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Laminarie. Narrazioni di confronto tra Bologna e Roma

La compagnia Laminarie da Bologna porta a Roma il progetto Midollo – spettacolo itinerante nelle vertebre del Corviale. Seconda tappa di attraversamento urbano che anticipa quella a Marsiglia.

Foto di Emanuele Camerini

Durante la lunga telefonata che ebbi con Febo lo scorso inverno in occasione della rassegna Contesto, tra i tanti discorsi affrontati relativi a riflessioni e progetti che erano, e sono tuttora, in divenire, rimasi incuriosita dalle similitudini che univano il rione Pilastro della periferia di Bologna, al quartiere romano del Corviale. In qualità di guida artistica della compagnia Laminarie da più di vent’anni, Febo Del Zozzo mi confermò quanto quel che io definirei “dialogo insediato” intrapreso quotidianamente con il territorio del quartiere San Donato, poteva davvero essere esteso anche alla dimensione del Corviale. Gemello del Virgolone – costruzione edilizia costituita da 14 blocchi e 552 appartamenti – il Serpentone si configurava in quei discorsi come luogo potenzialmente teatrale perché innanzitutto urbanisticamente simile a quel complesso residenziale. La presunta somiglianza sociologica verrà invece analizzata di seguito sulla base, al contrario, della specificità di ognuna delle due realtà, tralasciando il discorso relativo al degrado. Né per il Pilastro né per il Corviale sarebbe opportuna una simile definizione, in quanto non avendo alla mano dei dati effettivi possiamo solo attenerci a quelle problematiche osservate per il Corviale, e analizzate in altra occasione per il Pilastro. La lunga «ricerca azione» che un anno fa ruotava attorno al progetto Pilastro 2016 – svoltosi nell’ambito dei festeggiamenti per il 50esimo anniversario del rione e conclusosi nella rassegna Vocazione al contatto inserita nell’ambito di bolognaestate – è stata così traslata sul territorio romano grazie all’assegnazione del bando Estate Romana, poi promossa da Roma Capitale Assessorato alla Crescita culturale e realizzata in collaborazione con SIAE. Midollo – spettacolo itinerante nelle vertebre del Corviale è giunto allora lo scorso mese ad attraversare, letteralmente, il lotto Trentacoste lungo la via PoggioVerde.

Foto di Emanuele Camerini

Sei lotti per 1200 appartamenti è il tessuto urbano del Corviale studiato nella sua totalità dal collettivo romagnolo insieme all’attiva collaborazione dell’architetto Claudia Mattogno, phd alla facoltà di urbanistica dell’Università La Sapienza di Roma e direttrice del Centro Interdipartimentale Fo.Cu.S. Questa fase è da considerarsi come indagine preventiva, poi vi è l’insediamento. «Sono consapevole che potrebbe essere un fallimento, l’ho messo in conto ma non mi interessa, il mio lavoro deve considerare anche questo, perché è una relazione. E si può fallire nelle relazioni». Gli aggiornamenti telefonici sono proseguiti durante il periodo estivo e hanno rappresentato un punto nodale per seguire a distanza il progetto prima dell’arrivo nella Capitale. Grazie alla disponibilità dell’ufficio stampa, le informazioni sono state costanti e hanno rivelato sin da subito la prima inevitabile difficoltà mettendo in evidenza la natura di un contesto già territorialmente e amministrativamente diviso in porzioni di gestione. Regione Lazio, Comune di Roma e Ater (Azienda territoriale per l’edilizia residenziale del comune di Roma) sono gli enti ai quali la compagnia ha dovuto fare riferimento per raccogliere l’innumerevole mole di permessi che la gestione tripartita ha richiesto, senza contare inoltre le diverse incongruenze tra i tre enti. A differenza del Virgolone, in cui la comunità di abitanti è piuttosto coesa, nel caso di Roma, come alcuni lettori sapranno, molti degli appartamenti del Serpentone sono occupati: nel percorrere i lunghi corridoi si possono osservare quelle che potevano essere delle botteghe e/o appartamenti, ora chiusi con le inferriate o divise dal resto dei locali con delle reti di separazione. Barriere dunque, che al di là della legittimità delle rivendicazioni, sono dimostrazione di un ambiente socialmente scisso, arroccato sui propri bisogni. E se «più scuro de mezzanotte non se pò fa’» come ci racconta Massimiliano dell’Associazione Piacca, almeno si può provare a cambiare la narrazione dall’interno, inserendosi in «spazi non creati appositamente per rappresentazioni artistiche ma adibiti a funzioni differenti», aspetto evidenziato dalle “note di avvicinamento” che hanno costituito l’iniziale struttura organizzativa di Midollo.

