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I rifugiati insegnano: Sabbia è il racconto

I rifugiati di Castelnuovo di Porto presentano Sabbia al Teatro Argentina. Recensione

 

Foto di Francesco Galli
Foto di Francesco Galli

Avanzano compatti e con gli sguardi fissi davanti a noi, incedono con passo lento ma deciso. Sono qui, sono arrivati e sono salvi. Sul palco del Teatro Argentina i venti richiedenti asilo africani rifugiati presso il C.A.R.A di Castelnuovo di Porto presentano Sabbia. Frutto di un lungo laboratorio durato dieci mesi negli spazi del centro accoglienza; lo spettacolo nasce da un’idea di Riccardo Vannuccini dell’Associazione Culturale ArteStudio facente parte del progetto teatroinfuga2015, in collaborazione con Cane Pezzato e la Cooperativa Auxilium. C’è sempre un lieve imbarazzo in chi scrive quando si tratta di simili lavori e progetti. Nonostante essi posseggano la piena autonomia di spettacoli teatrali, improvvisamente le convenzioni, le abitudini e anche i giudizi subiscono un arresto, una sospensione. Sabbia porta infatti lo spettatore tout court a riconsiderare la propria posizione privilegiata e la cultura che ne costituisce il bagaglio. Il lavoro attinge alla tradizione teatrale e letteraria – con riferimenti al teatro danza bauschiano, ai testi di T.S Eliot, a Shakespeare… – e sin dall’inizio insegna a rivalutare l’esperienza del viaggio, termine al quale siamo abituati ad associare significazioni positive, i cui sinonimi sono spesso vacanza, svago, riposo, divertimento. Invece i venti ragazzi di Castelnuovo ci parlano di un viaggio che noi assisi in platea non abbiamo mai fatto e mai faremo, per il quale non ci sogneremo neanche di pagare un biglietto.

Foto di Francesco Galli
Foto di Francesco Galli

Siamo noi quelli impreparati, chiamati ora a dover ascoltare perché dobbiamo imparare. Ma in loro non vi è nessuna recriminazione o lamentela, non ci sono accuse disperate, non vi sono lacrime. Riempiendo il palcoscenico scarno e squintato, grande e immenso come fosse la pancia di una nave, gli attori si muovono composti e silenziosi e solo in alcuni momenti prendono la parola. In scena anche il regista Riccardo Vannuccini, Alba Bartoli, Caterina Galloni, Elisa Menon e Maria Sandrelli che raccontano di Romeo e Giulietta, di Luna Rossa e di Ofelia e del suo annegamento, così il teatro incontra simbolicamente le storie di ognuno dei rifugiati, ne diventa metafora, allegoria, costruendo una drammaturgia simbolica dai gesti semplici e incisivi, dalle azioni efficaci, grazie alle quali l’astrazione è in grado di farsi concretezza e didascalia chiara e immediata, che parla un’unica lingua, una lingua universale. Un teatro corale dove è la massa che avanza a essere protagonista ricordando il quadro di Pellizza da Volpedo; individui appartenenti, potremmo ipotizzare, a un “Sesto” Stato che impone oggi la sua realtà sociale aggiungendosi al Quarto relativo ai lavoratori e al Quinto riguardante gli otto milioni di precari, autonomi e free lance. I ragazzi africani occupano la scena a volte uniti e ammassati, come la posizione di contrainte che caratterizza le traversate in mare, altre separati e isolati, seduti a terra con delle scarpe nelle mani. In attesa.

Proprio nelle prime ore di oggi è iniziato lo sgombero dei molti fermi a Ventimiglia e negli ultimi giorni abbiamo appreso dello scontro diplomatico tra Italia-Francia riguardo il mancato rispetto degli Accordi di Schengen; Sabbia è dunque più di uno spettacolo teatrale e non solo per l’attualità delle tematiche, non solo perché anticipa la formale ricorrenza della Giornata Mondiale del Rifugiato (prevista per il 20 giugno). Sabbia è una presa di posizione, un atto teatrale e quindi politico che all’indifferenza delle istituzioni risponde: “Non siamo un’emergenza, siamo una presenza, tante presenze”.

Lucia Medri
Twitter @LuciaMedri

visto al Teatro Argentina-giugno 2015

SABBIA
Uno spettacolo realizzato coi rifugiati provenienti dall’Africa ospiti del C.A.R.A.
Centro Accoglienza Richiedenti Asilo di Castelnuovo di Porto (Roma)
Ideazione e regia RICCARDO VANNUCCINI
Collaboratori al progetto Alba Bartoli, Elisa Menon, Maria Sandrelli, Caterina Galloni,Daniele Cappelli
Scene, costumi, disegno luci Yoko Hakiko
Colonna Sonora Rocco Cucovaz

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Lucia Medri
Lucia Medri
Giornalista pubblicista iscritta all'ODG della Regione Lazio, laureata al DAMS presso l’Università degli Studi di Roma Tre con una tesi magistrale in Antropologia Sociale. Dopo la formazione editoriale in contesti quali agenzie letterarie e case editrici (Einaudi) si specializza in web editing e social media management svolgendo come freelance attività di redazione, ghostwriting e consulenza presso agenzie di comunicazione, testate giornalistiche, e per realtà promotrici in ambito culturale (Fondazione Cinema per Roma). Nel 2018, vince il Premio Nico Garrone come "critica sensibile al teatro che muta".

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