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Rose Is a Rose Is a Rose Is a Rose. L’apocalisse sussurrata

Al Teatro Lo Spazio di Roma arriva Rose Is a Rose Is a Rose Is a Rose. Un non-monologo coraggioso scritto dalla croata Ivana Sajko. Recensione

rose is a rose
foto di Teresa Terranova

La locandina di Rose Is a Rose Is a Rose Is a Rose è appesa in bacheca nel foyer del Teatro Lo Spazio. La presenza nei crediti del nome di una sola interprete fa immaginare un monologo. E penso che troppo spesso l’emergenza economica spinge gli artisti fuori dai grandi circuiti a scegliere, commissionare o firmare soli drammaturgici difficilmente all’altezza delle aspettative (degli artisti stessi o del pubblico). Perché salire su un palco e tenere viva l’attenzione raccontando una storia non è sempre possibile, a meno che tra le mani non si abbiano classici indistruttibili come Anna Cappelli o La voix humaine o Krapp’s Last Tape. Ma la soluzione c’è: reinventare l’idea stessa di monologo, uscendo dal mondo della rappresentazione uno a uno e incaricandosi di ricominciare da capo, mettendo sul palco un dispositivo nuovo.
Fortemente innovativo e destabilizzante è il campo di visuale in cui si trova l’uditore di un testo di Ivana Sajko, performer e scrittrice croata classe 1975, quasi sconosciuta al pubblico italiano, ora portata alla vita di una lingua italiana nella complessa e appuntita traduzione di Elisa Copetti.

Prima dello spettacolo il regista Tommaso Tuzzoli mi mostra il testo, evidenzia come sia scritto in versi, come rifiuti a priori l’idea di una divisione dei registri e racconta che l’autrice è solita portare questo genere di scritti sul palco di caffè e circoli letterari, dando forma a reading performativi simili all’action poetry di una volta. L’esperimento a cui il pubblico assiste in questa versione italiana è frutto di un’elaborazione altra. Con piglio spericolato e intrigante insieme la performer Sabrina Iorio si assume il compito di tenere insieme quello che è un flusso disordinato e folgorante di immagini, da un lato aggrappato a una volontà disperata e uterina di esprimere sentimenti, costretto dall’altro da una voce asettica ed esteriore, che organizza ogni coinvolgimento emotivo in una fredda relazione dei fatti.

rose is a rose
foto di Teresa Terranova

La storia dell’incontro di due sconosciuti si mescola a una serie di presagi di morte e distruzione, un’apocalisse annunciata che prende la forma dei disordini della guerriglia urbana e finisce con una relazione dei maggiori atti di contestazione a partire dalla Seattle del 1999 fino ai Podemos. Il «casino» scoppia in strada e separa i due anonimi protagonisti, dei quali si parla ora al passato remoto, ora al presente, si segue il contorcersi di vicende intime come affacciate sul ciglio di un burrone, per poi assistere a una caduta libera di cui è impossibile intuire la fine. O la violenza dell’impatto. L’equilibrio di questa narrazione esplosa – che ricorda in un certo senso la scrittura fluviale di Elfriede Jelinek o la furia cieca linguistica di Peter Handke – è nelle mani di una presenza scenica, quella di Iorio, in grado di conservare intatti e vivi gli impulsi più contraddittori, passando agilmente dal mimo al canto lirico, dal sussurro alla reiterazione ipnotica.
Attorno a lei si aggroviglia un sistema di regia coraggioso ma forse eccessivo, che cerca di far convivere voce off, scarni giochi di luce, proiezioni di filmati animati, musica punk e classica, statuette di argilla, un esilarante imitazione di Philippe Daverio che commenta “La ronda notturna” di Rembrandt, passi di movimento scenico semi-danzati e minuti di silenzio. Se è vero che il testo stesso gioca con l’idea di sovrapposizione, a un ritmo già forte di una naturale fluidità gioverebbe un ordine più severo nell’esposizione dei segni.

Tuzzoli, napoletano di origine e non certo alla sua prima esperienza, dirige attualmente uno spazio della provincia di Trieste, il Muggia Teatro Cabaret, con una stagione militante messa insieme con pochi spiccioli. Il suo progetto è di portare in scena anche i due lavori che insieme a Rose Is a Rose… chiudono la Trilogia della Disobbedienza. È allora importante, nella bulimica offerta artistica di questa Roma, evidenziare la tenacia di esperimenti come questo. Lasciando andare occhi e orecchie alle bizzarrie di una lingua spezzata e cupa e agli slanci di un linguaggio scenico resistente e spericolato. E che è «esattamente quello che è», come suggerisce il titolo in omaggio a Gertrude Stein: una persistente essenza contemporanea.

Visto al Teatro Lo Spazio, Roma, ottobre 2015.

Sergio Lo Gatto
Twitter: @silencio1982

ROSE IS A ROSE IS A ROSE IS A ROSE
Produzione Golden Show / Tinaos
In collaborazione con Comune di Muggia – Residenza Idra – Valli del Natisone Through Landscape
Di Ivana Sajko
Traduzione di Elisa Copetti
Con Sabrina Jorio
Spazio/installazione Pierpaolo Bisleri
Ingegnere del suono Paolo Cillerai
Animazione grafica di Marco Lucisano e Barbara Latorrata
Regia di Tommaso Tuzzoli

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Sergio Lo Gatto
Sergio Lo Gatto
Sergio Lo Gatto è giornalista, critico teatrale e ricercatore. È stato consulente alla direzione artistica per Emilia Romagna Teatro ERT Teatro Nazionale dal 2019 al 2022. Attualmente è ricercatore presso l'Università degli Studi Link di Roma. Insegna anche all'Alma Mater Studiorum Università di Bologna, alla Sapienza Università di Roma e al Master di Critica giornalistica dell'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio d'Amico" di Roma. Collabora alle attività culturali del Teatro di Roma Teatro Nazionale. Si occupa di arti performative su Teatro e Critica e collabora con La Falena. Ha fatto parte della redazione del mensile Quaderni del Teatro di Roma, ha scritto per Il Fatto Quotidiano e Pubblico Giornale, ha collaborato con Hystrio (IT), Critical Stages (Internazionale), Tanz (DE), collabora con il settimanale Left, con Plays International & Europe (UK) e Exeunt Magazine (UK). Ha collaborato nelle attività culturali e di formazione del Teatro di Roma, partecipato a diversi progetti europei di networking e mobilità sulla critica delle arti performative, è co-fondatore del progetto transnazionale di scrittura collettiva WritingShop. Ha partecipato al progetto triennale Conflict Zones promosso dall'Union des Théâtres de l'Europe, dove cura la rivista online Conflict Zones Reviews. Insieme a Debora Pietrobono, è curatore della collana LINEA per Luca Sossella Editore e ERT. Tra le pubblicazioni, ha firmato Abitare la battaglia. Critica teatrale e comunità virtuali (Bulzoni Editore, 2022); con Matteo Antonaci ha curato il volume Iperscene 3 (Editoria&Spettacolo, 2018), con Graziano Graziani La scena contemporanea a Roma (Provincia di Roma, 2013). [photo credit: Jennifer Ressel]

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