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HomeProgrammazioneCartelloni TeatriStagione 2013 - 2014 Teatro Litta di Milano

Stagione 2013 – 2014 Teatro Litta di Milano

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PROGRAMMA 2013/2014
TEATRO LITTA DI MILANO

dal 22 ottobre al 3 novembre
LITTA_produzioni /Pierfrancesco Pisani / Capotrave
MISTERMAN
di: Enda Walsh – traduzione: Lucia Franchi – regia: Luca Ricci – con: Alessandro Roja – voce: Daria Deflorian, Irene Splendorini e di Veronica Cruciani, Giordano De Plano, Andrea Di Casa – voce: Federica Festa, Lucia Franchi, Francesco Montanari, Alessandro Riceci – scene: Katia Titolo

Un solo attore in scena, Alessandro Roja, rivelatosi al grande pubblico nel ruolo del “Dandi” della serie “Romanzo Criminale”. E’ lui Thomas Magill, giovane impegnato nell’opera di redenzione dei propri concittadini che sulla scena si trasforma in una decina di personaggi del suo villaggio, li imita, dialoga con loro in un racconto corale, ironico e commovente, mentre si fa strada un oscuro presentimento di tragedia.
Prima traduzione e messa in scena italiana di uno dei testi dell’autore irlandese Enda Walsh, considerato uno dei maggiori drammaturghi contemporanei, “Misterman” è il racconto di una follia vendicativa celata dietro un’apparente e ostentata innocenza.
In una scena composta da pochi elementi, la regia di Luca Ricci crea una scenografia immaginaria creata dalle voci del villaggio registrati e riascoltati da Thomas con maniacale ritualità, tenendo il pubblico sospeso tra divertita adesione al personaggio e inquieta attesa.

Sala La Cavallerizza | Repliche: da martedì a sabato 21:00 – domenica 17:00 – lunedì riposo | Biglietti: intero €13 – ridotti €9/10

dal 12 novembre all’1 dicembre
LITTA_produzioni – Accademia dei Folli
IL BUGIARDO
di: Carlo Goldoni – regia: Carlo Roncaglia – con: Enrico Dusio, Elena Ferrari, Elisa Galvagno, Gianluca Gambino, Raffaele Musella – musiche originali: Carlo Roncaglia – scene e costumi: Bettina Colombo – luci: Fulvio Melli

Il bugiardo è una commedia ricca di gag e trovate comiche. Gli equivoci che danno vita alla storia non sono però voluti da un Fato capriccioso e beffardo, ma sono il risultato di una patologia tutta umana: il protagonista, Lelio, con le sue spiritose invenzioni, innesca un meccanismo perverso e inesorabile che lo porterà alla rovina, all’allontanamento dalla società in cui tenta disperatamente di inserirsi. Lelio è uno sbruffone e un bugiardo, ma è sostanzialmente un disadattato, vittima di una società profondamente malata, sclerotizzata: un essere umano dimenticato da tutti, addirittura dal padre, assente fin dalla sua giovinezza. Stritolato dalle convenzioni, tenta di liberarsene con ogni mezzo, ma è tutto inutile: Lelio è vittima del mondo.
Attorno a questa figura tragicomica ruota una galleria di personaggi inconsapevolmente crudeli, avidi, sospettosi, creduloni. Il malessere e la paura serpeggia tra le battute frizzanti: in un continuo e inesorabile scambio di ruoli, cinque attori danno vita ai 14 personaggi della commedia goldoniana. Questa costante trasformazione imprime alla pièce un nuovo ritmo che pur mantenendo ben leggibile la trama, amplifica il senso stesso del testo in un gioco di specchi in cui la finzione teatrale moltiplica le caratteristiche del protagonista. Le vere protagoniste sono però, alla fine, le convenzioni, le ipocrisie e le “maschere” di una società che ancora oggi non lascia via di scampo.

