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Commissioni spettacolo dal vivo: la chiamata pubblica e gratuita

Commissioni spettacolo dal vivo (teatro, danza, musica, circo): pubblicato l’avviso per la scelta dei componenti

 

foto www.rivistasitiunesco.it
foto www.rivistasitiunesco.it

Tutto cambia nel teatro italiano, ma sarà poi vero? La riforma dello spettacolo dal vivo scalda i motori e si prepara a cambiare la pelle del teatro pubblico, per chi è a digiuno e per chi ha bisogno di approfondire vi rimandiamo a ateatro dove a tal proposito è stato fato un encomiabile lavoro di divulgazione e commento. Una notizia che era nell’aria e che si attendeva era proprio l’istituzione delle commissioni consultive, ovvero il reclutamento di una serie di commissari che sul territorio avrebbero avuto il compito di valutare il lavoro delle strutture per l’accesso ai finanziamenti del nuovo Fus. Ebbene questa notizia è arrivata e nel segno della trasparenza il direttore generale Salvatore Nastasi ha firmato un documento che apre la selezione a curricula di esperti, insomma una vera e propria chiamata pubblica con cui selezionare 3 figure per ogni commissione: teatro, danza, musica, circhi e spettacolo viaggiante.
Immaginate quale sarà il lavoro di questi commissari, in quali pressioni dovranno muoversi e con quali responsabilità dovranno operare, bene ora provate a pensare a questo lavoro senza l’ombra di un compenso. È scritto tutto nero su bianco:

” La Commissione opera senza oneri a carico della finanza pubblica, salvo il solo rimborso delle eventuali spese di missione, nel rispetto delle limitazioni previste a legislazione vigente per tali categorie di spese e comunque nei limiti degli stanziamenti di bilancio per le medesime spese. Ai componenti della Commissione non spetta alcun emolumento o indennità”.

I miei genitori sono entrambi insegnanti e ricordo ancora con piacere, quando mio padre se ne andava da casa per qualche giorno in missione per conto dello Stato per gli esami di maturità. Certo, lo sentiva come un dovere, ma non credo l’avrebbe svolto con altrettanta dedizione se fosse stato un lavoro gratuito.
È vero che bisogna snellire il peso economico della burocrazia statale, ma arrivare all’estrema conseguenza di non pagare neanche un gettone minimo per un professionista che si sobbarchi tali responsabilità di controllo e valutazione è una contraddizione per chi sventola quotidianamente la bandiera del cambiamento.

Anche perché un’altra freccia in bella mostra nell’arco del governo renziano è proprio quell’idea di far entrare nella macchina statale nuove forze che portino al rinnovamento, ma come possono entrare con dignità in un meccanismo del genere giovani risorse, che siano critici, studiosi, registi o operatori? È un dato di fatto che i trentenni e quarantenni nel campo della cultura faticano a sbarcare il lunario: con che coraggio allora si chiede loro di lavorare gratuitamente? A pensar male si può ipotizzare che quella chiamata pubblica sia tarata su profili che non abbiano bisogno di emolumenti, ovvero quei pochi critici rimasti della carta stampata o della radio, professori universitari, registi considerati importanti – ma anche in questo caso qualcuno dovrebbe spiegarmi per quale principio questi professionisti non debbano percepire alcunché. Insomma personalità validissime, ma che di quelle commissioni probabilmente hanno già fatto parte in passato e che sicuramente non rappresentano il tanto auspicato rinnovamento, mentre invece nell’ultimo decennio è arrivata a maturazione una generazione di studiosi e critici costantemente presente sul territorio, con le antenne puntate verso i cambiamenti continui e le nuove generazioni di artisti, sì proprio quelle a cui il Fus dovrebbe aprirsi. Oppure è semplicemente un modo per mantenere lo status quo e far sì che tutto cambi, ma per finta.

