precede al cambio di stato, il terzo sul passaggio dalla volatilità, espressa in uno studio rigoroso concentrato dapprima sugli arti superiori (braccia e spalle) e poi su quegli inferiori (bacino e gambe), alla concrezione del corpo e la sua solidificazione. Il solo, coprodotto da Triennale Teatro dell’Arte, soffre un po’ la dimensione frontale propria della fruizione in teatro: quella di Michele Rizzo è un’analisi che per complessità di investigazione, durata e peculiare natura installativo-performativa meriterebbe uno spazio diverso, vicino proprio agli ampi e vuoti ambienti del Palazzo dell’Arte. L’allestimento scenografico (light e set design di Lukas Heistinger), costituito da una lunga catena che taglia diagonalmente lo spazio e un’altra tangente alla quale è fissato a terra un peso, si presta già nella sua costruzione ad abitare uno spazio espositivo piuttosto che teatrale. L’ambiente sonoro che circonda lo spettatore, creato da Billy Bultheel e ispirato a Le banquet Celeste di O. Messiaen, predispone a un ascolto sicuramente immersivo ma che rifugge la stanzialità. Il lavoro di indagine sul movimento è analizzato da Rizzo in una serie di piani costituiti da movimenti minimali, quasi da trance, tutti scritti sulla centralità del peso e atti a rendere il corpo del danzatore un perno conficcato nello spazio. L’osservazione di questo lavoro si auspicherebbe predisposta alla circolarità, alla possibilità che ci si possa muovere attorno a questa “struttura” e che la si possa guardare come un vero e proprio esperimento sulla fisica della materia.

La danza, nel suo dispiegarsi e affermarsi come analisi sul gesto e il rapporto di esso con lo spazio circostante, si inserisce nel tema della XXII Triennale di Milano sia come elemento di rottura che come armonica conciliazione. Il linguaggio coreografico modifica questa nostra Broken Nature, entra in contatto coi fenomeni e sonda le possibilità di alterazione del suo corso, le imprevedibili svolte, decostruendo le strutture e reinventandole nello spazio: nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.

Lucia Medri

ANIMALE
progetto e coreografia Francesca Foscarini
creazione con Francesca Foscarini, Romain Guion (interprete originale), Cosimo Lopalco
interpretazione Francesca Foscarini
drammaturgia Cosimo Lopalco
disegno luci e cura della tecnica Luca Serafini
musiche originali Andrea Cera
voci Miki Seltzer in Genesi 2 (19-20), Bela Lugosi in Bride of the Monster di Ed Wood
suoni Seals di Martin Clarke, Summer Sunset di Eckhard Kuchenbecker, Tikal Dawn di Andreas Bick
video Licorne di Maider Fortune
consulenza e programmazione videoproiezione Andrea Santini
costumi Giuseppe Parisotto
si ringrazia Chiara Bortoli, Alfonso Cariolato, Rocco Giansante, Perrine Villemur, Fiorenzo Zancan
Produzione: VAN Ente sostenuto da MiBAC – Ministero dei Beni e delle Attività Culturali
coproduzione La Biennale Danza di Venezia
con il sostegno di CSC Centro per la Scena Contemporanea, Tanzhaus Zurich, Istituto Italiano di Cultura Parigi, Teatro Stabile del Veneto

DEPOSITION
ideazione e coreografia Michele Rizzo
con Michele Rizzo
disegno luci Lukas Heistinger
set design Lukas Heistinger, Michele Rizzo
composizione musicale (ispirato a O. Messiaen Le banquet Celeste) Billy Bultheel
disegno costumi Eduardo Léon
consulenza drammaturgica Antonia Steffens
consulenza Ofelia Jarl Ortega, Renée Copraij
costumi Avoidstreet, Teuntje Kranenborg
video editing e animazione 3D Elizaveta Federmesser
produzione GRIP & DANSCO
coproduzione Kunstencentrum BUDA, Julidans, FOG Triennale Milano Performing Arts, Centrale Fies
con il sostegno di Governo Fiammingo, CAMPO
con il contributo di Regione Lombardia nell’ambito di NEXT 2018- 2019

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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