Sala Teatro Litta | Repliche: da martedì al sabato ore 20:30 – domenica ore 16:30 – lunedì riposo | Biglietti: da martedì alla domenica: intero €19, ridotti € 9/13

dal 10 al 31 dicembre / dal 7 al 10 gennaio
LITTA_produzioni
SINCERAMENTE BUGIARDI
di: Alan Ayckbourn – traduzione: Luigi Lunari – regia: Antonio Syxty – con: Marco Balbi, Vanessa Korn, Carlo Roncaglia, Giovanna Rossi – scene: Guido Buganza – costumi: Margherita Baldoni – luci e immagini: Fulvio Melli – staff tecnico: Alessandro Barbieri e Ahmad Shalabi – foto di scena: scena Valentina Bianchi – direttore di produzione: Gaia Calimani – assistente alla regia: Francesca Prandelli

Già dal titolo dolcemente contradditorio traspare lo spirito britannico e l’ironico fair-play che caratterizza la commedia dell’inglese Alan Ayckbourn. Lo spettacolo racconta le vicende parallele di due coppie, che finiranno per intrecciarsi, intessute con il tipico gusto anglosassone dell’equivoco e del colpo di scena, tutto giocato sul filo della conversazione. La relazione matrimoniale, disincantata e vissuta, tra due dei protagonisti, Sheila e Philip, costituisce lo specchio e il contraltare di quella che unisce gli altri due personaggi, Greg e Ginny, giovani fidanzati alle prese con le scaramucce di un rapporto ancora acerbo. In questo quadro si sviluppano piccole storie di scappatelle extraconiugali, con classici sotterfugi costruiti per far scattare la molla della comicità.
Dietro la leggerezza della commedia, fa capolino un fondo d’inquietudine che tinge la psicologia dei personaggi. Il teatro di Ayckbourn si caratterizza per lo humor graffiante, agile, intelligente, in una parola: moderno. Ma in Ayckbourn non manca anche una lucida e acuta analisi dei personaggi; i protagonisti sono quasi sempre marito e moglie ed è proprio attraverso quei coniugi che si sentono intrappolati nell’istituzione matrimoniale, che Ayckbourn mette in scena il malessere sociale della media borghesia inglese. Accade così anche in Sinceramente Bugiardi, uno dei suoi più noti e acclamati successi, dove una trama di facile presa, incastri perfetti e ritmo frenetico regalano un paio d’ore di umorismo coinvolgente.

Sala Teatro Litta | Repliche: da martedì al sabato ore 20:30 – domenica ore 16:30 – lunedì riposo | Biglietti: da martedì alla domenica: intero €19, ridotti € 9/13

dal 21 gennaio al 16 febbraio
LITTA_produzioni – Il Contato/Teatro Giacosa di Ivrea
ENRICO IV
di: Luigi Pirandello – regia: Alberto Oliva – con: Mino Manni – con: Davide Lorenzo Palla, Giancarlo Latina, Simone Coppo e Sonia Burgarello – disegno luci: Fulvio Melli – scene: Alessandro Chiti – costumi: Marco Ferrara

Colpito da un trauma fisico da cui si è risvegliato, Enrico IV si accorge di essere solo e abbandonato e decide di intraprendere un viaggio mistico alla ricerca di se stesso. Il protagonista preferisce ricercare proustianamente il tempo passato, volgersi all’indietro per provare a vivere in un’epoca il cui destino è già scritto, in cui può isolarsi e perdersi, ma anche osservare con malizia la stupida vanità dei propri contemporanei, ridicolmente travestiti da buffoni: non agisce, guarda gli altri vivere e ride della loro inadeguatezza. La conoscenza attraverso la sofferenza sublima questo piccolo borghese del Novecento fino alle altezze di un personaggio da tragedia greca, ma è tutto un inganno, una finzione costruita ad arte, un’illusione. Un sogno.
In questo suo distacco dal mondo e dai suoi vani conflitti, Enrico non è solo testimone del dolore dell’umanità, ma se ne fa vittima e carnefice allo stesso tempo. Subisce, infatti, l’emarginazione più totale dalla vita, che gli scorre via dalle mani; ma diventa anche sadico vendicatore di questa solitudine divertendosi a giocare con i suoi ignari complici, i servi che lo venerano come un sovrano medievale e trascorrono l’intera esistenza a ingannarsi di ingannarlo, ridicoli infermieri di un assurdo malato psichiatrico. Per tutti è necessario indossare una maschera con cui nascondersi e proteggersi per affrontare gli altri e – forse – cercare di essere più forti e coraggiosi.

