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HomeArticoliFestival: reportage e articoliLa sperimentazione europea nelle dimore sabaude Teatro a corte 2012

La sperimentazione europea nelle dimore sabaude Teatro a corte 2012

For rent peeping tom - foto www.peepingtom.be

I programmi dei festival di questa estate e dell’autunno che ci attende dimostrano che la danza sta diventando il linguaggio più diffuso, la coreografia un campo d’indagine a cui è necessario dedicarsi con attenzione e approfondimento. Danza che incontra il cinema, il circo, il teatro di figura, la parola e la tecnologia, a volte dando vita a degli ibridi interessanti e certamente affascinanti, tal’altre originando forme organiche e inconsuete, modalità sceniche originali, cifre stilistiche personalissime.

Testimone di questo felice spostamento di campo, della crescente attenzione del mondo teatrale ai linguaggi di quella danza che alcuni definiscono “performativa” (poiché vicina all’arte della performance piuttosto che a quella della danza tradizionalmente e modernamente intesa), anche il festival che Torino da anni ospita nelle fascinose dimore sabaude, Teatro a Corte, che potremmo senza errore ribattezzare “Danza a Corte”.

Il festival ha avuto inizio lo scorso 6 Luglio nel segno della danza performativa che incontra la ricerca mutlimediale e il lavoro in site specific, con la giovane compagnia inglese Me and the Machine, già ospiti in Italia del nascente e promettente festival Omissis. La compagnia presenta per l’occasione un lavoro sui tessuti urbani nato dal confronto con gli spazi che lo accolgono, riletti attraverso la tecnologia 3D, che permette una fruizione dello spazio in bilico tra realtà e finzione, poesia e narrazione. Tutto questo è The door project, esperienza performativa per spettatore solitario, uno scenario tropicale che si svela nella sua magica essenza di reale illusione al di là di un buco della serratura: sogno multimediale per cittadini di un mondo globale.

Ma fino al 22 Luglio gli spettacoli che il festival offrirà al pubblico di appassionati e dilettanti saranno molti e variegati. Il rinomato nouveau cirque francese, in grado di coniugare l’arte circense alla ricerca performativa, giunge a Torino attraverso rappresentanti delle diverse tendenze: dal circo narrativo di Jeanne Mordoj (7, 8 Luglio, Cavallerizza Reale), al concerto di giocoleria di CIE Jerome Thomas (7 Luglio, Castello), e ancora l’omaggio a Pina Bausch, il circo capace di creare immagini cinematografiche di Cloe Moglia (22 Luglio, Castello).

Cie Circoncentrique - foto www.circoncentrique.com

Ma è questa l’edizione in cui la consueta vetrina dedicata all’approfondimento delle pratiche artistiche di una nazione europea mette in luce il lavoro di autori inglesi, più o meno noti al pubblico italiano. Oltre ai già citati Me and the Machine, anche i celebri DV8 le cui coreografie, lontane dall’astrazione di certa danza contemporanea come strumento per un discorso politico e sociale, sono in questa sede presentate attraverso il filtro della telecamera, nel film tratto dall’ononimo spettacolo del 2004 deglio stessi DV8 “The Cost of Living”, incentrato sui comportamenti “socialmente sostenibili”. La vetrina ospita inoltre l’emergente Luca Silvestrini/Protein Dance Company che, con sarcasmo, teatralità, energia fisica e con l’ausilio del video, declina in danza l’ironia delle relazioni umane al tempo di Facebook; la danza biografica di Claire Cunningham, in grado di offrirci una versione, certo meno romantica di quella di Gene Kelly ma altrettanto commovente, di Singing in the Rain, in coreografia per corpo, stampelle e ostinata passione per il movimento coreografico (Me, 19 e 20 Luglio, Cavallerizza Reale). L’Inghilterra incontra la Danimarca e la sua più celebre cantante jazz, in canzoni d’amore: musica e danza per Love songs di Danish Dance Theatre (20 e 21 Luglio, Teatro Astra).

Dal Belgio le storie delicate e ossessive di Peeping Tom già ospite all’Auditorium di Roma per Equilibrio (For Rent, 14 e 15 Luglio, Teatro Astra); dall’Israele Barak Marshall con Monger (15 Luglio, Castello), ispirato al Le Serve di Genet, che mette insieme mimo, teatro di figura, danza e cabaret; dall’Italia Balletto Civile arriva con uno spettacolo sul senso del potere, che nasce dal lavoro con sessanta persone disabili: Generale!! O l’azione di un fucile (19 Luglio, Cavallerizza Reale). Italiano è anche Balletto dell’Esperia, la cui danza potremmo definire plastica, a causa della relazione che crea con la scultura, inserendo il lavoro coreografico all’interno di uno spazio museale del museo d’arte contemporanea di Rivoli, dove il corpo del performer si pone in relazione con le opere, a ricostruirne appunto la plasticità. L’italoamericana Renata Sheppard in collaborazione con ASALAB presenta invece una danza per robot e umani inseriti insieme in un paesaggio interattivo (12 Luglio, Teatro Astra).

Per il decimo anno del festival la danza è omaggiata anche attraverso un viaggio iniziatico nella coreografia italiana e dei dintorni europei: la Piattaforma accoglie infatti le esperienze emergenti, le giovani promesse di quel teatro coreografico di cui il programma del festival di quest’anno si fa promotore, tra le tante proposte della Piattaforma anche Leonardo Delogu, che oltre al suo lavoro per Teatro Valdoca, da qualche anno conduce una ricerca personale in compagnia di performer/autori/compagni di viaggio fissi e occasionali, ultimamente dediti a un’indaqgine sull’abitare, che si fa spettacolo/happening nei luoghi che incontra, questo e tanto altro è: Camminare nella frana.

Terminiamo il nostro volo ad alta quota sul programma di Teatro a Corte ricordando la presenza multidisciplinare di Billi Cowe, docente universitario, autore musicale e filmmaker, che al festival declina fantasie romantiche e follie liriche in uno spettacolo di danza, una video installazione e un site specific di presenze femminili.

Chiara Pirri

programma completo su: teatroacorte.it

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