Saremmo curiosi di sapere come reagirebbero i professionisti di altri settori, tecnici, giuristi ed economisti di fronte a un incarico statale gratuito. Ricordate la serie di spot virali realizzati per la campagna #coglioneNo? In ogni video veniva ripetuto il medesimo schema nel quale un professionista (antennista, idraulico, etc.) a fine lavoro non veniva pagato perché “per questo progetto non è previsto budget”, ecco il Ministero dei Beni Culturali in questo momento si comporta nello stesso modo.

Andrea Pocosgnich
Twitter @andreapox

La pagina del Mibact con l’avviso: http://www.spettacolodalvivo.beniculturali.it/index.php/consulta-e-commissioni/115-commissioni-consultive-per-lo-spettacolo/431-commissioni-consultive-per-lo-spettacolo-dal-vivo

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Andrea Pocosgnich
Andrea Pocosgnichhttp://www.poxmediacult.com
Andrea Pocosgnich è laureato in Storia del Teatro presso l’Università Tor Vergata di Roma con una tesi su Tadeusz Kantor. Ha frequentato il master dell’Accademia Silvio D’Amico dedicato alla critica giornalistica. Nel 2009 fonda Teatro e Critica, punto di riferimento nazionale per l’informazione e la critica teatrale, di cui attualmente è il direttore e uno degli animatori. Come critico teatrale e redattore culturale ha collaborato anche con Quaderni del Teatro di Roma, Doppiozero, Metromorfosi, To be, Hystrio, Il Garantista. Da alcuni anni insieme agli altri componenti della redazione di Teatro e Critica organizza una serie di attività formative rivolte al pubblico del teatro: workshop di visione, incontri, lezioni all’interno di festival, scuole, accademie, università e stagioni teatrali.   È docente di storia del teatro, drammaturgia, educazione alla visione e critica presso accademie e scuole.

6 COMMENTS

  1. Sono da sempre contrario ai commissari con il compito di valutare l’accesso ai finanziamenti del Fus. Se sono amici bene, se sono nemici male, se non si conoscono chissà!! Troppo facile la solita corruzione e/o non trasparenza.
    Per quanto riguarda il compenso sono d’accordo che gratis non si lavora ma ritenendo che sia una figura inutile e dannosa pagarla anche mi sembra troppo!

    • Non so Robert, se questa figura per legge c’è allora secondo me bisogna pagarla. Sull’utilità poi certo è un altro discorso. Ma anche qui mi trovo in disaccordo con te: è un ruolo che se espletato con intelligenza e spirito etico può essere molto utile non solo per quella funzione di controllo (che qualcuno dovrà pur assolvere, oppure finanziamo compagnie e teatri senza sapare cosa mettono in scena?) ma anche come collante tra l’amministrazione e i teatri, le compagnie, gli operatori. Potrebbe essere una funzione critica importante e utile.

      Grazie di aver commentato Robert

      Andrea

  2. Assolutamente d’accordo sul pagare chi lavora. Ma sull’intelligenza e lo spirito etico ho delle riserve, purtroppo! Credo comunque che sia pericoloso mettere nelle mani di tre persone per 3 o 4 anni la valutazione di decine e decine di compagnie. Soprattutto quando non si tratta di valutare i numeri ma la qualità o il valore di un progetto artistico. L’esperienza forse mi ha reso un po’ sospettoso!
    Peccato che questa discussione sembra interessare a pochi quando in realtà coinvolge tutti i lavoratori dello spettacolo dal vivo.
    Grazie a voi. Robert

  3. Penso che queste figure non siano inutili, semmai dovrebbero essere di più! La cosa che mi lascia tuttavia perplessa è che sono persone chiamate a emettere giudizi e valutazioni. Nel campo della giustizia, i giudici, sono molto ben pagati affinché non possano essere corrotti! Pertanto mi sorge una domanda e da qui la mia perplessità… non è che poi succede che ci possano essere anche forme di corruzione oltre che di favori personali, in queste valutazioni e giudizi?

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