Sala Teatro Litta | Repliche: da martedì al sabato ore 20:30 – domenica ore 16:30 – lunedì riposo | Biglietti: da martedì alla domenica: intero €19, ridotti € 9/13

dal 24 gennaio al 9 febbraio
LITTA_produzioni
IL VENDITORE DI SIGARI
di: Amos Kamil – traduzione: FlaviaTolnay con la collaborazione di Alberto Oliva – regia: Alberto Oliva – con: Gaetano Callegaro e Francesco Paolo Cosenza – scene e costumi: Francesca Pedrotti – realizzazione scene: Ahmad Shalabi – disegno luci: Fulvio Melli – datore luci: Marco Meola – direttore di produzione: Antonella Ferrari – assistente alla regia: Francesca Prete

Berlino 1947. Nella Germania appena uscita dalla guerra, tutte le mattine alle ore sei e trenta, si incontrano due uomini, un professore ebreo che vuole partire per fondare lo Stato di Israele e il proprietario di una tabaccheria, dall’aspetto tipicamente tedesco. Entrambi sono sopravvissuti alla tragedia che ha appena sconvolto e quasi annientato un popolo intero. I due si attaccano, si rinfacciano colpe reciproche e recriminano sui torti subiti, fino a scoprire dolorosamente quanto gli obblighi della Storia possano condizionare il modo di agire dei singoli individui, quando, completamente soli, devono affrontare il proprio destino: si gioca una partita in cui è impossibile giudicare vincitori e vinti, perché vittime e carnefici camminano su un piano sempre in bilico.
Nascere tedesco nel 1920 significava essere condannato a diventare un carnefice. Nascere ebreo nello stesso anno era la condanna ad essere una vittima. In entrambi i casi, la ribellione a questo destino poteva costare molto cara. A quali compromessi un essere umano, da solo, è disposto a scendere quando si trova sull’orlo dell’abisso? Lo spettacolo, partendo dalla questione ebraica in un momento cruciale della sua evoluzione, parla a tutti, perché tutti, prima o poi, siamo chiamati a fare i conti con la nostra identità e a scegliere i tempi e i modi della nostra partecipazione sociale.

Sala La Cavallerizza | Repliche: da martedì a sabato 21:00 – domenica 17:00 – lunedì riposo | Biglietti: intero €13 – ridotti €9/10

dal 18 febbraio al 2 marzo
LITTA_produzioni – Pierfrancesco Pisani in coproduzione con Fondazione Campania dei Festival – E45 Napoli Fringe Festival con la collaborazione di Litta_Produzioni /associazione Olinda / Infinito srl / Teatro Forsennato – con il sostegno del progetto
NOT HERE NOT NOW
di e con: Andrea Cosentino – regia: Andrea Virgilio Franceschi

Un incontro/scontro da teatranti con la body art, il lazzo del clown che gioca con il martirio del corpo come testimonianza estrema. Marina Abramovic dice: il teatro, il cinema, l’arte sono limitate, essere spettatori non è un’esperienza. L’esperienza bisogna viverla.
“Theatre is very simple: in theatre a knife is fake and the blood is ketchup. In performance art a knife is a knife and ketchup is blood.”
Il resoconto di un’esperienza attiva con Marina Abramovic, sotto forma di dramoletto polifonico. Un assolo da stand up comedian per spettatori fatalmente passivi e programmaticamente maltrattati, con pupazzi parrucche martelli di gomma e nasi finti. E ketchup, naturalmente.

