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Sirenos Festival a Vilnius. L’Europa guarda a est

Sirenos Festival. Qualche nota dal Vilnius International Theatre Festival in Lituania, organizzato dal regista di The Queen of Serpents Oskaras Korsunovas. Recensione

Foto Giuseppina Borghese
Foto Giuseppina Borghese

Se la mitteleuropa è l’anima più razionalmente mistica dell’Occidente, quella culla che nel Danubio riesce a conciliare l’ovest e l’est, spingendosi oltre fino a Vilnius, nel ventre infuocato di una Resistenza decennale fatta di dolorose lotte per l’indipendenza, si riesce a sentire ancora oggi l’eco di tumulti, occupazioni e stermini. A raccontare questa storia, resta una città le cui ferite rimangono nascoste sotto le bianche facciate dell’Università (la più antica dell’Europa orientale costruita nel 1579), cicatrizzate da un sentimento quasi ossessivo, di spasmodica curiosità verso il proprio passato. Ad alimentare questo impulso di fiera consapevolezza della propria storia una scena teatrale in ascesa che vede un sempre maggiore riconoscimento in ambito internazionale, grazie soprattutto al lavoro di giovani registi che hanno richiamato l’attenzione dello sguardo europeo.

L’occasione per conoscere questa realtà è la tredicesima edizione del Sirenos, Vilnius International Theatre Festival, organizzato dall’Oskaras Korsunovas Theatre e dal Lietuvos Nacionalinis Dramos Teatras: «Fare notizia è lo slogan di questa edizione – spiega Audra Zukaityté, direttore artistico della rassegna – un’edizione che ha al centro la questione europea, con ospiti provenienti da tutto il continente. Tra gli altri, quest’anno nella sezione internazionale (dal 6 al 14 ottobre, N.d.R.) abbiamo, infatti, una delle maggiori figure del teatro contemporaneo, il regista Krzystof Warlikowski, che con il suo Kabaret warszawski, ricrea una timeline dalla repubblica di Weimar all’11 settembre. La sfida: raccontare l’Europa dei nostri giorni».

Foto Giuseppina Borghese
Foto Giuseppina Borghese

La prima sessione del festival (dal 29 settembre al 2 ottobre) ha interessato lo showcase dedicato interamente al teatro lituano, con la presentazione degli ultimi lavori di due dei maggiori esponenti nazionali: A Hunger Artist, la produzione della Compagnia Meno Fortas per la regia di Eimuntas Nekrosius, Cleansed e la prima assoluta di The Queen of Serpents di Oskaras Korsunovas. Queste giornate, però, sono state soprattutto occasione per conoscere i lavori di artisti emergenti, come nel caso di Paulis Pingis, regista di The Conscripts, una produzione dell’attivissimo Klaipèda Young Theatre. Riflessioni sulla libertà, sulle ragioni (ancora plausibili?) del nazionalismo, la messa a fuoco del “nemico” contro cui combattere e la paura costante degli stranieri all’interno della propria società. Maestri e allievi impegnati a stretto contatto, sovrapposizione e rinnovamento di un teatro che mai smette di interrogarsi sulla propria funzione civile: pericoli veri o presunti che minano la convivenza sociale al centro della riflessione, la nebbia del passato sovietico dissolta in un grido di libertà creativa.

La crescente curiosità verso i nuovi assetti politici europei sta di fatto trasformando la capitale lituana in un hub della sperimentazione e della cronaca documentaristica. In questa direzione si sono mossi anche gli incontri all’interno della VI edizione dell’International Conference for Young Theatre Critics, organizzata dal Lietuvos Kulturos Taryba e dal Teatro Meno Fortas. A moderare gli incontri, Otto Karulin, membro dell’Estonian Theatre Agency e il critico teatrale britannico Andrew Haydon. I critici, provenienti da Russia, Polonia e Repubblica Ceca, hanno provato a tracciare la linea di confine tra politica e teatro, cercando di capire come questo binomio, in definitiva, possa cambiare l’approccio umanistico alla questione dei rifugiati e, soprattutto, come il teatro possa raccontare questo fenomeno senza scadere nella volgare banalizzazione.

