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Se hai i Semintesta ti viene l’Occhio pigro

Foto di Alessandro Natale

Di solito questi articoli su compagnie meno note del panorama romano e nazionale cominciano dall’attraversamento di spazi più o meno in linea con i gruppi artistici di cui si va parlando, poco noti anch’essi, che per nostra voce e penna possano entrambi farsi conoscere oltre il confine già raggiunto. Ma questa volta sarà bene cominciare l’articolo da uno spazio che non c’è, o che meglio ha smesso di esserci dopo varie e lunghe vicissitudini: negli anni scorsi per Frascati il teatro ha significato soprattutto Frammenti, rassegna mista con altre arti e concerti musicali di grande rilievo, che ha tenuto per un po’ in vita i semi di una germinazione complicata, dato il microclima politico e istituzionale della zona, semi che la compagnia – o meglio l’associazione che a vari livelli ha promosso la cultura poco in alto fuori città – ha ben piantati nel luogo migliore per un’altra germinazione, artistica, produttiva. Semintesta è il loro nome, e sono stati un fattore inequivocabile di buone pratiche di gestione, in una provincia come quella romana che ne risentirà di più ancora quando – fra pochi mesi – secondo disegni governativi dovrà essere smembrata nelle sue funzioni e ridotta a ente di secondo livello. Da Frammenti allo Spazio Z.I.P. il passaggio fu breve, ma determinante: luogo pulito dove si andava per incontri sullo stato dell’arte nell’epoca dei tagli e per una rassegna con intenti residenziali, ricordo, fino a quando l’ennesimo sgombero, ordinato nell’ottobre 2008, l’ha recluso alle arti e riconsegnato alle lungaggini burocratiche in cui s’annidano gli speculatori.

Foto di Alessandro Natale

Matteo Davide lo conobbi nel 2006, proprio a Villa Sciarra per Frammenti, organizzava ospitalità per brevi progetti da fare su un palchetto laterale, quello dove si studia e ci si prova alle scene, prima di palchi più grandi. Quando lo ritrovai allo Spazio Z.I.P. ero certo che quello fosse lo stesso spirito portato negli anni, quando lo chiusero ci incontrammo di nuovo al vecchio teatro Capocroce della parrocchia adiacente per una replica di Marco Paolini (lì per caso, vista la programmazione…), quasi un “imbucato” nell’organizzazione, teneva botta nel momento poco felice, in attesa di tempi migliori. Poi il momento è arrivato, a suo modo: l’opportunità di un locale per concerti, laboratori artistici e gruppi d’acquisto solidale, in fondo per stare insieme e fare attività di scambio sociale: “un palchetto, due salette bar e cucina di fianco ai matti del centro di salute mentale” è il Farenight Social Club, un luogo “privato che diventa pubblico” quando si riempie di gente, con tanto degli oneri d’affitto e normali costi di gestione, ma questa volta senza dover dipendere da giochi ed equilibri politici, e certa libertà pure se costa si paga pure con piacere, con il lavoro, con la voglia di fare e tenersi lo spazio conquistato.

Foto di Alessandro Natale

Al Forte Fanfulla i ragazzi di Semintesta hanno prestato l’attrezzatura tecnica per la loro rassegna Parabole fra i sanpietrini, poi ci hanno portato in scena questo Occhio pigro, testo e regia – per la prima volta – proprio di Matteo Davide, con in scena Emanuele Capecelatro, Valerio De Angelis, Mauro Fanoni, Alessandro Margari. Occhio pigro è una favola che affonda nel fantastico calviniano e attinge ai materiali del teatro di figura, pur non portandone una rappresentazione scenica; si racconta dunque di un bambino con l’occhio malandato, pigro appunto, e la fuga di questo piccolo Arturo (come quello di Elsa Morante) sull’Isola che lo affranchi dal disagio e lo promuova al pari (o al di sopra?) degli altri bambini. Tre attori in uno spazio composto di una bicicletta da corsa e pochi altri oggetti, delicato il racconto si colora di tinte poetiche e si articola in una sequenza di momenti scenici divertenti e che stimolano una certa partecipazione, forse manchevoli di una continuità drammaturgica, un filo che ne diriga il verso dove la regia vorrebbe portare l’attenzione, al fine di consegnare a chi assiste e partecipa uno spettacolo meglio compiuto. Questo per una parte dello spettacolo, almeno fino a una bella sorpresa che non si svela, un tentativo di crisi ben riuscito che restituisce e rinnova con piacevole gusto dell’ironia l’atto stesso di fare teatro. Per parlare di Semintesta abbiamo cominciato da uno spazio che c’era una volta e adesso non c’è più. Ci vorrebbe una favola, davvero, per farlo esistere di nuovo.

Simone Nebbia

Visto al Forte Fanfulla in aprile 2012

OCCHIO PIGRO
Con Emanuele Capecelatro, Valerio De Angelis, Mauro Fanoni, Alessandro Margari
Pupazzi Isaura Bruni
Assistente al dramma Mattia Cianflone
Direzione tecnica Igor Renzetti e Andrea Illuminati
Regia e drammaturgia Matteo Davide
Produzione Semintesta_Teatro

Si ringraziano il Farenight Social Club, la Villetta di Garbatella, l’Associazione degli Arti, Alessia di Fusco, i fabbri e le loro saldatrici, il Sig. Renzetti, Ciclotech, ma soprattutto si ringrazia chi ancora non sa allacciarsi le scarpe e inciampa di continuo.

www.semintesta.it

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Simone Nebbia
Simone Nebbia
Professore di scuola media e scrittore. Animatore di Teatro e Critica fin dai primi mesi, collabora con Radio Onda Rossa e ha fatto parte parte della redazione de "I Quaderni del Teatro di Roma", periodico mensile diretto da Attilio Scarpellini. Nel 2013 è co-autore del volume "Il declino del teatro di regia" (Editoria & Spettacolo, di Franco Cordelli, a cura di Andrea Cortellessa); ha collaborato con il programma di "Rai Scuola Terza Pagina". Uscito a dicembre 2013 per l'editore Titivillus il volume "Teatro Studio Krypton. Trent'anni di solitudine". Suoi testi sono apparsi su numerosi periodici e raccolte saggistiche. È, quando può, un cantautore. Nel 2021 ha pubblicato il romanzo Rosso Antico (Giulio Perrone Editore)

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