Sala Pontiggia

dal 25 febbraio al 16 marzo
LITTA_produzioni – Malalingua Associazione Culturale
COLTELLI NELLE GALLINE
di: David Harrower – traduzione: Alessandra Serra – regia: Antonio Syxty – con: Marianna De Pinto, Marco Grossi, Giuseppe Pestillo – scene: Guido Buganza – luci e immagini: Fulvio Melli

Una giovane donna e suo marito William vivono in un villaggio e in un tempo imprecisati. Entrambi sono agricoltori e allevatori di cavalli e conducono una vita semplice, timorata di Dio, quasi primitiva. Primitivo è anche il loro rapporto, che li vede condividere il duro lavoro dei campi e quasi nient’altro, anche perché William – detto Pony William – preferisce dormire nella stalla con i cavalli, piuttosto che dividere il letto con la giovane e bella moglie. L’intreccio si complica quando la donna – della quale non verrà mai pronunciato il nome – si reca da Gilbert, il mugnaio del villaggio, al quale le dicerie di paese conferiscono un’aura diabolica e maledetta; la donna ne verrà intimamente pervasa nel momento in cui il mugnaio la sfiderà a scrivere il suo nome con una penna comprata da un saltimbanco a una fiera di paese. Tornando a casa dal marito, si accorge di avere le mani sporche di inchiostro: da quella notte non riuscirà più a dormire e verrà colta da visioni notturne e apparizioni del mugnaio, che in uno dei loro incontri le svelerà che non sono i cavalli a strappare suo marito dal letto matrimoniale bensì la giovane figlia di Robertson, un abitante del villaggio. Quando Pony William, insieme agli altri abitanti del villaggio, si recherà con la mogie dal mugnaio per l’installazione della nuova macina, i due uomini finalmente si fronteggeranno conducendo la storia verso un inesorabile epilogo . Una commedia unica e originale, in grado di sprigionare un fascino al contempo erotico e poetico.

Sala Teatro Litta | Repliche: da martedì al sabato ore 20:30 – domenica ore 16:30 – lunedì riposo | Biglietti: da martedì alla domenica: intero €19, ridotti € 9/13 | Abbonamenti: LUNATICA – INVITO A TEATRO

dal 18 al 23 marzo
Arca Azzurra Teatro
IL PRINCIPE
di: Niccolò Machiavelli – elaborazione testo e regia: Stefano Massini – con: Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci – voce: Roberto Herlitzka – costumi: Giuliana Colzi – luci: Marco Messeri

Questa libera versione del Il Principe non si svolge fra velluti e troni, bensì fra tegami e ramaioli. Siamo in una cucina, dove un agguerrito drappello di cuochi avrà l’ingrato compito di cucinare un Principe all’Italia. Dare al disgraziato paese una guida, un governo, un faro, proprio come si augura Machiavelli nell’ultimo capitolo del suo celeberrimo libretto. Ma esiste una ricetta per creare dal nulla un governante modello? Con quali dosi di Virtù e Fortuna dovrà essere assortito? E ancora: il buon Principe è zuccheroso oppure salato? Deve bruciare il palato o scivolare in gola come una minestra? Con la metafora fertilissima dei fornelli, ci addentriamo dentro il nucleo vivo di un’opera straordinaria, autentico manuale di real-politik, vademecum per i sacerdoti del potere di ogni epoca. Ma della penna di Machiavelli non sopravvivono in scena solo le brillanti ingegnerie politiche: fra pentoloni e grembiuli si diffonde – come uno squisito odore di salsa – il sapore inconfondibile di quella lingua rinascimentale così diversa dal nostro italiano eppure così profondamente nostra, tutta da gustare mentre tratteggia con nitide pennellate i ritratti di decine di Principi passati, da Ludovico il Moro a Papa Borgia, dal Duca Valentino all’Imperatore Settimio Severo senza tralasciare Maometto II di Turchia. E poiché la cucina dei Principi sforna le sue pietanze da secoli, ininterrottamente, può perfino darsi che a un tratto, da quelle pentole inquiete, salti fuori un intingolo imprevisto, sulla cui ricetta pagheremo i diritti a Machiavelli, Indro Montanelli e Pasolini.