– “Egle, The Queen of Serpents”. Europe is Falling Apart
Foto Giuseppina Borghese
Foto Giuseppina Borghese

Tra gli spettacoli in programma nella tredicesima edizione del Sirenos Festival, la prima assoluta di The Queen of Serpents di Oskaras Korsunovas, una coproduzione dell’Oskaras Korsunovas Vilnius City Theatre e del Lithuanian National Drama Theatre. Il regista di There to Be Here, già Premio Europa per il Teatro, mette in scena l’Europa e la percezione che si ha di essa dal “confine” lituano: partendo dal romanzo The Seekers, del premio Nobel Elfriede Jelinek, ispirato ai fatti di cronaca del gennaio 2013, quando 70 richiedenti asilo occuparono una chiesa di Vienna per protestare contro le condizioni inumane del proprio campo profughi, la compagnia dell’OKT prova un intreccio con l’antica leggenda di Egle, la regina dei Serpenti, per raccontare in profondità la dimensione del rifugiato.

La performance, allestita nell’ex Ospedale della Croce Rossa di Vilnius, si annuncia da subito cupa e piena di metafore radicali, con poliziotti a cavallo e l’abbaiare sempre più insistente di cani che anticipano l’irrompere dei celerini pronti alla carica. L’Europa di Korsunovas è un caseggiato fatiscente e rumoroso che si trasforma, stanza dopo stanza, evolvendosi in piani olfattivi che si sovrappongo l’uno sull’altro: i fumi nauseabondi dell’incenso, che investono gli spettatori all’ingresso, lasciano il posto all’odore antico della foresta (intere stanze ricoperte dal muschio), passando per l’odore greve dell’alcol che impregna gli abiti di spose avvizzite in preda a crisi nevrotiche. Su tutto, la polvere che risale lungo le narici dai resti di calcinacci dei muri, dove ogni spettatore vede inciso il proprio nome, poi cancellato dal nome di chi verrà dopo lui e da un altro ancora, in un meccanico e spietato processo di scrittura e cancellazione dell’identità personale. “Europe is falling apart. No god, no rules, to scare you all”, il display sulla campata delle scale risuona come un monito, neanche troppo originale, all’identità collettiva che velocemente si polverizza tra il mare, il regno di tutti gli apolidi, e il sangue, il dominio della femminilità e di tutte le Egle di ogni epoca e luogo.

Foto Giuseppina Borghese
Foto Giuseppina Borghese

È al piano di sopra che la performance assume i toni del body horror: sulle musiche di Gintaras Sodeika, tra fucili puntati, scene di medicalizzazione forzata e corpi esanimi abbandonati nel bosco, ragazze in abiti tradizionali lituani intonano cori di chiesa (“Speriamo che l’inverno sia freddo così tornano a casa”), trascinando il pubblico in un grottesco girotondo, quasi a volerlo portare fuori dall’Europa.
L’isteria collettiva, quella di cui parla lo stesso Korsunovas, è tangibile oltre ogni porta: un Paese, la Lituania, con un tasso di immigrazione quasi pari allo zero, in cui la percezione dello straniero resta ancora intesa come un atto di appropriazione indebita, inganno, ingiustizia. I segni del folklore lituano e della sua tradizione diventano l’asse di azione del racconto: un vortice di macabri cimeli del dolore (da un enorme busto di Stalin a frame di corpi ammassati nei lager), si mescolano alle croci ed altri simboli della tradizione ortodossa. La compagnia di giovanissimi attori e compositori dell’Oskaras Korsunovas Theatre si sofferma sul racconto del presente: la tragedia che delinea non si riduce mai a mera installazione, ma proietta immagini sempre diverse e attraenti fino all’epifania del Serpente, la creatura flessuosa e ripugnante che si insinua oltre ogni immaginabile varco, materializzato in una legione di spose striscianti lungo le scale, sui piedi degli spettatori.

Giuseppina Borghese

Sirenos – Vilnius International Theatre Festival – ottobre 2016

EGLE, THE QUEEN OF SERPENTS
Ispirato da “The Seekers” di Elfriede Jelinek
Compositore Gintaras Sodeika
Designer dei costumi Juozas Valenta
Aiuto regista Antanas Obcarskas
Con Martynas Alisauskas, Ursule Bartoseviciute, Galle Butvilaité, Kestutis Cicènas, Ignas Guzauskas, Zygimantè Elena Jakstaitè, Taura Kvetinskaitè, Likas Malinauskas, Eimantas Pakalka, Greta Petrovskytè, Kamilè Petruskeviciutè, Anca Pitaru, Augustè Pociutè, Gediminas Rimeika, Artiom Ribakov, Inga Sepetkaitè, Ugnè Siauciunaitè, Paulina Taujanskaitè, Oskar Vygonovski, Viktorija Zukauskaitè.

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