Foto di Andrea Petrosino / Officine Fotografiche Roma

Il concetto di funzionalità è detonatore di una serie di dinamiche di incontro che hanno coinvolto le associazioni, gli enti, i gruppi e i cittadini del Municipio XI. Prime fra tutte la squadra di rugby Arvalia Villa Pamphili presieduta da Salvatore Gallo e «protagonista nel processo di riqualifica del territorio periferico della capitale»; e Radio Impegno diretta da Adriano Sais che intende invece «costruire una rete di associazioni e cittadini impegnati sui temi dell’ambiente, della cultura, dell’informazione, dei diritti civili e della povertà». Attraversamento, narrazione, funzionalità, affidabilità, sono i concetti chiave per poter osservare le modalità di dialogo attraverso le quali Febo Del Zozzo, Sara Fulco, Marcella Loconte e Valeria La Corte hanno messo insieme uno dopo l’altro tasselli di conoscenza con persone che in alcuni casi hanno anche dimostrato reticenza e distacco: «Chi so’ questi, che c’hanno da di’?». L’analisi di queste variabili di indagine ha constatato la ricchezza di una progettualità in divenire e empirica che in poco tempo ha portato alla formulazione di ipotesi, alla loro sperimentazione, a metterle in discussione e anche, quando necessario, ad accantonarle: non tutti coloro che hanno dimostrato entusiasmo per l’iniziativa hanno poi avuto la costanza e la disciplina di dedicarcisi, e non sono infatti mancate le defezioni. Per questo «Midollo non può essere considerato una trasposizione di un modello, perché ha a che fare con le persone e non le vuole mica educare al teatro», semmai è il teatro che permette attraverso gli strumenti che gli sono propri, di far emergere quella narrazione di quartiere che altrimenti faticherebbe a raccontarsi. I racconti, e coloro i quali hanno intenzione di essere i portavoce, esistono: il lavoro di Piacca, le dirette notturne di Radio Impegno, l’arte di Stefano, il carisma della Signora Rina, la straordinaria vitalità di Edoardo vedovo ottantasettenne e gentil cavaliere della balera del centro anziani…Il salto successivo, ovvero quello che rende palpabile lo scarto teatrale, è quando sul racconto individuale delle “biografie sociali” di ciascun abitante si installa l’impalcatura della narrazione collettiva e teatralizzata rivolta al quartiere stesso: Adriano Napoli leggerà Tu non mi conosci di David Klass, Caterina Tedeschini la Filastrocca della battaglia con drago di Bruno Tognolini, Salvatore Gallo Amleto di Shakespeare, Natalina Cianci e Nella Petrocchi Le piccole virtù di Natalia Ginzburg, Fabio Di Giovannantonio invece si ispira alla storia vera del ciabattino Gilbert, inventore della palla da rugby. L’azione drammaturgica è composta da queste “dichiarazioni teatrali” stabilite registicamente, come detto in precedenza, in base alle storie che ognuno degli abitanti ha scelto di condividere. Questa scrittura di azioni itineranti è stata presentata negli ultimi quattro giorni di permanenza della compagnia al Corviale attraverso una struttura drammaturgica fissa, che ha visto il coinvolgimento all’incirca di una cinquantina di spettatori divisi in quattro gruppi. Cervicale, dorsale, lombare e sacrale sono le quattro vertebre, ciascuna delle quali è guidata da un bambino che, accompagnandosi col suono di un fischietto, ha condotto il pubblico all’interno del lotto di Largo Trentacoste lungo le scalinate, i corridoi, gli androni, per poi concludere il percorso nella Cavea (spazio dapprima sconosciuto e poi riscoperto e usato dagli stessi abitanti) con la dimostrazione di un contorsionista e un musicista. Un pubblico estremamente eterogeneo, composto da abitanti del Serpentone e di altri quartieri romani che si è dimostrato attivo e partecipe: la maggior parte di loro si è poi fermata a fine spettacolo a fare domande sul progetto, a continuare a tessere quel dialogo di cui si sono sentiti protagonisti.

Foto di Emanuele Camerini

Non finisce qui però. Infatti dopo l’attraversamento urbano di Bologna e quindi Roma, l’intento di Laminarie è quello di arrivare a una dimensione internazionale estendendo il progetto anche alla città di Marsiglia. Nel rispetto di quelle «radici anarchiche» – definizione presa in prestito da Claudio Meldolesi in un saggio del 2005 – Laminarie prosegue la sua ricerca lavorando tanto nel suo luogo di appartenenza, al DOM la cupola del Pilastro, che altrove, riuscendo così a spostare, allargandola, quell’idea di “centro” attorno alla quale si posizionano le direttrici di un’indagine dapprima specificamente politica, emersa e fruita poi attraverso la dialettica teatrale.

Lucia Medri

Progetto di LAMINARIE con il contributo di Roma Capitale Assessorato alla Crescita culturale, Comune di Bologna, Regione Emilia Romagna – Assessorato Cultura, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
L’iniziativa è parte del programma dell’Estate Romana promossa da Roma Capitale Assessorato alla Crescita culturale. L’Estate Romana è in collaborazione con SIAE.

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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