Sala Teatro Litta | Repliche: da martedì al sabato ore 20:30 – domenica ore 16:30 – lunedì riposo | Biglietti: da martedì alla domenica: intero €19, ridotti € 9/13 | Abbonamento: LUNATICA

dall’1 al 13 aprile
LITTA_produzioni – Accademia dei Folli
GLI STRACCIONI
di: Tiziano Scarpa – regia: Carlo Roncaglia – con: Gaetano Callegaro, Giovanna Rossi, Gianluca Gambino, Enrico Dusio – musiche originali: Enrico De Lotto, Carlo Roncaglia – scene e costumi: Guido Buganza – luci: Fulvio Melli – direttore d’allestimento: Giacomo Cuppari

Sul marciapiede di una strada di una città italiana c’è un viavai di passanti. Il testo de Gli straccioni si apre con una scena performativa, quasi da galleria d’arte: gli attori percorrono il palco fino a raggiungere un cumulo di abiti, si cambiano in scena assumendo ogni volta un’identità diversa, impersonando diversi passanti casuali. I rapporti tra i quattro personaggi principali si intrecciano, colpi di scena rivelano identità nascoste di alcuni di loro, mentre su quella strada si svolgono rapine alla banca, cambi di scena e altri eventi inattesi. Il tono alterna registri comici e drammatici, l’ambientazione stradale permette irruzioni inaspettate e momenti contemplativi.
Lo spettacolo è un’indagine sulla povertà, sul lavoro, sul denaro: racconta di uomini e donne alla deriva, anime rannicchiate in angoli bui delle strade, uomini emarginati che diventano poeti. Forse è proprio in questo scenario di sbandati, di mendicanti e netturbine, di rapinatori e questuanti, che risiede la vera umanità. Non sono casi isolati, ma rappresentano la nostra realtà.
Gli straccioni è una pièce che mette in scena povertà vecchie e nuove: nella sua prima versione è stata scritta a metà dello scorso decennio, prima della crisi economica globale. La nuova versione si immerge ancora più profondamente nella situazione di chi ha perso – insieme a una certa sicurezza economica – il proprio status e la propria identità sociale.

Sala Teatro Litta | Repliche: da martedì al sabato ore 20:30 – domenica ore 16:30 – lunedì riposo | Biglietti: da martedì alla domenica: intero €19, ridotti € 9/13 | Abbonamenti: LUNATICA – INVITO A TEATRO

dal 16 giugno al 5 luglio
LITTA_produzioni
CONFIDENZE TROPPO INTIME
di: Jérome Tonnerre – traduzione: David Conati – regia: Antonio Syxty – scene: Guido Buganza – luci e immagini: Fulvio Melli – con: cast in via di definizione

Confidenze troppo intime è una commedia che nasce da un equivoco di partenza: Anna sta andando dal suo psicoanalista, ma per distrazione (o per un errore freudiano) sbaglia porta. Ad aprirle non sarà uno psicoanalista, bensì William, un consulente finanziario. Anna è convinta di trovarsi di fronte al suo nuovo medico e inizia a raccontargli i suoi segreti più intimi, mentre William, non avendo il coraggio di rivelarle la sua vera identità, ascolta incredulo quelle confessioni.
Dopo quest’incontro, l’equivoco viene chiarito, ma le sedute continuano: lei non può più fare a meno di quel tempo tutto suo, di quello spazio protetto, della libertà di dire ciò che altrove risulta indicibile.
Il processo, una volta avviato, non può più arrestarsi e fra i due nasce un rapporto ambiguo ed intrigante, nel quale si intrecciano il difficile rapporto di Anna con il marito e la poco chiara relazione di William con Giovanna, la sua ex fidanzata.
La vicenda, nel suo dipanarsi di confessioni, diventa un intreccio geometrico in cui tutti nascondono qualcosa e riescono fare emergere i sentimenti più veri solo attraverso errori ed equivoci: l’amore è ridotto dai due personaggi a mero rifugio dal mondo.
Queste oscure, intricate e intriganti confessioni condurranno progressivamente William e Anna verso un epilogo in cui forse riusciranno a trovare il coraggio di uscire dal loro passato di fallimenti personali intimi per dare inizio a un nuovo futuro.

Sala Teatro Litta | Repliche: da martedì al sabato ore 20:30 – domenica ore 16:30 – lunedì riposo | Biglietti: da martedì alla domenica: intero €19, ridotti € 9/13

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